
Questa triste condizione di diffusione pandemica da parte di un nanometrico elemento parassitario ci ha trovati impreparati, stravolto le nostre esistenze, le nostre quotidiane abitudini imponendoci numerosi “off-limit” nelle nostre pur eccessive liberta’. La conseguente rarefazione dei contatti sociali in tutti gli ambiti dal lavoro al “divertissement” ci ha messo in un isolamento piu’ o meno coercitivo aprendo pero’ tanti spazi sia di convivenza, anche “forzata”, i cui frutti non credo si faranno attendere, che di “free time” da utilizzare sia per spolverare qualche negletta qualita’ come ad esempio il restauro di un oggetto, l’ascolto di buona musica, la lettura di un libro sia per un ritorno ad un colloquio intimo per un temporaneo consuntivo di vita o di riflessioni su tematiche piu’ alte ed universali tendenti a riconnettere la “parte con il tutto”di aristotelica prassi. Il “confino” fra le mura domestiche svela come l’ordinaria intimita’ sia in realta’un dono profondo perche’ il Covid2 ha messo in luce tutti i limiti dell’onnipotenza globalizzata. E’ la sconfitta del diabolico “sogno faustiano” e la rivincita della piccola ma “umana” dimensione: vivere per sempre, senza morire mai e’ il mito piu’ fuorviante su questo livello di esistenza, la peggiore condanna e la peggiore tortura che si possa mai immaginare per la dannazione e per la distruzione dell’anima umana. E poi vivere per sempre a che scopo? Per reiterare sempre le stesse dinamiche, trascinati dalle medesime pulsioni egoistiche, della stessa incapacita’ di elevare lo sguardo verso la nostra autentica realizzazione che travalica dalla sfera del “finito” a quella dell’infinito, dalla sfera del “relativo” a quella dell’”Assoluto”. E cade in questi giorni l’anniversario di Raffaello Sanzio l’uomo che ha dipinto la raggiante armonia fra cielo e terra, bellezza terrena e bellezza divina, la sua patria celeste e come ricorda Veneziani “Raffaello fu l’apice , il punto d’incontro e di equilibrio irripetibile tra il mito, la scienza, il pensiero, tra le divinita’ olimpiche e I filosofi dell’antichita’ ed il dipinto della “Scuola di Atene” e’ il piu’ succinto sommario di filosofia mai realizzato dove il maestro Platone indicava col dito puntato verso l’alto la tensione umana verso l’Assoluto mentre l’allievo Aristotele teneva la mano piu’ in basso ad indicare il rispetto della dimensione terrena, umana”. E la questione che i piu’ si trovano davanti e’ l’atteggiamento ed il comportamento della scienza di fronte a questo purtroppo prevedibile evento nefasto e minaccioso per la vita. Perche’abbiamo assisitito allo spettacolo di una “scienza” orfana e claudicante in preda ad un eccessivo “relativismo” che mina alla base quello che dovrebbe uno sforzo “univoco” nella ricerca della verita’. L’Accademia sostituita dai laboratori! E di verita’ ne sono state espresse tante, quante sono le fonti originarie che peraltro avrebbero dovuto ottemperare una comunicazione “unisonica” , pur nelle difficolta’ di mancanza di certezze, di fatto plausibili e giustificabili. In questo bailamme che ha creato solo confusione nei comuni mortali sono state enunciate solo pseudoverita’, spesso contraddittorie da parte di protagonisti provenienti dalle piu’varie “madrasse”: virologi, epidemiologi, infettivologi, laboratoristi, farmacologi. Allora bisogna indossare le mascherine protettive? Si ma ci sono quelle che ci proteggono dal contagio di altri (le famose FPp2 o 3) e quelle che proteggono gli altri da noi stessi, le semplici mascherine chirurgiche monouso. Le prime le dovrebbero indossare gli operatori sanitari che peraltro spesso ne sono sprovvisti per difficolta’ di approvviggionamento col conseguente decesso di numerosi medici ed infermieri; le altre tutti gli altri con l’accortezza di tenersi a debita distanza di 1-2 metri gli uni dagli altri. E quando le dovremmo indossare? All’aria aperta no, nei luoghi affollati si! Ma e’ delle ultime ore l’annuncio dell’OMS che il SARS-Cov2 potrebbe essere capace di trasmettersi anche attraverso l’aria e non solo con i “drops”, le goccioline di uno starnuto. Quindi drops e aerosol pari sono come responsabili del contagio anche se il secondo trasmette meno carica virale che potrebbe dar luogo ad un malattia meno seria. Un’apertura che nello stesso tempo non da’ certezza su quanto a lungo e come sia possible rimanere contagiati. Ma questi grandi virologi scoprono solo ora che il virus viaggia in microparticelle attraverso l’aria? Lo aveva scoperto Gerolamo Fracastoro ne 1500 ed oggi ancora peggio perche’ queste contaminano i sistemi di areazione e di condizionamento. Per non parlare della durata dell’onda pandemica ove la fanno da padrone gli epidemiologi con i loro dati statistici. Chi dice che possiamo allentare la presa fra 20-30 giorni, chi dice che ci vorra’ molto piu’ tempo, chi dice che nel tempo avremo altri ritorni della pandemia, forse nell’inverno prossimo, chi dice che il calda ammazza il virus e chi e’ in disaccordo. E poi e’ stato detto che solo i pazienti sintomatici trasmettevano il virus poi si sono accorti che anche i soggetti asintomatici potevano trasmetterlo anche se con meno probabilita’. E’stato detto che i pazienti colpiti e guariti acquisivano immunita’ e protezione ma si sono accorti che potevano avere ricadute magari con un ceppo diverso dello stesso virus. E che dire delle terapie farmacologiche alternative al vaccino che sembra ci voglia almeno un anno (dai due mesi ai due anni) per prepararlo e sperimentarlo ed ancora oggi accreditato come unico mezzo efficace contro l’agente virale? Si comprende lo sforzo della clinica di utlizzare con razionalita’ farmaci gia’ noti ed utilizzati per alter malattie come la malaria (clorochina e idrossiclorochina) o l’artrite reumatoide (tolicizumab) o propri antivirali come il Remdesivir o altri in combinazione gia’usati come anti-AIDS come derunavir-ritonavir o il giapponese Avigan o addirittura puntare ad utilizzare risorse di pazienti convalescenti con l’idea di clonare gli anticorpi monoclonali delle persone che stanno guarendo. E per ognuno di questi compaiono nel carrozzone mediatico addetti ai lavori che ne gloriano l’efficacia, ad incensarsi come salvatori del mondo. E non trattandosi di un “entertainment” lo spettacolo e’un tantino deprimente. Nella ricerca di infondere tranquillita’ e vanagloria ( come il presidente Conte le cui acclarate bizzarrie decisionali pensa vengano ricordate come una grande pagina di storia) la “Scienza” ha dimenticato il suo ruolo che e’ quello in primis di essere “onesti” come la riproducibilita’ di un esperimento e’ l’assioma che ne e’ alla base. E l’onesta’ dovrebbe indurre la scienza a rivelare non la “pseudoverita’” comoda bensi’ lo stato delle cose e cioe’ che diversamente dai batteri, che sono cellule autonome dalle quali possiamo difenderci con gli antibiotici sebbene con una continua ricerca per contrastare l’antibioticoresistenza, dai virus non possiamo che difenderci con i vaccini che sono anticorpi che l’annientano o quantomeno impediscono il loro ingresso nella cellula. Non esistono infatti veri e propri farmaci che lo distruggono fin dai tempi in cui si ipotizzo’ la loro esistenza con i primi studi sulle vaccinazioni ad opera di Jenner e Pasteur per il vaiolo fra il ‘700-800 ma solo a fine Ottocento si scopri’ l’esistenza dei virus nel caso della malattia del “mosaico del tabacco” che ne stava distruggendo le coltivazioni. Questo nuovo agente patogeno elementare (solo un capside proteico che ne permette l’aggancio alla cellula ed una piccola sequenza di acidi nucleici) si pensava essere cosi’ piccolo che furono convinti si trattasse solo di una “forma vitale liquida” ed il termine “Virus” viene dal latino “veleno”. Ma solo nel 1935 venne idnetificata la natura “particellare” e non liquida. E vediamo oggi un banale raffreddore (virale) curabile solo con farmaci “sintomatici“ e con le vaccinazioni antinfluenzali che cambiano ad ogni autunno proprio in virtu’ della mutazione o la neogenesi di virus diversi. Questa e’ la pura e semplice verita’! Pertanto adesso, come 2000 anni fa all’incirca, la situazione non e’cambiata e dopo varie aperture-chiusure, decisioni opportune o meno, si e’giunti alla medesima conclusione: massimo isolamento per evitare il contagio, isolamento ancora piu’ “tragico” date le maggiori occasioni di spostamento con mezzi, strutture e prossimita’ che ne sono i principali veicoli: non uscire-non toccare-non stringerti! Eracleonte da Gela nel 233a.C. narra di un momento storico difficile “Da citta’ lontane della terra asiatica sono venute genti che ci hanno donato qui a Gela un male nell’aria che respiriamo se siamo loro vicini, il male ci tocca e resta con noi e da noi passa ai nostri parenti…il tempo trascorrera’ e sara’ il nostro alleato, il tempo ci aiutera’ a guardare senza velocita’ il quotidiano trascorrere del giorno…aspettiamo che questo male muoia, restiamo nelle case e tutti insieme vinciamo”. Allora e’ questa la scienza che secondo la palingenesi illuminista doveva essere la nuova “Fede” da mettere al posto del “Mistero” divino? Siamo sicuri di aver compreso appieno il segreto della vita? Ed in altri campi va meglio? Leggendo le opere degli astrofisici e’ come se toccassimo con mano l’’Universo: caos, vuoto, tempo incalcolabile nei miliardi di anni, pianeti sconosciuti, buchi neri, incalcolabili numeri di stelle e di galassie luminose come fosse tutto etichettabile da sentirsi un “niente” immerso nel “nulla” e piu’ la ricerca avanza piu’ il Nulla s’allarga. Ma alla fine ti accorgi che non ti ha modificato il senso dell’esistenza, il buco nero e’ troppo lontano, non ci tocca, non ti ha detto nulla sull’origine, su Dio o l’essere con l’infinito che non modifica la sostanza di noi esseri finite e mortali. La scienza ci offre solo verita’provvisorie, fallibili ed anche confutabili nel tempo e pertanto non in grado di risolvere da sola il mistero dell’essere, della sua origine e finalita’. E l’astrofisico Guido Tonelli raggiunge una prospettiva molto interessante “Il caos iniziale, inteso come vuoto, e’tutt’altro che disordine. Non c’e’ Sistema piu’rigidamente ordinato, regolare e simmetrico del vuoto”. E scorge nel “Mito” l’origine di ogni sapere, religioso, filosofico, scientifico, artistico che insieme danno consistenza e respire al nostro essere umani perche’ all’origine di ogni sapere c’e’ la “meraviglia” come ritenevano Platone ed il suo discepolo Aristotele. Ed allora tra “Fede” e “Scienza” cosa scegliere? Ma perche’ lo dobbiamo fare? Perche’ relegarci ad un Natura che esclude e non a quella che convive? Da una parte scienziati che litigano nei talk politici che si scannano sui virus, vaccini, farmaci, paternita’ delle scoperte dall’altra il Governo che chiude le chiese e cimiteri col virus che ha reso impossibile anche piangere i morti ed il Papa che si rivolge direttamente al Padreterno perche’ non ci lasci soli in mezzo alla tempesta, e come terza diatriba quella su quale decisione debba prevalere se “scientifica” o “politica” come se tutta la filosofia non fosse mai esisitita nella sua arte di ricerca della “buona vita”. Puro regime di “ignoranza crassa”! Il filosofo Emanuele Franz ha organizzato un convegno su Youtube per portare qualche contributo alla riflessione. E la domanda e’: ha ancora senso di parlare di dialogo fra Fede e Scienza? Qualcuno sottolinea che scienza e tecnica non siano sinonimi in quanto la scienza puo’essere un avvicinamento anche imperfetto e limitato alla verita’ e si propone quindi un fine. La tecnica e’ solo un mezzo, senza alcuna parvenza di spirito, senza alcun protagonismo teleologico. E tuttavia in questo triste frangente pandemico com’e’ insopprimibile il confronto personale con la morte, altrettanto lo e’ la domanda sul rapporto tra fede e scienza nella speranza che entrambe le sponde si incontrino nello spirito della ricerca e di chi opera in essa. E Marcello Veneziani sottolinea che “La scienza sposta i confini dell’Ignoto ma non risolve il Mistero che puo’ essere affrontato solo attraverso una scommessa spirituale. La “vita spirituale” instaura un rapporto molto stretto con l’essenza umana, rapporto che non puo’ essere sostituito dalla ricerca e tecnica scientifica in senso stretto. E’ una ricerca ulteriore che mette in gioco la nostra anima e il nostro destino. E’ questa la scommessa a cui noi stiamo rispondendo da diverso tempo, non si tratta di recuperare valori del passato o di tornare indietro, si tratta semplicemente di tornare alla nostra origine, di recuperare la nostra costituzione, la condizione umana. Ci troviamo in un momento cruciale, globale e siamo “disarmati” spiritualmente, non siamo in grado di affrontare la questione attraverso una visione della vita e della morte che e’ necessaria. Nessuno ritiene che questo possa sostituire la profilassi, la prevenzione, la ricerca scientifica, l’assistenza sanitaria ma e’ necessario far capire che a morte non e’ una sorpresa che ci coglie impreparati ma sta scritta sul nostro destino”. Ed il Dalai Lama aggiunge “Nonostante io sia un monaco buddista ho grande ammirazione e rispetto per la scienza. Nell’attuale XXI secolo dobbiamo lavorare per integrare le scoperte scientifiche, l’esperienza comune ed il comune significato all’interno delle nostre vite”. Chiosa Emanuele Franz “La scienza indaga la natura della realta’ e quando nel cuore dello scienziato tale ricerca e’ inanellata al senso di mistero piu’ profondo non puo’ che gemmare in fiori purissimi. Quando invece essa e’ all’uso del profitto e del dominio dell’uomo sull’uomo, assume colori foschi”.
Amburgo 5-4-2020 F.to Arcadio Damiani