Apprendo dai giornali che il Dr. David Mackereth di 55 anni, cristiano, ha lavorato per 26 anni alle dipendenze del servizio sanitario britannico ma ultimamente è stato licenziato (dichiarato “unfit”) non per aver commesso danno per colpa grave al paziente, non per aver truffato con introiti illeciti l’azienda sanitaria, non per condotte disdicevoli verso la clientela, semplicemente per le sue idee sul gender del tipo “Gli esseri umani sono maschi o femmine” e che non avrebbe mai trascritto in cartella il “sesso dichiarato” cui il paziente si sente di appartenere. Quale eresia abbia espresso non lo so ma il contesto attuale non permette in modo assoluto che si possa ancora avere un’idea troppo naturale rispetto alla trasmutazione universalistica del gender non più attributo fisico bensì psicologico. Ma tutto è già stato predisposto perché con grande sorpresa ultimamente in libreria ho visto ed acquistato un libro della giornalista sociologa tedesca Gabriele Cuby dal titolo “La rivoluzione sessuale globale” (Sugarco Ed.) che narra della distruzione della libertà nel nome della libertà e con serrata e completa documentazione rivela da quanto tempo immemorabile si discetti sull’argomento. E guarda obiettivamente la situazione in cui si trova la nostra società, alle famiglie disgregate, alle madri e padri separati che allevano i figli da soli, ai giovani che portano profonde ferite psicologiche ed emotive, ai milioni di persone dipendenti dalla pornografia, ai milioni di bambini abusati sessualmente, ai milioni di bambini abortiti e al nostro stesso stile di vita. E domandiamo agli specialisti se la felicità non rifugga inorridita da questo genere di libertà. Affermiamo che la giovinezza sia il tempo più felice ma costruiamo una società dove ci sono sempre meno bambini sorridenti e più adulti depressi. Si discutono sulle cause di tanto sconcertante palcoscenico ma forse la più importante viene nascosta dietro un tabù: la deregolamentazione delle norme sessuali che conduce alla sessualizzazione della società e dal momento che queste norme appartengono al “sistema operativo” della società stessa, vengono protette da sanzioni sociali e legali. E se il criterio valso finora era la monogamia, oggi viene rimpiazzata da norme permissive dell’edonismo e della promiscuità sessuale, la cui attuazione viene imposta sul piano sociale e giuridico sotto il vessillo dell’uguaglianza e della non discriminazione. E la sociologa descrive questa rivoluzione sessuale globale in atto che sta distruggendo i sistemi di valori tramandati in tutte le culture e in tutte le religioni; i precursori ideali dalla Rivoluzione francese fino alla postmoderna ideologia gender di Judith Butler; la promozione dell’agenda rivoluzionaria attraverso élite internazionali; le aspirazioni totalitarie, come sono evidenziate nei Principi di Yogyakarta; la concreta imposizione dell’ideologia gender nella società fino al cambiamento politicamente motivato del linguaggio; il flagello della pornografia, dal quale bambini e ragazzi non possono più essere protetti; il movimento omosessuale quale motore attivista di questa rivoluzione; la sessualizzazione forzata di bambini e giovani verso una forma di tipo edonistico col risultato che i valori che educano al matrimonio e alla genitorialità non vengono coltivati; una rivoluzione sessuale che si attua politicamente con un attacco alle libertà democratiche fondamentali, diretto in particolare contro i cristiani. E da circa quarant’anni che questa antica architettura valoriale viene smontata pezzo per pezzo ed iniziò con la rivoluzione studentesca, fino ad oggi ove il progetto di rivoluzione culturale viene messo in atto dalle élite di potere e dall’inizio degli anni ’70 una potente lobby con l’aiuto dell’ONU e della UE e dei media si batte per il capovolgimento del sistema valoriale. Per una simile libertà assoluta, che si vuole persino emancipare dalla “dittatura della natura” ogni vincolo naturale è un ostacolo da rimuovere; per una libertà coì intesa non esiste né bene né male e non esiste normatività. Le armi concrete di questa battaglia sono la decostruzione della bipolarità sessuale, il sovvertimento delle norme sociali e della mentalità della popolazione, in particolare dei giovani, nonché la totale equiparazione legale delle relazioni omosessuali al matrimonio, fino ad arrivare all’ostracismo sociale e alla criminalizzazione giuridica di chi si oppone a questo processo. E ciò che accade oggi va molto in profondità. Non si tratta di una dittatura del proletariato o della dittatura di una razza superiore, regimi questi che potevano essere riconosciuti come oppressori e combattuti corpo a corpo. Oggi l’assalto è condotto alla più intima struttura morale dell’uomo, quella che rende l’uomo capace di libertà; non la falce taglia rami ma scure che tronca la radice. L’impulso sessuale è il più potente in assoluto perché preposto alla continuazione della specie umana. E tutto nasce e si dipana da esso, dalla cultura, alla scienza, ai modi di vivere. Renderlo fruibile sempre e comunque abbatte lo spirito creativo, finalistico per vivere in una società “piatta”, senz’anima, meglio gestibile dalle élite di potere. I colti, i creativi, gli ingegnosi, i geni, non saranno mai subordinabili e proni al volere altrui se non profondamente condivisibile. Aldous Huxley nel suo “Mondo Nuovo” (1932) descrisse cosa succede quando il divertimento viene elevato a senso del vivere ed il sesso diventa il divertimento quotidiano di giovani e vecchi e nella prefazione all’edizione del 1949 l’autore scrive “La rivoluzione davvero rivoluzionaria non si realizza nel mondo esterno, ma direttamente nell’anima e nella carne degli esseri umani…Più si riduce la libertà politica ed economica, più si aspira ad amplificare in modo compensatorio la libertà sessuale. E il dittatore farà bene a promuovere tale libertà. Insieme alla libertà di sognare ad occhi aperti, sotto l’influsso di sostanze stupefacenti, del cinema, della radio, la libertà sessuale porterà i suoi sudditi a riconciliarsi con la schiavitù, che è il loro destino”. Ma non ha detto nulla di nuovo perché Platone già nella sua “La Repubblica” affermava “L’eccessiva libertà non sembra mutarsi in altro che nell’eccessiva schiavitù, tanto per il singolo quanto per la città. E’ quindi naturale che la tirannide si formi solo dalla democrazia, ossia che dall’estrema libertà si sviluppi la schiavitù più grave e più feroce”. Per tornare alla tirannide gender la dottoressa e scrittrice Silvana De Mari per aver sostenuto che i rapporti omosessuali possono causare malattie è stata denunciata, e dovrà affrontare un processo, dal “Torino Pride”, nonostante studi internazionali di sette professori lo dimostrino chiaramente. Processata per omofobia, ignoranza scientifica e discriminazione per aver divulgato la menzogna che praticare il sesso anale conduce ad un grave danno della salute. E gli studiosi dell’argomento, come annovera il giornalista Renzo Puccetti non mancano come la professoressa Alayne Markland, dell’Università di Alabama, l’epidemiologa dottoressa Dority Machalek, la dottoressa Kristen Hess, uno dei membri del gruppo di lavoro epidemiologico dell’infezione da Hiv, il professor Gualtiero Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, il dottor Marc Marti-Pastor, membro del servizio di salute pubblica di Barcellona, il professor Michael King, psichiatra all’University College di Londra, gli epidemiologi Morten Frisch e Jacob Simonsen di Copenaghen. Ma cosa dicono gli illustri? Gli omosex hanno una probabilità quasi tripla di avere incontinenza fecale; l’incidenza di infezione anale da Hpv (Herpes virus) è 37 volte più elevata nella popolazione maschile e quella del carcinoma anale è quintuplicata; per l’infezione da Hiv il rischio è di di 1 su 524 per gli eterosessuali e 1 su 6 per gli omosessuali; tra i nuovi casi di sifilide l’80,6% veniva da rapporti omoerotici; rispetto agli uomini eterosessuali i tentativi di suicidio sono risultati avere un’incidenza del 487% maggiore, per la depressione si registra un +258%, la dipendenza di sostanze è al 241%; gli uomini sposati con un uomo hanno mostrato mortalità doppia rispetto all’eterosessuale e la donna addirittura tripla. O questi scienziati mostrano “fake data” e pertanto andrebbero radiati da qualsiasi organo professionale, ma se i dati sono veri allora la giornalista va assolta per insufficienza di prove. A meno che il “vero” non abbia più diritto d’asilo dalle nostre parti. Dovremmo porci invece il problema sia della prevenzione che della adeguata terapia perché se il sesso è diventato un “modo di pensarsi” e non più un dato biologico, allora potremo intervenire nella cura di questi che io definisco “guasti di sistema” e non malattie terminali. E come ci sono stati casi in cui l’eterosessualità sia sfociata in più tarda epoca in omosessualità non è detto che non si possa assistere anche al contrario a meno che questa condizione non faccia entusiasmare quelli che auspicano la “decrescita felice”.
GENDER POLITICAMENTE CORRETTO…
