Questa campagna elettorale sarà ricordata come la più strana e imprevedibile della nostra storia repubblicana in quanto tutti i candidati non hanno più alcuna certezza dell’appoggio per il semplice motivo che continuano a parlare un linguaggio desueto e non più in linea col loro mandato di essere vicini alle istanze dei cittadini e ai loro bisogni. E’ lo stesso clima degli anni ’70 quando la rabbia anti-casta dette luogo a movimenti eversivi, ma allora con una idea da perseguire giusta o fallace che era, oggi senza alcuna scaturigine ideale cui far riferimento, dopo la caduta del muro di Berlino, ma solo un diffuso malpancismo che prende forme del “tutto-nulla” come i No-(global, Tav, Tap, Triv). Politichese da un lato, italianese dall’altro. E nessun sondaggio anche il più complesso e multifattoriale nella strutturazione del sistema di rilevamento è in grado di soddisfare alcun barlume di previsione. Abbiamo infatti da un lato un popolo che ben lontano da una comune senso civico è preda di interessi molto personali e di bottega, francamente ipocrita e bugiardo come si evince dal buonismo manifestato per l’accoglienza e la consapevolezza di tenere il più lontano possibile dal loro giardino i rifugiati. Dall’altro una classe politica che non ha più il senso dello Stato e che ben lungi dal salvaguardare i suoi cittadini rendendoli liberi di esprimere le loro idee e affrancandoli nei loro bisogni li ammannisce con delle trovate ai limiti della insensatezza giuridica ed economica ma molto utili alla conservazione della cadrega e alla protezione del partito e dei suoi sodali. Purtroppo ci troviamo un popolo profondamente incolto, disinformato e in malafede, frutto di una scuola distrutta nelle sua fondamenta, che pagherà molto caramente le personalistiche prese di posizione quando rivolgendosi alla mucca per essere allattato si troverà davanti un toro senza mammelle. A quel punto la scelta…