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Disordine comportamentale nel bambino

Che la notizia era nell’aria lo sospettavano tutti, genitori e terapeuti, ma a volte il non voler riconoscere l’evidenza, da parte di un genitore, purtroppo fa parte della nostra stessa natura … voler a tutti i costi giustificare il comportamento dei propri figli. Sembra lontano il 1995 quando lo psichiatra Ivan Goldberg, docente della Colombia University di New York, coniava e utilizzava per la prima volta il termine “Internet Addiction Disorder” (dipendenza da Internet), per indicare un’alterazione del comportamento che, da semplice e comune abitudine, diventa ricerca esasperata e incontrollata, accompagnata da stati psichici quali irritabilità, aggressività, nervosismo, disturbi del sonno, inappetenza o malnutrizione, alterazioni del vissuto temporale e della sfera cognitiva, totalmente indirizzata all’uso compulsivo del mezzo (computer, tablet, smartphone).

Non hanno fatto di meglio i pediatri e gli psicologi infantili, forse troppo “delicati” nell’affrontare un problema che oggi risulta quasi incontrollabile e di diffusione planetaria. La dipendenza cyber relazionale è stata da sempre “utilizzata” dai genitori per bypassare la cura e l’attenzione che il bambino deve avere, metterlo davanti ad una console o un telefonino è sembrato l’uovo di Colombo, per mamme e padri … “distratti” dai loro interessi, dal lavoro, dalle adempienze quotidiane ect. Certo non ci si poteva nemmeno aspettare un coming out da parte dei produttori di computer, troppi interessi con molti zeri che girano intorno a questo settore, ma questa “faciloneria” oggi ha portato a dover trattare patologicamente quello che una volta si poteva gestire molto, ma molto più facilmente. Passare molte ore davanti ad un tablet porta a quello che, oggi, gli psicologi infantili, chiamano alienazione dalla vita reale del bambino che preferisce il virtuale al reale. Questo determina l‘instaurarsi di una situazione patologica, alla quale fanno seguito dei disagi comportamentali a cascata sia nei confronti dei familiari, con reazioni, a un diniego esagerate e spropositate (con urla e pianto incontrollato) sia nei confronti di un fratello/sorella o coetaneo, che si manifesta, con un’aggressività esagerata e incontrollata da parte del bambino. A questi segnali d’allarme, che dovrebbero destare attenzione, il più delle volte l’educatore reagisce concedendo, innescando così un meccanismo a feed back negativo che porterà sempre di più il piccolo a essere esageratamente irritabile e insofferente, perchè sa che il risultato finale sarà a suo favore.

Lo stato di euforia durante la navigazione porta molto spesso a considerare positiva l’azione, ma subito dopo, nei casi di “crisi d’astinenza” dal computer, si può passare a reazioni incontrollate, che vanno dalla semplice agitazione psicomotoria, all’ansia con movimenti volontari o automatici delle dita fino ad arrivare a sogni e ossessioni. L’ Internet Addiction Disorder oggi è considerata come una forma lieve di nevrosi depressiva a cui si somma quello che gli americani chiamano Net Gaming, ossia la dipendenza dai giochi di rete. Sono segnali forti cui bisogna provvedere in tempo per non trovarci nella situazione di non poter più gestire quello che a tutt’oggi sembra la malattia del nuovo secolo, già si stanno compiendo degli studi incrociati per mettere in relazione alcuni suicidi di minori con l’abuso dei tablet. Nel 1998 Young metteva in guardia il mondo pedagogo dalla dipendenza dai computer, tracciando un quadro preoccupante proprio nel caso dei minori, che sono maggiormente a rischio, proprio per la giovane età, e altresì ammoniva, già allora, i genitori che al contrario considerano i propri figli “dei fenomeni” proprio perché utilizzano un mezzo, a volte, a loro sconosciuto. A questo quadro, non certo esaltante, si somma oggi un altro grave problema, che sta diventando una consuetudine in molte famiglie: far dormire poco i propri figli. I bambini hanno bisogno, tassativamente, di dormire 12 ore nell’arco di una giornata, diviso tra il sonno notturno (8 – 10 ore) e quello pomeridiano, tutto il resto passa in secondo piano e parliamo di sport, di giochi o quant’altro. Fisiologicamente hanno bisogno di quelle ore per poter affrontare adeguatamente una giornata altrimenti per loro … lunghissima e faticosa. Senza addentrarci in meccanismi biochimici, a volte complessi e di non facile comprensione, possiamo con certezza dichiarare che i neonati dormono in maniera diversa dagli adulti, soprattutto perché hanno più sonno attivo (REM: rapid eyes movements = movimenti veloci degli occhi) che sonno passivo (non REM). Nel bambino i cicli di sonno, sono più brevi rispetto a quelli dell’adulto, durano circa 50 minuti (nell’adulto dai 90 ai 120 minuti); si passa dal 50% del sonno REM nell’infante al 18% al 25% del tempo di sonno totale, in età adulta; quindi nessun nesso tra bambini e adulti (!).

Basti solo pensare che i fattori che promuovono il sonno interagiscono con il sistema immunitario e una carenza di ore di sonno può portare a una carenza di leucociti (globuli bianchi), senza parlare poi della melatonina e del cortisolo con interessamento dell’epifisi (o ghiandola pineale: ghiandola endocrina) e dell’ipotalamo. Queste due strutture anatomiche sono le più importanti aree d’interconnessione ormonale che governano l’intero sistema endocrino. Quando vengono meno regole e disciplina spesso (termine molto abusato oggi), il bambino viene definito iperattivo, considerandolo quasi positivo; denota invece, al contrario, un deficit di attenzione, il bambino non riesce a stare fermo ad ascoltare più di 10 minuti, non rispetta i turni del parlare che lo porteranno a una difficoltà nell’apprendimento in età scolastica. Certamente un’attenzione all’ora di andare a letto la sera (mai tardi), l’ora dei pasti, ambienti tranquilli (senza TV e radio ad alto volume), regole costanti e ferme non possono che favorire il regolare sviluppo.