Si fa tanto un gran parlare in questi giorni di come cambierà il mondo del lavoro dato che è in corso a Torino il G7 del lavoro e coma già manifestato da “The European house Ambrosetti” nel suo manifesto “Tecnologia e lavoro: come governare il cambiamento”. E siamo certi che il lavoro già di oggi e specie quello di domani non sarà più come ce lo immaginavamo dato che il “servizio” o la “prestazione d’opera” ha cambiato connotati. E si comprende come l’evoluzione tecnologica non possa essere arrestata, significherebbe spegnere il nostro cervello. E molti tipi di lavoro scompariranno, in particolare i quadri intermedi ampiamente sostituiti dagli infernali “Data-base”, ma sono destinati a scomparire anche quelli che oggi, pur ampiamente sottopagati, rappresenterebbero l’ancora di salvezza come l’autista o il cameriere visti i progressi delle auto senza pilota e il food-obtaining sempre più meccanizzato. Il problema che sorge non è il miglioramento e la semplificazione del nostro vivere, bensì come disporre le nostre risorse per un adattamento che non ama contraddizioni. Siamo tutti capaci di interloquire con destrezza con la tastiera di un laptop? Siamo ben protetti nella nostra privacy qualora fossimo in grado? Siamo consapevoli di quale controllo eserciteranno i detentori dei “Big Data” sulla nostra vita e le nostre scelte? E se malauguratamente mettessimo al mondo figli con velocità di link neuronale non proprio all’altezza? Che si fa? Li si conduce al campo dei pomodori o bisogna aspettare la campagna vitivinicola? Li si impiega per la piantumazione dei rimboschimenti visto che stanno scomparendo pure le guardie forestali? Si da loro un impiego statale ben sindacalizzato ma molto protettivo anche se sta finendo anche la trippa per gatti? Ma non è forse per questo che è nato il “Nuovo Mondo” globalizzato che ci fornisce il reddito di cittadinanza o di inclusione nel suo magnanime progetto? Ma perché si continua a vedere la medaglia solo da un lato? Perché non si cerca una possibile via di mezzo che rallenti o codifichi la sproporzione? E se veramente vogliamo porre le nuove generazioni nelle condizioni di poter gestire consapevolmente il mutamento un tantino innaturale, perché non le si prepara adeguatamente ma al contrario le si indottrina con mezzi che ostacolano il pensiero autonomo e la creazione di quelle reti neuronali tanto utili alla sopravvivenza, come sta facendo questa “Buona Scuola(sic!) e questo splendido “Supermarket universitario”? Stiamo conducendo le nuove generazioni ad odiare la vecchia non a contrastarla per superarla come diceva Freud “uccidendo il padre” e a ciucciarne le risorse accumulate. Quest’anno al Meeting ciellino di Rimini è stata proposta una meditazione su una frase del “Faust” di Wolfgang Goethe “..quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo per possederlo..” Meditate giovani, meditate!
LAVORO NUOVO
