Vincono i soliti noti e qualche coscia al vento

“In Rai tutto cambia perché nulla cambi. Tranne le minigonne, quelle si accorciano sempre.” -Italo Nostromo

Il cambiamento è l’illusione più riuscita

“Il cambiamento è l’illusione più riuscita della continuità”. La Rai, anche quest’anno, lo dimostra con una maestria da illusionista di provincia: ti distrae con qualche nuova entrata, ti stordisce con luci e finti annunci rivoluzionari, ma alla fine il mazzo è sempre quello. E le carte vincenti sono sempre le stesse: Carlo Conti, Milly Carlucci, Bruno Vespa, Antonella Clerici. Gente che ormai potremmo tranquillamente definire parte del mobilio aziendale.

Rai, la rivoluzione immobile

Tra i palinsesti 2025-2026 la Rai giura di innovare, ma poi stringi stringi e ci ritroviamo con Giletti che torna, Sciarelli che resta, Matano che si conferma, e una serie di corpi noti (non sempre “notabili”) che si riciclano da rete a rete. Di vera novità, solo qualche nome lanciato in seconda serata o relegato a programmi-laboratorio su Rai2, giusto per poter dire “ci abbiamo provato”. Intanto Alessandro Cattelan viene silenziato con garbo – il suo show chiude – e Barbara d’Urso resta in una “fase di scouting” che sembra più un limbo con vista sul nulla. Mara Venier? Dispersa tra le palme di Santo Domingo e le faide interne di “Domenica In”.

Il trionfo delle epidermidi

A colmare il vuoto di idee, arrivano loro: le bellone. Scosciate, abbronzate, oliate. Più che nuovi volti, sembrano uscite da un casting per Miss Soubrette 1987. A ogni prima serata, la telecamera non risparmia centimetro di pelle, con abiti talmente corti che la censura anni ‘80 sarebbe svenuta al primo stacchetto. Non si capisce bene cosa conducano o cosa dicano, ma di certo il trucco regge, le labbra sono piene, le ciglia pure. E il pubblico, ipnotizzato, guarda. Perché è noto che l’audience cresce proporzionalmente alla quantità di pelle mostrata sul monitor.

Anche la cucina Rai si adegua: più che programmi culinari, sembrano calendari sexy con la scusa del risotto. Altro che grembiule: scollature verticali, gonne orizzontali e l’immancabile tacco 12. Il vero format? “Chef col lato B”. Mentre mescolano la besciamella, strizzano l’occhio a telecamere che zoomano sulle curve con la delicatezza di un pitbull. A guardarle, più che casalinghe disperate, sembrano hostess da fiera della marmellata. E gli allupati ringraziano, felici di potersi godere uno spezzatino con contorno di décolleté.

Milly Carlucci, la zarina dell’intrattenimento fossilizzato

Milly è un monumento. Di quelli intoccabili, con la lacca eterna e il sorriso da regina delle fate. Anche quest’anno torna con Ballando con le Stelle, un programma che ormai balla da solo, mentre Milly si limita a dirigere con mano ferma e volto neutro. Nessuno osa toccarle una virgola: i concorrenti sono gli stessi ex VIP in cerca di redenzione, i giurati ancora lì a litigare per sport, le dinamiche narrative le stesse dal 2005. Eppure funziona. Perché la Rai, quando trova una formula che garantisce il 18% di share, la clona fino alla nausea. Milly potrebbe presentare anche l’oroscopo degli scarafaggi e qualcuno lo guarderebbe. Magari in prima serata.

Clerici, fornelli e confidenze zuccherose

Antonella Clerici resiste come le pentole Lagostina: indistruttibile e sempre in garanzia. Il suo È sempre mezzogiorno è una colazione estesa a tempo indefinito, dove le ricette sono solo una scusa per battute tenerelle, racconti familiari e ospiti da telethon emotivo. La cucina è casalinga, ma la costruzione è chirurgica. E dietro la spontaneità, c’è la consapevolezza di essere l’ultima vera padrona di casa della Rai. Intorno a lei, nuove leve cercano di emergere tra un soufflé e un outfit da discoteca: giacche aderenti, trucco full glam, padelle come accessorio da passerella. Sembra che per cucinare in tv oggi serva più un personal trainer che un diploma alberghiero.

Cambiamento cercasi

Nel frattempo, programmi cancellati a pioggia (E poi c’è Cattelan, Generazione Z, Petrolio, Agorà Weekend) fanno spazio a contenitori infiniti, talk con le solite facce e trasmissioni-evento che sanno di déjà vu. Si grida al rinnovamento, ma la Rai resta l’arca di Noè del piccolo schermo: si salvano sempre gli stessi. E se qualcuno cade fuori bordo, ci sarà sempre un reality Mediaset o una diretta Instagram pronta a raccoglierlo.

Il cambiamento è l’illusione più riuscita della continuità

E mentre il mondo corre, la Rai resta lì: ferma, truccata, tirata a lucido. Come una vecchia diva che non vuole ammettere di avere rughe. E che, invece di guardarsi allo specchio, preferisce abbassare le luci e accorciare le gonne. Il pubblico si divide tra nostalgici, anestetizzati e allupati: i primi si commuovono, i secondi si accontentano, gli ultimi zoomano mentalmente. Ma intanto la televisione pubblica resta sospesa in un eterno presente, dove tutto cambia solo per lasciar spazio all’ennesima coscia in primo piano.

di Carlo Di Stanislao

La Redazione de La Dolce Vita
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