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GLI ABRUZZESI E LA QUALITA’ DELLA VITA

“Tweet ironici a parte, il Premio di Legambiente per il terzo posto conquistato dalla spiaggia di Punta Aderci di Vasto, in quanto votata da bagnanti, cittadini e turisti, dimostra come ci sono ancora ampi tratti di costa abruzzese rimasti fino a oggi preservati e con un immenso patrimonio naturalistico e di biodiversità. Luoghi che fanno di queste caratteristiche la loro ricchezza non solo ambientale ma anche culturale, sociale ed economica. Un voto che esprime una direzione diametralmente opposta a quella intrapresa da chi vede il nostro mare solo come un giacimento petrolifero da sfruttare, dipingendo l’illusione di un falso benessere dietro l’idea di una convivenza possibile, ma di fatto forzata e minacciosa, un atto di violenza verso la bellezza”. Con queste parole il Presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco, ribadisce l’importanza di scelte legate alla tutela dell’ambiente e la necessità di preservare le coste dallo sfruttamento petrolifero. “Come ci ricordano le piattaforme che ormai da decenni sorgono di fronte a questo tratto di costa, – continua l’associazione ambientalista – frutto di una visione ormai anacronistica e oggi superata dalle politiche di sviluppo dell’Europa che guardano alla mitigazione dei cambiamenti climatici e a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (leggasi programmazione dei nuovi fondi strutturali 2014-2020). Intelligente appunto, non ironica. Ricordiamo che siamo a soli quattro anni dal disastro del Golfo del Messico (piattaforma sita a ben 80 km dalla costa) che provocò la più grande perdita di petrolio riversato in mare della storia degli Stati Uniti e la morte di 11 persone, con la devastazione dell’habitat marino e costi per ripulire le aree costiere della Louisiana pari a più di 14 miliardi di dollari, considerando anche i costi di operazioni simili concluse nella scorsa estate in Alabama, Mississippi e Florida, oltre ai danni per le economie locali”. Quella tragedia contribuì a far stabilire il limite delle 12 miglia alle trivellazioni sulle nostre coste con il decreto Pestigiacomo, poi stravolto dal governo Monti. Il ripristino di quella normativa è stata più volte da noi sollecitato e accogliamo positivamente l’attenzione di questi giorni, manifestata dai nostri parlamentari, verso questo problema e ci auguriamo porti a breve a una soluzione concreta che proietti davvero l’Abruzzo e l’Italia dentro l’Europa. Importante è stata anche l’esplicita posizione presa dalla Regione Abruzzo nel rimarcare il suo fermo no alle nuove trivellazioni. Ed è proprio alla regione che in sede di programmazione dei fondi strutturali abbiamo chiesto di  adottare una chiara strategia per l’energia e il clima e di affrontare con le opportune risorse gli obiettivi di: efficenza energetica, fonti rinnovabili, riqualificazione delle città, aree interne, risorse naturali e governance dei territori. Ormai è evidente la necessità di superare vecchi modelli ancorati su una visione di sviluppo novecentesca senza speranza di futuro. Bisogna creare politiche di accompagnamento per i tanti lavori che non ci saranno più nei prossimi anni verso quei settori che già oggi esprimono un fattibile sviluppo nell’immediato. E’ sotto gli occhi di tutti il successo delle energie rinnovabili che coprono un terzo della produzione elettrica nazionale. I dati dei Comuni rinnovabili ci dicono che 2.629 comuni hanno raggiunto l’autonomia energetica grazie al mini idrico, eolico, fotovoltaico, biomasse e geotermia. Altre opportunità passano per l’efficenza energetica e riqualificazione attraverso una nuova industria edile, che abbandoni il consumo di suolo e investa nella rigenerazione urbana, ristrutturazione di edifici e quartieri; riqualificazione energetica e idrica, messa in sicurezza sismica, realizzazione di ecoquartieri, ripensamento della mobilità ed intermodalità, recupero di aree dismesse e bonifiche.  In uno scenario di questo tipo è possibile creare in poco tempo migliaia posti di lavoro che a livello nazionale possono arrivare a circa 1 milione considerando tutto l’indotto. La politica e la classe dirigente devono, quindi, lavorare per disegnare questo nuovo profilo produttivo che utilizzi la green economy come volano del nuovo benessere all’interno di un percorso partecipato. E’ in questa sfida tra il vecchio non più sostenibile, come la crisi ci ha dimostrato, e il nuovo sostenibile che si annida la sindrome di Nimby e recluta tanti protagonisti che nulla hanno a che fare con il mondo degli ambientalisti.  Gli abruzzesi amano la propria terra e il proprio mare e si aspettano un futuro capace di rispondere alle questioni ambientali, economiche e sociali, che offra nuovo lavoro, fatto di azioni innovative e che valorizzi l’identità e ridia dignità alla loro comunità. Un futuro non ironico, perché i 40 mila di Pescara ci ricordano che un futuro vivibile è possibile e lo dobbiamo soprattutto alle nuove generazioni che oggi pagano il prezzo più alto di scelte scellerate.