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Alla ricerca della felicità … centro della ricompensa

Uno studio condotto da neuro scienziati e biologi molecolari dei National Institutes of Health a Bethesda (Maryland U.S.A.), sulla stabilità e l’efficienza delle sinapsi (congiunzioni tra due cellule nervose), di alcuni circuiti cerebrali, situati in una specifica regione del cervello: il nucleo accumbens, ha messo in evidenza la presenza di centri nervosi del piacere e portato alla formulazione del concetto di “sistema di ricompensa”. In questi centri celebrali, deputati al controllo degli equilibri fisiologici, vengono analizzate le esigenze dell’organismo con la finalità di ottenere risultati vantaggiosi per il soddisfacimento dei propri bisogni, a cui si associa, una ricca connotazione emotiva rinforzata da “elementi di piacere”.

Il primo che introdusse il concetto di “sistema di ricompensa” fu nel 1954, James Olds che sperimentò, sulle cavie, la stimolazione di una particolare struttura, posta alla base del cervello; gli animali stimolati e gratificati (con del cibo) ripetevano i gesti e le posture concomitanti alla stimolazione e appena avevano fame ritornavano nel luogo dove era avvenuta la stimolazione. Successivamente si evidenziò che a questo stimolo la cavia produceva una sostanza, la dopamina: neurotrasmettitore rilasciato dal cervello che genera piacere e che induce, l’animale (e l’uomo), a ripetere tutte quelle azioni che generano piacere e a considerarle essenziali per i bisogni organici, come può accadere mangiando o facendo sesso. Il sistema di ricompensa cerebrale influenza a tal punto il comportamento motivazionale che, nell’uomo, questa gratificazione e il piacere, induce ad atteggiamenti di profonda riconoscenza nei confronti di colui che ha generato lo stimolo, indipendentemente se esso sia positivo o negativo per gli altri, di beneficio o dannoso per terzi.

Secondo il dottor Joe Tsien, condirettore dell’istituto “Brain and Behavior” della Georgia Health Sciences University, che ha condotto lo studio insieme ai ricercatori dell’East China Normal University, il centro della ricompensa e del piacere, può essere stimolato sia da azioni piacevoli che da quelle negative. Fare sesso o assumere sostanze stupefacenti (droghe) generano la stessa sensazione di piacere e quindi le due cose, senza un freno inibitorio, possono in alcuni soggetti, generare dipendenza o addirittura un aumento morboso della ricerca dello stimolo. Anche la caffeina, la nicotina, il cibo e lo sport stimolano la produzione di dopamina, con aumento della stimolazione del centro della ricompensa, solo che a un certo punto si può perdere l’esatta misura del valore ricompensa e “sforare” nell’esagerazione. Senza giungere a estremismi, mai benefici, si possono fisiologicamente attivare azioni che portano a un aumento, anche se lieve, dei tassi di dopamina e “assaporare” quella sensazione di benessere tanto ricercata.

Alcuni esempi: mangiare cibi contenenti un alto livello di tirosina (mandorle, avocado, banane, semi di sesamo, latticini a basso contenuto di grassi, carne, pollame, fagioli e semi di zucca) favoriscono la produzione di dopamina; fare un esercizio fisico, regolarmente, aumenta i livelli di calcio nel sangue aumentando la produzione di dopamina; camminare per 30-60 minuti ogni giorno, praticare il nuoto o il jogging, sempre tutti i giorni, si è dimostrato più benefico (costante produzione di endorfine) che svolgere un’attività fisica più sostenuta ma solo 2 o 3 volte la settimana; dormire almeno 8 ore al giorno: il cervello infatti usa poca dopamina quando si dorme e ciò aiuta ad aumentare la riserva per il giorno dopo; raggiungere un nuovo obiettivo lavorativo è strettamente collegata al piacere e stimola la produzione della dopamina; anche l’uso (ma non l’abuso) d’integratori (la vitamina B6 e la L-Fenilalanina) aumentano il livello di dopamina nel cervello. Il motivo di tanto interesse da parte di studiosi e soprattutto delle industrie è molto chiaro, creare dipendenza; è un po’ come dichiarava all’alba dell’era industriale Thomas Edison “Cercherò di capire cosa sta richiedendo la gente e poi proverò ad inventarlo”.