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In “PANTAFA” di Emanuele scarinci l’Abruzzo Horror che ci piace

Nel film l’omaggio sentimentale alla cultura e al folclore della nostra regione

È in programmazione in tutte le sale cinematografiche italiane PANTAFA, il film dalle atmosfere gotiche del regista di origine abruzzese Emanuele Scaringi (la sua famiglia proviene da Altavilla frazione di Montorio al Vomano, in provincia di Teramo).
Con Kasia Smutniak, Greta Santi, Mario Sgueglia, Betti Pedrazzi, Mauro Marino, Giuseppe Cederna e con Francesco Colella, prodotto da Fandango con Rai Cinema e distribuito da Fandango e con la presenza del premio Oscar per i costumi, Gabriella Pescucci.

Emanuele Scaringi – Kasia Smutniak @Christian Nosel

Il film narra la maledizione di Malanotte

Marta e sua figlia Nina si trasferiscono a Malanotte, un piccolo paese di montagna, nella speranza di trovare sollievo ai disturbi del sonno di Nina. Tuttavia, le stranezze del paese e l’atmosfera inquietante della casa in cui si trasferiscono non sfuggono alle protagoniste. Malanotte cela un oscuro segreto, una maledizione che affligge il paese da tempo immemorabile.

Il peggioramento dei sintomi di Nina

Già dalla prima notte, i sintomi di Nina sembrano peggiorare. La bambina è tormentata da incubi sempre più vividi e terrificanti, in cui una figura spettrale la immobilizza e le ruba il respiro. La situazione diventa insostenibile per Marta, che si ritrova sola e impotente di fronte al male che sembra aver preso di mira sua figlia.

Kasia Smutniak-Greta Santi @Christian Nosel

La ricerca della verità

Marta, determinata a salvare sua figlia, inizia a indagare sulle stranezze del paese e sulla storia di Malanotte. Nel suo percorso di scoperta, si imbatte in personaggi enigmatici e misteriosi che sembrano sapere più di quanto vogliano ammettere. La ricerca della verità la porterà a svelare i segreti più oscuri del paese e a lottare contro le forze del male che minacciano la vita di Nina.

Kasia Smutniak-Greta Santi @Christian Nosel

Un finale mozzafiato

Nel tentativo di proteggere sua figlia e liberarla dall’incubo che la tormenta, Marta sarà costretta a confrontarsi con il male in persona. Il film culmina in un finale mozzafiato, in cui amore e coraggio si scontrano con la forza oscura che pervade Malanotte. “PANTAFA” è un horror che non solo ci intrattiene, ma ci fa anche riflettere sull’importanza del legame familiare e della determinazione nel combattere le avversità.

Emanuele Scaringi-backstage @Christian Nosel

Intervista a Emanuele Scaringi, regista del film PANTAFA

Da dove nasce l’idea del progetto PANTAFA e come hai scoperto la figura della Pantafa?

Qualche anno fa mi capitò di leggere un articolo scientifico sugli studi del dottor Romanelli sulla “paralisi del sonno”, uno stato alterato della fase rem che può provocare allucinazioni. Questa disagievole condizione che si verifica principalmente durante la notte ha dato origine in molte regioni a miti e leggende di mostri che incombono sul dormiente paralizzandolo. In Abruzzo questo mostro si chiama pantafa o pantafeche ed è raffigurata come un’orribile strega anche se non è proprio una strega.

Qual è il ruolo della Pantafa nella tradizione orale abruzzese?

La Pantafa è la raffigurazione del mostro. La rappresentazione del male. L’incarnazione della nostra parte più buia. Un male oscuro che ci consuma quotidianamente e rode ogni nostra piccola sicurezza. La Pantafa è una parte di noi, parla delle nostre bassezze più recondite. Quello che spaventa non è l’orrore mostrato ma il non visto, l’orrore che viene evocato. Quello che non si potrebbe raccontare. Le storie dell’orrore servono anche a questo, a trasformare, tramandare e liberarsi delle nostre paure e debolezze.

Nel film PANTAFA, come viene utilizzata la simbologia evocativa?

Ricordiamo che le ninne nanne delle nonne con “l’uomo nero che porta via i bambini” non sono proprio rassicuranti, ma questa narrazione fantastica per quanto possa sembrare spaventosa ha un intento educativo per il bambino che deve diventare adulto vincendo le sue paure. Nel film, la simbologia evocativa è molto presente, proprio per trasmettere questo messaggio.

Perché l’horror non ha grande spazio nella cinematografia italiana nonostante abbia avuto grandi maestri come Dario Argento?

In Italia purtroppo questo genere soffre di una serie di limiti riguardanti la distribuzione, la fascia oraria di programmazione, minori giorni di proiezione, minori sponsorizzazioni, forse dei pregiudizi che però incidono sulla richiesta di mercato. La Rai in questo progetto è stata coraggiosa perché per quanto si possa lavorare su un tema, lo spettatore o il lettore rimangono i soli giudici. Ognuno ne elabora un suo personale significato.

PANTAFA riporta l’Abruzzo nei cinema, ma il film non è stato girato nella regione. Quali sono le difficoltà legate all’industria cinematografica in Abruzzo?

Purtroppo in Abruzzo mancano le strutture necessarie a sorreggere l’industria cinematografica in genere, sia finanziarie che logistiche. È un peccato perché negli ultimi anni l’Abruzzo ha generato idee, storie e autori molto amati.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso il film PANTAFA?

Questo film è anche un modo di restituire al territorio la sua cultura e i suoi valori ancestrali e così facendo, preservarne la memoria.

di Mira Carpineta