“La giustizia non consiste nel dare a tutti la stessa cosa, ma a ciascuno ciò che gli spetta.” — Aristotele
La vergogna non esiste più: la vicenda di Luisanna Cola
La vicenda di Luisanna Cola, ex primario dell’ospedale “Murri” di Fermo, è l’ennesima dimostrazione che in questo Paese la vergogna non esiste più.
In Italia succede sempre così: un concorso illegittimo, una sentenza della Cassazione che certifica la scorrettezza, uno stipendio di mezzo milione di euro percepito senza titolo. E qual è l’esito finale? Una candidatura politica. Applausi.
Una nomina cucita a tavolino
I fatti sono semplici: nel 2017 vince il concorso Daniele Strovegli, ma a guidare il reparto viene messa Cola, seconda classificata, per volontà dell’allora direttore dell’Area Vasta 4, Licio Livini. La motivazione ufficiale? Il suo profilo sarebbe stato “più aderente alle esigenze”. Tradotto: vinci ma perdi, perché a comandare non è la graduatoria, ma la politica.
Otto anni di stipendi da primario – circa 5.000 euro netti al mese – mentre il vero vincitore restava fuori. Solo nel 2025, dopo una trafila di ricorsi, la Cassazione mette nero su bianco: quella nomina era illegittima, in violazione dei principi di correttezza e buona fede.
Dalle dimissioni al Pd: il passo è breve
A febbraio 2025 Cola si dimette con la scusa di voler “migliorare la qualità della vita”. Nessun cenno alla sentenza che la smaschera. Dopo appena qualche settimana, rieccola candidata con il Partito Democratico alle regionali delle Marche.
Il partito che da decenni si erge a paladino di legalità e trasparenza ora si porta in casa una figura marchiata da una condanna della Cassazione. Una scelta che grida vendetta: se questo è il concetto di etica pubblica, non stupiamoci della disaffezione dei cittadini.
Sanità e politica: matrimonio tossico
La verità è che la sanità italiana è da sempre terreno di caccia per la politica. Primari, direttori generali, responsabili di reparto: troppi incarichi sono decisi nelle segreterie dei partiti invece che nelle aule dei concorsi.
La vicenda di Luisanna Cola: Favori e Premi
Il caso Cola lo dimostra in pieno. E come se non bastasse, lo stesso Livini – l’uomo che la nominò ribaltando la graduatoria – oggi è in corsa come candidato sindaco di Fermo per lo stesso Pd. Una catena di favori e premi che non conosce pudore.
Il conto lo paghiamo noi
A Cola restano in tasca quasi 500mila euro. A Strovegli resta una carriera mutilata. Ai cittadini resta un sistema in cui il merito non conta nulla. E ora dovremo pure assistere all’ennesima candidatura trasformata in “nuova opportunità”.
Dove sono le scuse pubbliche? Dove sono i rimborsi? E soprattutto: dove sono le reazioni indignate della politica nazionale? Silenzio assoluto. Perché in Italia nessuno paga mai davvero.
La rassegnazione è il vero cancro
Il dramma non è solo la vicenda in sé, ma la normalità con cui viene accettata. Un primario illegittimo diventa candidato, e invece di gridare allo scandalo, molti alzano le spalle: “Tanto funziona sempre così”.
Questa rassegnazione è il vero cancro del Paese. Finché gli elettori non inizieranno a punire con il voto queste operazioni, la politica continuerà a riciclare chiunque.
La vicenda di Luisanna Cola: sveglia, cittadini
Il caso Cola è una fotografia perfetta dell’Italia: le regole ci sono, ma si aggirano; i concorsi si fanno, ma si ribaltano; le sentenze arrivano, ma non fermano le carriere.
Ora la parola passa agli elettori delle Marche. Se premieranno questa candidatura, avranno accettato che l’illegalità è un titolo di merito. Se invece la bocceranno, avranno dato un segnale chiaro: la pazienza è finita.
La scelta è semplice: o la dignità, o la solita farsa.