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FOIBE

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Assistere a questi eventi che classificano la nostra vita civile ridotta semplicemente all’odio dell’altro mi sconforta e mi addolora. Ma come si fa ad urlare in coro il ritornello “Ma che belle son le foibe da Trieste in giù” o scrivere striscioni “Maresciallo siamo con te, meno male che Tito c’è” o inneggiare alla strage di Nassiriya dove sono morti i nostri soldati “una, dieci, cento mille Nassiriye”? Come si possono organizzare cortei nel giorno del ricordo del massacro delle foibe ove si ingloria il maresciallo che ha massacrato 10.000 italiani rei solo di vivere in una terra come Istria, Zara o Fiume cadute dopo la guerra in mano del dittatore jugoslavo e costretti ad abbandonare, i più fortunati le loro case e tutto ciò che possedevano? Questi morti hanno un valore diverso dei periti della shoah, legati da un filo di ferro con uccisione del primo e di conseguenza con la caduta nelle fosse si portava dietro tutti gli altri spesso sepolti vivi? Siamo all’inverosimile con un associazionismo di sinistra (Legambiente, Libera, Arci, Fiom, No Tav, Potere al popolo, Ampi (non nazionale), vari Centri sociali, Prc oltre a Cecile Kyenge, Gino Strada, Sergio Staino, Adriano Sofri, Pippo Civati, che sfilano senza pudore o memoria storica o vergogna per dare una lezione di tolleranza, di democrazia a quei cittadini che hanno tanto amato queste idee liberatorie che si sono barricati in casa con scuole chiuse, negozi serrati, mezzi pubblici bloccati non per il pericolo del ritorno del fascismo ma per l’odio e la violenza che seminano questi cosiddetti “antifascisti”. Duri a mollare l’odio e lo scontro verso chiunque accenni ad un solo refolo di discordanza dai loro precetti. Duri a colpire il connazionale ribelle sconnesso e squilibrato che spara all’impazzata ma silenti nel condannare lo scempio di una ragazza uccisa e smembrata con indicibile ferocia e determinazione solo perché gli autori erano poveri pusher nigeriani d’importazione, considerati “risorse”, dagli intellò radical chic. Duri a non vedere che la loro militanza non ha più un senso ma molto simili nel comportamento di chi ha fatto della democrazia carne da macello come il presidente turco Erdogan che è venuto in Italia a cercare sponda e purtroppo è stato anche ben accolto. Duri a non considerare che gli italiani sono stufi e questa campagna elettorale né è la prova lampante con molti decisi a disertare le urne perché hanno finalmente compreso che il voto non è più il mezzo di una democrazia oramai scomparsa come si evince dagli ultimi quattro governi non eletti dal popolo. E allora? Meglio divagare con tutti quei milioni di italiani che hanno fatto il record di votanti al “Grande Fratello” e che hanno ben apprezzato il direttore artistico del recente Festival di Sanremo, Claudio Baglioni, per la sua eleganza, umiltà e semplicità dando la prova che esistono ancora italiani di tal fatta e che meritano attenzione anche se in fondo i contenuti e le proposte non fossero così imponenti. Ma la lontananza dalle polemiche e dai diktat hanno decretato il successo di questa kermesse canora molto divertente e fluida.