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Le abitudini romantiche da covid 19

Le buone abitudini possono nascere per caso o per bisogno.
Le restrizioni ed il lockdown di quella che sarà ricordata nei secoli la pandemia da covid 19 hanno comportato la drastica modifica di tanti spaccati di vita quotidiana: i pendolari sono scomparsi, le palestre sono chiuse, perfino prendere un caffè al bar è stata un’ utopia.

L’ impatto iniziale è stato traumatico perché, si sa, l’uomo è un animale sociale e il binomio edicola-caffè al bar è l’inizio ideale della giornata della vita di molti di noi.
Lavorare da casa con moglie e figli sempre presenti, oppure farlo in tuta e senza trucco in assenza di riunioni, rigorosamente via web, gli allenamenti sui balconi e le pizze home-made del sabato sera sono diventate la nuova routine.

Ci siamo abituati perfino alla dad, all’amuchina sempre in borsa, e ai termometri agli ingressi dei posti di lavoro, dei supermercati e di ogni luogo di passaggio quotidiano che non fosse l’attività sportiva all’aria aperta.
E’ diventato normale parlare di contagi, ascoltare i dati degli rt al telegiornale e attendere i dpcm che definiscono il colore della regione di appartenenza.
Quello a cui non ci siamo abituati del covid 19 e, a cui non ci abitueremo mai perché è nella nostra natura, sono ovviamente le perdite ed, in questo caso, la durezza, lo sgomento e l’imprevedibilità con cui sono avvenute.

Talmente non si può accettare questa parte dell’ultimo periodo che mi soffermerò ad analizzare le abitudini romantiche del covid 19.
Con la pandemia, in effetti, abbiamo fatto nostre alcune buone consuetudini che dovremmo cercare di non abbandonare più.

Durante la crisi abbiamo imparato l’importanza di prenderci cura di noi stessi.
Non solo nel senso di farsi un pisolino e prepararsi un bagno caldo, abbiamo imparato a stabilire le nostre priorità, trovare dei confini e dedicarci ai nostri scopi.
In questi giorni pericolosi e lenti, dopo un fortissimo impatto iniziale, che ha messo a dura prova gli amori a distanza, la pazienza dei conviventi e la solida stabilità delle famiglie, abbiamo imparato che dedicare tempo ai nostri affetti più intimi non è che sia poi un’esperienza così seccante.

Abbiamo inziato a trovare piacevole il tempo passato a quattro mani sui fornelli, allietandolo con un bicchiere di vino ed un po’ di musica e, magari, alcuni di noi, hanno iniziato a provare davvero gusto nel cimentarsi nel ruolo degli chef in coppia, nell’apparecchiare la tavola con rinnovata cura dei dettagli tutti i sabati e nel vestirsi e truccarsi solo per le persone o la persona amata dentro le quattro mura per il puro piacere di farlo e non perché le convenzioni ce lo impongono.

La possibilità di scegliere davvero chi sentire, non dovendo sottostare rigidamente ai dettami della società, ci hanno permesso di dedicare le nostre attenzioni, le nostre telefonate a coloro da cui ci portava davvero il cuore.
Ci siamo ritrovati quasi tutti, almeno per una volta, sui tetti condominiali in compagnia di un libro, di un tramonto o di un’alba.

I più coraggiosi hanno avuto il piacere di passeggiare, quando consentito, nella città deserta, con il rumore del mare in sottofondo e nessuna macchina a disturbare il paesaggio.

C’è chi ha scoperto che i vicini di casa sono delle persone piacevoli e simpatiche e che scambiarsi fugacemente un sorriso dietro le mascherine o chiacchierare dal balcone può diventare un appuntamento fisso.
Magari ci siamo concessi il tempo di scrivere lettere a mano, di curare le piante, di rispolverare i vecchi album di foto che, nella frenesia dei giorni migliori, avevamo dimenticato di avere.

I più coraggiosi hanno affrontato le questioni con se stessi ed hanno impiegato questo tempo lento e solitario per guardarsi davvero nel profondo e, perché no, trovare la voglia per ricominciare veramente.
C’ è chi finalmente ha visto i film che non si aveva mai il tempo di vedere e chi ha rivangato le vacanze e tutte le storie buffe che custidiamo nel cassetto per consolare la persona amata nei momenti bui.

Nonostante questo sia un periodo di paura e sgomento, alla fine, ce l’abbiamo fatta con rinnovata speranza e c’è chi, penso la maggior parte di noi, ha stilato quella bucket list dei luoghi da visitare come si potrà riprendere in mano il passaporto con il sorriso e, questa volta, siamo sicuri che non mancheremo quel tramonto, quella gita o quel safari.

Di tutto ciò che vorremmo dimenticare e che porterà per sempre il nome di covid 19, in fondo, potremmo decidere di continuare a guardare dai tetti, qualche volta, la città che non sarà più deserta e di tenerci strette tutte le abitudini romantiche come il caffè condiviso a distanza negli atri dei palazzi o il sabato sera a casa con i tacchi e le candele.

Anna Chiara De Nardis