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Il baculum

L’uomo è certamente il più in alto nella scala evolutiva dei mammiferi ma si porta dietro un’invidia nei confronti del procione, del gorilla, dello scimpanzé, del tricheco, dell’orso polare, dei pipistrelli ed anche delle “maleodoranti” puzzole. Tutte loro (oltre ad altre specie), hanno (centimetro più / centimetro meno) un osso che all’uomo manca e, destino della sorte, è proprio questa mancanza che “arrovella” milioni e milioni di uomini da secoli … l’osso penieno. Ebbene si, tutti questi animali hanno questa protuberanza in più che “facilita” la copula mantenendo la rigidità del pene durante la penetrazione; in alcuni di loro si può arrivare a misure che superano i 60 centimetri, mentre per altre specie ci si “accontenta” di qualche centimetro, ma tutto è in relazione alla frequenza di utilizzo.

A parziale consolazione, non molti anni fa (1989), Richard Dawkins, noto biologo, scrisse nei suoi studi sull’evoluzione dell’uomo, che l’assenza dell’osso penico e il sistema “idraulico”, come unica forma possibile, per l’uomo, di avere un’erezione, e quindi un rapporto sessuale, è un’ottima selezione naturale che porta le donne a trovare dei partner in buona salute e potenzialmente idonei a procreare. Se Atene piange Sparta certo non ride e, il secondo animale nella nostra scala genealogica, le grandi scimmie, presentano in alcuni casi un osso penieno ma di misure ridotte a pochi millimetri. Cani e gatti ne sono provvisti, fanno invece compagnia all’uomo, nella mancanza di questa “impalcatura”, gli equini, i conigli, i cetacei e i marsupiali.

Steven Ferguson e Serge Larivière, due ricercatori canadesi, hanno effettuato uno studio su 122 specie di mammiferi, andando a misurare il loro baculum, cercando di capire se la sua lunghezza, fosse in qualche modo legata a fattori quali il clima e la temperatura dei rispettivi habitat. La loro ricerca ha portato alla conclusione che gli animali che vivono in altitudine sono “privilegiati”, da un pene lungo, rispetto a quelli che vivono in climi tropicali. Scatenate l’inferno: la MapGenia (con sede a Barcellona) ha redatto un Target Map sulle lunghezze medie del pene nei diversi Paesi del mondo, creando in alcuni casi, evidenti imbarazzi …  noi italiani, nella mappa The average erected penis size wuorldwide, ci collochiamo a metà classifica (!). Altro aspetto, meno scientifico, ma non meno interessante, è quello dell’American Journal of Medical Genetics che, nel 2009, riporta la conclusione di due figure prestigiose in campo accademico: Scott F. Gilbert, professore di Biologia allo Swarthmore College e  Ziony Zevit professore all’American Jewish University di Los Angeles.

I due accademici, dopo un attento esame del racconto biblico, trovano la chiave interpretativa sul numero di costole di Adamo e del “famoso” osso che manca “misteriosamente”. Semanticamente la costola sarebbe proprio il baculum (ovvero l’osso penico): Eva è generata da Adamo, la parola ebraica “tzela” significa costola ma anche promontorio, collina o struttura di supporto; in antico ebraico, per altro, manca la parola “pene” e la traduzione greca spesso interpretava queste parafrasi con il termine “costola”, e questo avrebbe causato la cattiva interpretazione. Secondo la Genesi, dopo la creazione di Eva, “Dio chiuse la carne” e l’unica conclusione è quella della sutura scrotale sui genitali maschili. Conclusioni che per gli scettici suonano come “libera interpretazione” ma senza nessun veto religioso questa teoria è sicuramente la più logica. D’altronde di errori “grossolani” di traduzione già ce erano stati, basti pensare alla frase riportata nei Vangeli di Matteo 19, 24 e Luca 18, 25: È più facile che un cammello entri per la cruna di un ago che un ricco nel Regno di Dio; anche in quel caso si è trattato di un errore di traduzione dal greco al latino, che risale ai tempi di San Gerolamo, la parola greca per cammello è “kamelos”, mentre “kamilos” significa gomena (grossa corda usata dai pescatori) e rileggendo così la frase tutto prende una logica diversa nonostante l’ostinazione da parte della Chiesa di non accettare l’ipotesi di un errore.

P.S.: A volte ci si può consolare con il detto “mal comune mezzo gaudio”, se all’uomo “manca” un osso anche nella donna manca il baubellum o osso clitorideo (osso appunto situato nel clitoride) ma questa … è un’altra storia!!!.