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Famiglia: quale aiuto?

La popolazione si riduce e la Cina, per “sensibilità politica” non pubblica i dati del censimento del Dicembre scorso. I dati oscurati testimoniano una verità allarmante: per la prima volta dal “Grande balzo” in avanti la popolazione della Cina è diminuita scendendo sotto quota 1,4 miliardi. Da tempo la Repubblica popolare è alle prese con un problema di denatalità e le proiezioni avvertono che fra qualche anno ci saranno 300 milioni di cinesi ultrasessantenni. Ed è chiaro che questa crisi è stata partorita dalla scellerata politica del “figlio unico” introdotta nel 1979 e che ha prodotto il disumano traguardo di 450 milioni di aborti, confidando nella giovane età della popolazione.

Solo ora a Pechino si sono resi conto che l’economia si regge sui “consumi interni” e sulla “forza lavoro” e non fare figli riduce entrambi i fattori. E noi come siamo messi? Anche peggio perché pur non avendo imposto l’ “aborto di Stato” la denatalità delle italiche genti si fa sentire oramai da anni tanto che spesso il numero dei morti per anno supera quello dei nuovi nati “si svuotano le culle-si riempiono le bare”. Frutto di una politica cieca ma solo per metà della retina perché se da un lato rileva che la decrescita può essere un problema per il depauperamento delle forze lavoro e quindi il mantenimento del welfare dall’altro favorisce un processo migratorio che possa attenuare il vulnus ma non certo si fanno riforme che supportino le famiglie in una prospettiva neogenerazionale. Non vorrei vedere la pagliuzza che nel frattempo è diventata una trave che stravolge lo “status familiae” ma tant’è.

La famiglia, allora nucleo fondante della convivenza sociale, oggi è un simbolo-feticcio da abbattere nel nome di quella “cancel culture” che non distrugge solo gli epigoni della nostra storia, ma che vuole accreditare sotto la sua veste l’idea globalista di una convivenza allargata senza un progetto significativo ma volta solo al godimento di diritti individuali e narcisistici. In questi giorni il Senato ha approvato in via definitiva la legge delega che introduce nel nostro ordinamento l’assegno unico ed universale per i figli. La politica esulta come anche le associazioni di famiglie ma basta questo per fermare il declino demografico del nostro Paese?

E Paolo Balduzzi in un suo articolo sul “Messaggero” fa le pulci, se non le zecche, a questo provvedimento. Innanzitutto perché si tratta di una legge “delega” ed il Governo avrà 12 mesi per approvare i “decreti attuativi” e la storia parlamentare italiana è zeppa di deleghe lasciate cadere. Certo la dichiarazione di Draghi fa ben sperare “250 euro al mese per ogni bambino” ma crede sia troppo ottimistica perché in realtà le cifre sono inferiori, a meno di non allargare le risorse disponibili attualmente, sicure, ammontano a circa 6 miliardi. Una cifra di tutto rispetto ma comunque insufficiente per mantenere tutte le promesse e fra l’altro aumenterà anche la platea dei beneficiari. In soldoni perché nessuno stia peggio serve soprattutto che ogni interessato sappia calcolare quanto gli spetta col nuovo assegno e quanto ha percepito finora e l’operazione non è molto semplice. Ed il sospetto del giornalista ed anche mio, come padre di famiglia, è che, lungi dall’essere una politica per aumentare la natalità del nostro Paese, questa legge serve soprattutto ai politici per incassare un po’ di voti. Tertium non datur! Da sempre la propaganda politica si basa sul “nascondere le imposte” ma “rendere trasparenti i sussidi”! La verità è che per ridurre il calo delle nascite, pur ammettendo la totale fruibilità di 250 euro, questa cifra non basta a riparare tutte le carenze organizzative ed istituzionali che lo Stato ha accumulato con franco disinteresse negli anni in merito al problema “Famiglia”.

Perché più utili delle “mancette” sono i “servizi” che aiutano le famiglie a conciliare i problemi di casa e di lavoro e che aiutano le donne a non mettersi nelle condizioni di dover scegliere se lavorare o occuparsi della famiglia: asili nido, orari scolastici compatibili con le esigenze lavorative, vacanze estive più brevi con soste durante l’anno scolastico. Inoltre l’assegno unico non è universale: non ne hanno tutti diritto ma solo coloro che percepiscono meno di un certo reddito ed hanno un Isee inferiore ad un certo valore ancora da definire e questo non è del tutto errato dal punto di vista dell’equità ma tra ricchi milionari e classe media c’è una bella differenza ed il pericolo è che ci vada di mezzo proprio la classe media. Innanzitutto perché con 110 miliardi di evasione fiscale molti evasori sottrarranno benefici fiscali agli onesti e poi perché in tal modo si disincentiva il lavoro di chi in famiglia guadagna di meno, di solito la donna ed uno stipendio in più significherebbe un assegno inferiore o nessun assegno. Con un ultima preghiera: la politica la smetta di vendere come “rivoluzione” ciò che non lo è! Vincenzo Bassi, docente di diritto tributario e presidente della “Federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche” in Europa sostiene che i soldi alle famiglie non siano assistenzialismo, bensì “politica economica”.

Sono un investimento conveniente in un capitale umano solido (e si evitino le migrazioni dei giovani all’estero) ed i figli saranno i futuri clienti di erario e previdenza, quindi la soluzione per tagliare via il deficit e il debito. Fa il paio Gigi De Palo che considera la “famiglia” la prima impresa di questo Paese. L’assegno unico è solo il pezzo di una riforma fiscale che tenga conto non del reddito percepito ma della composizione familiare, il famoso “quoziente familiare”: in Germania l’assegno consiste in circa 200 euro al mese per figlio e si fanno detrazioni fiscali in base al numero stesso dei figli. Spendiamo 5 miliardi l’anno per l’accoglienza e solo 15 per i nuovi nati, capitolo su cui la Germania ne stanzia addirittura 100! Una scelta, la nostra, che ha favorito il crollo del tasso di fecondità nel nostro Pese, in pratica il numero dei figli per ogni donna. A fare il raffronto è stato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo che rileva che se nel 2013 ogni donna italiana dava alla luce 1,39 figli, nel 2019 questo valore era sceso a 1,27.

In altri Paesi europei, nello stesso periodo, l’andamento è stato opposto con rapporti saliti in Germania ad 1,54, in Romania ad 1,77, in Ungheria a 1,55, in Polonia ad 1,44. In Germania ha funzionato egregiamente il “Kindergeld”, l’assegno familiare di 220 euro al mese per il primo figlio, 225 per il secondo e 250 per i successivi, senza limiti di reddito, aggiungendo semmai 160 euro in più per le famiglie povere. Il confronto con la Germania è comunque impietoso: le famiglie tedesche oltre agli aiuti diretti, hanno accesso gratuito a nidi ed asili; il congedo parentale prevede 14 mesi a casa con un assegno che va dal 100 al 65% dello stipendio e l’insieme di queste misure vale il 3,3% del Pil tedesco ed ammonta a circa 100 miliardi l’anno, altro che in Italia ove si parla di tagli alle detrazioni fiscali sul ceto medio, capaci di vanificare gli effetti legati all’incremento di spesa. E c’è un welfare pure in Francia o in Ungheria ove sei esentasse dal quarto figlio. Ma non è solo di welfare famigliare che i giovani hanno bisogno perché se due ragazzi vogliono sposarsi e mettere su famiglia devono imbattersi nella precarietà del lavoro, di accedere ad un mutuo e se la donna rimane incinta rischia di rimanere a casa.

Questi sono i problemi reali della denatalità altro che mancette! La risposta non può essere affidata all’ideologia avariata della sinistra che di fronte al calo delle nascite propone lo “ius soli”. L’Europa un volta tanto invece di occuparsi della dimensione delle vongole o della curvatura della banane o dei “nutriscore” che deplora i cibi genuini per favorire i derivati industriali, dedichi un copioso capitolo del Recovery Plan alla “Next Generation UE” invece di foraggiare il green deal, e le teorie gender o la digitalizzazione di cui abbiamo sicuramente bisogno ma avendo esplicita contezza che le priorità sono altre. Come ribadito dal nostro Papa e dal nostro premier intervenuti agli Stati generali della natalità, una sorta di G8 promosso dal Forum delle Associazioni familiari. Le parole del Pontefice non lasciano dubbi interpretativi “Un tema urgente e basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita…

La maggior parte dei giovani desidera avere figli ma i loro sogni di vita si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio”. Il Papa ha elogiato il ruolo delle famiglie che, in tempo di Covid “hanno dovuto fare straordinari dovendosi improvvisare insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi” ed ha espresso un pensiero confortante sulle donne che sul lavoro “vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere e senza bambini l’Italia è morta!”. Infine si è rivolto ai politici chiedendo loro “politiche familiari di ampio respiro e lungimiranti non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine: qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici”. Questo Papa, spesso enigmatico come dice Massimo Franco, qualche volta sorprende piacevolmente e gli va rivolto un grande applauso nel merito della questione che, questa sì, sembra “urgente”. E come al solito è l’inferno il luogo ove sono lastricate le buone intenzioni, perché urge approvare il “Recovery Plan” in fretta e furia senza nemmeno il tempo di leggerlo se no i denari europei non arrivano.

La transizione ecologica e la digitalizzazione da farsi non domani, bensì ieri, persino la “mordacchia arcobaleno” del ddl Zan non può aspettare e come riporta Francesco Borgonovo i 4 milioni di euro destinati a pagare le più o meno fantomatiche strutture deputate d accogliere le “vittime di omofobia” sono già stati stanziati mesi fa. Ma è urgente anche perché solo con questo governo si può avere l’approvazione di questa legge che non ha future occasioni. Infatti la sostanza del provvedimento non è altro che una sfacciata imposizione di una visione ideologica della società e non c’è giurista (Cassese, Ainis) che abbia sostenuto l’ “indispensabilità” di una norma che difenda le persone omosessuali da violenze ed oltraggi non esistendo un vuoto normativo a riguardo. Ma se guardiamo su quanto accade in altri Paesi ove leggi simil Zan sono già in vigore notiamo che i reati di violenza contro gli omosessuali non sono affatto diminuiti e presentano numeri di gran lunga superiori a quanto accade in Italia oggi e chi osa dichiarare che la famiglia è una sola, mamma, papà e bimbi, è perseguitato, arrestato e condannato. Ma vi pare dignitoso comprare il corpo di una donna, il suo utero, per avere un figlio “costi quel che costi”, sfruttando il fatto di avere le tasche piene di dollari o euro? Vi pare “discorso d’odio” affermare che questa pratica puzza lontano un miglio di sfruttamento della donna, di pratica in salsa neocolonialista?

Ebbene se passa il ddl Zan accadrà così! E la “parità di genere”? Figurati se non è vitale! Il governo sostiene che “le disuguaglianze di genere hanno radici profonde” e vanno colmate con apposite strategie e diktat politicamente corretti che complicheranno la vita alle aziende aggiungendo burocrazia. Appunto bisogna correre non riflettere o eventualmente modificare ma su un punto si può temporeggiare ovviamente: la famiglia! Elementare Watson avrebbe detto Sherlock Holmes. Su quella si può riflettere, pazientare perché è roba da medioevali retrogradi e bigotti come diceva la splendida Monica Cirinnà “Dio, patria e famiglia: vita di merda!”. Infatti il ministro della Famiglia Elena Bonetti ha annunciato che per l’assegno unico ci sarà da aspettare ancora parecchi mesi e prima del 2022 non se ne parla. E pensare che doveva partire già dal gennaio di quest’anno. Figuriamoci delle riforme per una politica familiare di più ampio respiro, il famoso “cambio di paradigma” auspicato da Mario Draghi! Ma che bravi. Sono anni che remano contro la famiglia, la proprietà, il lavoro sicuro e lodano la precarietà e l’invasione destabilizzante degli stranieri. Da anni si legifera senza sosta per ottenere l’eutanasia e l’aborto. Si vuole equiparare il matrimoni fra omosessuali, benché coppie sterili pere scelta, alla pari delle famiglie tradizionali. Non dimentichiamo che un ministro ha persino tentato di permettere alle minorenni di abortire di nascosto con la pillola del giorno dopo o più in là con la Ru 486 da assumere comodamente a casa senza il necessario ausilio della struttura ospedaliera. Ed ora si meravigliano che non si fanno figli? Ma ci sono o ci fanno? Secondo me un po’ tutt’e due! Assoluta mancanza di buonsenso sia della politica che della tecno-competenza. Non oso fare previsioni!