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INDAGINE CORONAVIRUS: DIAMO VOCE ALLE AZIENDE

Continua l’indagine di Wine Meridian, attraverso opinioni, timori, ripercussioni e strategie aziendali di fronte all’emergenza coronavirus.

Indagine coronavirus: diamo voce alle aziende (part.4)

Proseguiamo la nostra indagine sulle reazioni e ripercussioni che stanno avendo le aziende italiane del vino in relazione all’emergenza Coronavirus che allo stato attuale ha posto il nostro Paese tra quelli con il maggior tasso di crescita dell’epidemia.Il nostro obiettivo, ricordiamo, è quello di mantenere una relazione aperta con le imprese del vino italiane in una delle fasi più complesse della nostra epoca.

Ci può dire quanto l’attuale emergenza Coronavirus sta influendo nella sua attività?

> Gabriele Grazi, Sales Manager – Podere Le Ripi
Sì, sta influendo molto per la sua espansione e ricaduta a livello globale. In Val d’Orcia abbiamo ricevuto disdette e gli ordini del primo semestre sono stati procrastinati.  
Nel resto del mondo, come a Milano, la gente non esce e gli importatori sono in attesa che i clienti tornino a vivere nella “normalità” di sempre.

> Manuela Oregna, PR e Comunicazione – Villa Sandi
Per quanto riguarda l’export sono saltati gli appuntamenti ed anche l’incoming di partners in azienda. Sul fronte hospitality ci siamo dovuti ridimensionare molto anche a fronte delle cancellazioni degli alberghi.

> Judith Rottensteiner, Sales & Marketing – Tenuta Hans Rottensteiner
L’anno è cominciato molto bene, ma il turismo ora è fermo, sicuramente ne risentiremo. Sul fronte export non stiamo per ora subendo ripercussioni e forse quando l’emergenza scemerà, ripartiremo col mercato locale. Ieri comunque eravamo in ufficio e non arrivavano mail e telefonate, non nascondo che ci siamo guardati tra noi in maniera eloquente.

> Cristina Franco, Resp. Comunicazione – Tenuta Capri
Stiamo subendo dei contraccolpi, ho dovuto rinunciare ad incontri con operatori cinesi per motivi di sicurezza dato che lavoro a contatto con tanti lavoratori. Ne risentiamo anche con i contatti nel Nord Europa che sono prudenti e circospetti nei confronti dei prodotti italiani.

> Sandra Hament , Titolare Cantina Viviani
L’emergenza sta influendo tanto, non partono ordini, o quasi, per l’Italia. La Svezia non fa ordini al momento ed i restanti mercati sono poco attivi, fatta eccezione per Norvegia e Russia.
L’Italia è il grande infettato e c’è un blocco psicologico nel consumatore. Sono olandese e posso affermare che nel mio paese stanno sottovalutando il problema sia dal punto di vista sanitario che economico. L’Italia a mio avviso ha reagito bene sul piano medico ed assistenziale per arginare questo improvviso fenomeno emergenziale.

> Anastasia Mancini, Titolare Buccia Nera
L’emergenza sta influendo negativamente sia a livello territoriale che per quanto riguarda l’estero. Lombardia e Nord Europa sono ferme, Cina e Hong Kong risultano bloccate da Natale, il Sud-Est asiatico si muove, ma senza certezze sui mesi a venire. Gli USA, date le difficoltà attuali, restano un punto di domanda. Nel Regno Unito mancano ancora direttive chiare sul cosiddetto “periodo di transizione” post Brexit. La mia speranza è che oltre agli accordi ed ai dazi internazionali gli Stati sappiano ragionare in un’ottica più allargata, il vino che esportiamo genera lavoro e denaro.

> Isabella Pelizzatti Perego, Titolare Arpepe
Per il momento i rapporti con l’estero proseguono, mentre in Lombardia la situazione è pesante, in particolar modo a Milano.

> Ugo Pasetti, Export Manager – Contesa Wines
La situazione è ambigua, quindi per quanto ci riguarda eventi e presentazioni, anche in zone limitrofe, sono annullati o spostati.

Prowein è stato annullato, Vinitaly rinviato a giugno. Qual è la vostra opinione rispetto a queste difficili decisioni degli enti fieristici?

> Gabriele Grazi, Sales Manager – Podere Le Ripi
Aver annullato Prowein è stata una scelta giusta nonostante per la nostra azienda fosse molto importante, soprattutto durante il mese di marzo. Il rinvio sarebbe stato inutile. Posticipare Vinitaly a metà giugno per quanto ci riguarda ha poco senso, perde molto valore.

> Manuela Oregna, PR e Comunicazione – Villa Sandi
Condividiamo la scelta di Vinitaly, se tutto va bene può essere una ripartenza per il nostro Paese. L’annullamento di Prowein non mi ha stupita anche in relazione alla scelta di Vinitaly.

> Judith Rottensteiner, Sales & Marketing – Tenuta Hans Rottensteiner
È difficile dire quale sia stata la scelta migliore. Per quanto riguarda il Vinitaly spero che a giugno, dal punto di vista sanitario, la situazione sia migliore ma ci chiediamo se non fosse meglio annullare come ha fatto Prowein. A Giugno se rientrerà l’emergenza ripartirà il turismo ma potrebbe essere molto tardi per il business del vino.

> Cristina Franco, Resp. Comunicazione �” Tenuta Capri
Mi auguro che Vinitaly venga fatto, ma si tratta di una situazione ancora incerta anche se sono state definite delle date. Noi comunque non saremo andati a Verona, siamo un’azienda piccola, ma il rinvio di Vinitaly fotografa bene la situazione.

> Sandra Hament, Titolare Cantina Viviani
Decisioni corrette per evitare l’espansione del virus ed impedire di far attivare le aziende in manifestazioni che sarebbero risultate semi deserte. Avevamo uno stand collettivo con altre 7 aziende e un paio avevano già annullato prima della decisione degli organizzatori.

> Anastasia Mancini, Titolare Buccia Nera
Decisione difficile ma comprensibile, organizzare eventi di questa portata a tutti i costi e probabilmente senza risultati, non avrebbe avuto senso. In ogni caso le nuove date di Vinitaly mi sembrano tanto vicine.

> Isabella Pelizzatti Perego, Titolare Arpepe
Si tratta di soluzioni estreme che rispondono a situazioni estreme. Posticipare è meglio, speriamo che finisca tutto prima di giugno.

> Ugo Pasetti, Export Manager – Contesa Wines
Eravamo dubbiosi sulla prima conferma di Vinitaly e sul fatto che si potesse proporre l’evento esclusivamente come una “fiera per produttori”. Il costo di Vinitaly potrebbe almeno essere attutito da questo rinvio.

L’emergenza Coronavirus di fatto si aggiunge ad un quadro di incertezza che da alcuni anni sta caratterizzando anche il nostro settore vitivinicolo. Con quali strategie state gestendo una fase storica così complessa?

> Gabriele Grazi, Sales Manager – Podere Le Ripi
Le strategie possono essere diverse: andiamo noi da loro, ma muoversi è molto difficoltoso per la questione delle quarantene. Un’altra soluzione può essere tenersi in contatto tramite mail e telefono mantenendo vivo il rapporto, mandando i campioni con le nuove annate e attendendo che le porte si riaprano. Sono approcci sicuramente differenti da quelli usuali, ma è meglio di niente.

> Manuela Oregna, PR e Comunicazione – Villa Sandi
La questione è più complessa e globale del previsto. Le fiere sono importanti come momento di incontro e relazione che ovviamente è mancato. Una strategia che vogliamo adottare è quella di fare delle “conference call”, con degustazioni, utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione.

> Judith Rottensteiner, Sales & Marketing – Tenuta Hans Rottensteiner
Una soluzione potrebbe essere non puntare solo sul mercato locale e nazionale, ma cercare nicchie che permettano una differenziazione. Una strategia ulteriore è quella di dedicare il tempo che non possiamo investire in viaggi, per fare ricerca, comunicazione e contatto con i partners.

> Cristina Franco, Resp. Comunicazione – Tenuta Capri
Restiamo vigili anche perché non abbiamo la forza economica per poter creare grandi strategie. Vorrei parlarne con alcuni enti, con Coldiretti ed istituzioni per capire come muoversi in maniera ponderata. Nel mentre, sperando che tutto rientri velocemente, proseguire l’investimento che abbiamo iniziato nell’incoming in azienda a livello di enoturismo.

> Sandra Hament, Titolare Cantina Viviani
Data l’imprevedibilità della situazione attuale, la strategia è quella di mantenere la calma, non abbassare i prezzi, lavorare sul vigneto, sui vini nuovi, stare vicino ai clienti. Questo sarà il nostro piano marketing. Abbiamo sempre diversificato rivolgendoci a 28 mercati differenti, ognuno rappresenta circa un 7%. Credo sia stata una strategia lungimirante per fronteggiare ogni possibile crollo.

> Anastasia Mancini, Titolare Buccia Nera
Il momento non è facile perché certe cose non dipendono da noi. Noi stiamo pensando e lavorando su diversi aspetti che sono attuali. Innanzitutto il cambiamento climatico per cui ogni stagione viene affrontata dagli agronomi con l’obiettivo primario di dare equilibrio alla pianta e monitorare la stagione costantemente.
Vista l’emergenza generata dal coronavirus non usciremo dall’Italia, ci concentreremo sull’azienda, nonostante programmare il lavoro e le agende sia diventato difficile. Ci impegneremo nei lavori pratici e in tutte quelle operazioni che solitamente passano in secondo piano. Questo evento ci dà la percezione di quanto siamo uniti ed interconnessi nel mondo della globalizzazione.

> Isabella Pelizzatti Perego, Titolare Arpepe
Noi siamo un’azienda piccola con prodotti particolari e territoriali. La nostra nicchia ci permette di mantenere il mercato. Le strategie in atto sono continuare a lavorare sulla nostra qualità, comunicare di più per farci sentire vicini al consumatore e al cliente, aggiornare, infittire i rapporti consolidandoli. Cerchiamo da sempre di girare molto mettendoci la faccia, appena sarà possibile torneremo in campo con la nostra squadra in Italia e all’estero. Una strategia spesso vincente resta quella di non focalizzarsi su un mercato in particolare ma diversificare.

> Ugo Pasetti, Export Manager – Contesa Wines
Al momento non abbiamo definito una strategia precisa. Il lavoro non si ferma, la campagna è sempre viva.
Per noi il Global Warming è un problema maggiore rispetto al coronavirus: quest’anno c’è stata pochissima acqua, il problema sono le risorse idriche. Stiamo ripulendo un laghetto di proprietà da cui attingere per creare un impianto a goccia. Le nuove vigne le stiamo piantiamo con la pergola abruzzese per evitare evaporazione eccessiva e dare la giusta esposizione al grappolo.
Il nostro mercato principale è il Regno Unito (primo paese importatore), poi gli USA. Aspetteremo nel fare investimenti su ampliamenti, strutture e strumenti data l’incertezza dei mercati, ma investiremo ancora sulla vigna.
Redazione Wine Meridian