Si grida allo scandalo quando si appura che un giudice della Corte Costituzionale, tale Nicolò Zanon , ha permesso l’uso dell’auto blù alla moglie per uso privato di un bene pubblico. Ora si comprende il dissapore dell’opinione pubblica verso simili privilegi di esponenti della casta giudiziaria che sembra andare a braccetto col pass nelle ZTL della moglie dell’ex presidente del consiglio ma a ben vedere se nel secondo caso si tratterebbe di semplice arroganza del tipo “lei non sa chi sono io” nel primo caso addirittura sembra non ci sia nemmeno “reato” come ribadito dall’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida in quanto se nella legge si stabilisce che il privilegio è relegato al solo mandato di giudice, nella stessa si consente ai pensionati extra-servizio questo godimento che secondo prassi consente al giudice di adoperare quella macchina come gli pare. Ciò nonostante lo stesso giudice ha rassegnato le dimissioni, ovviamente respinte dalla corte in quanto passibile di “non reato”. E per questo vogliamo inveire contro il giudice o in realtà contro chi ha scritto quella legge? Mi sembra più opportuna la seconda scelta. Ciò non toglie che la stessa magistratura ha raggiunto limiti inconciliabili con la giustizia e l’umanità impantanata nelle pastoie burocratiche che minano profondamente l’intelligenza umana, il senso del bene comune, il rispetto del popolo italiano secondo Costituzione, la stessa ammissione giurisprudenziale, tante volte espressa e scritta, della condotta assolutrice del buon “pater familias”. Non sembra poter aggiungere altro alla notizia del sequestro di una struttura tirata su in emergenza in una zona terremotata (Norcia), con donazioni private attraverso campagne di solidarietà promosse da “Corriere della sera” e dalla emittente televisiva “La7”. Un’opera di legno e cristallo di circa 400mq ad uso per riparo anche di attività del comune e al servizio dei cittadini, ideata e eseguita gratuitamente dall’architetto Stefano Boeri che insieme al sindaco della citta si è visto arrivare un avviso di garanzia dalla procura di Spoleto per “abuso edilizio” in quanto non hanno chiesto il permesso alla Soprintendenza o tenuto conto dei vincoli paesaggistici costruendo qualcosa di stabile e non temporaneo quando la stessa struttura per come è fatta può essere smontata e rimontata. Nonostante all’inaugurazione erano presenti tutte le autorità civili, militari e religiose. Somiglia molto alla casetta di legno che si è costruita dopo il terremoto la vecchietta ultranovantenne Peppina nel maceratese, in un’area edificabile di proprietà, per il desiderio di morire nella sua terra e non in un container , ma dalla quale è stata “sfrattata” in quanto non avendo adempito i tempi burocratici dei permessi dall’autorità forestale, anche in questo caso per vincoli paesaggistici . Ma dov’è la magistratura quando si operano abusi edilizi “non in emergenza” come lungo le coste sicule, campane o hanno un occhio chiuso da una parte e aperto sull’altra? Come si può ostentare il cavillo del vincolo paesaggistico quando il nostro paese è sommerso da rifiuti tossici in ogni luogo, come nella Terra dei Fuochi, da fiumi ridotte a cloache all’aria aperta, dalle mafie eoliche cui solo Sgarbi si contorce? Allora se così dev’essere sarebbe opportuna che la magistratura indagasse in flagranza di reato “Madre Natura” in quanto non ha dato il preavviso della forza tellurica e non ha chiesto neanche il permesso di demolizione di edifici urbani. Spero in un senso di ravvedimento giudiziale della procura ricordando cosa voglia dire la nostra beneamata carta costituzionale e soprattutto il bene pubblico, il rispetto dei cittadini terremotati che chiedevano a gran voce la struttura, il rispetto per chi ha promosso e donato i sussidi economici per la sua realizzazione a meno che legalmente non si voglia perseguire anche coloro che hanno elargito i fondi per “concorso di colpa”.
MAGISTRATURA NEL CAOS
