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SECONDA GIORNATA DI PREVENZIONE DELL’ACUFENE A PESCARA

“Dalla musica e dalla fisioterapia arrivano due validi ausili per contrastare gli effetti e il disagio causati dall’Acufene, il tipico ronzio dell’orecchio, che oggi affligge almeno 2milioni 400 mila persone al mondo. Alcuni suoni, come quello delle onde del mare o di una cascata, ma anche alcune melodie, possono determinare l’effetto ‘mascheramento’ distogliendo l’attenzione del paziente dal rumore insistente, sino a indurlo a non avvertirlo affatto. Ma ovviamente non basta: quando si avverte il disagio dell’acufene, è fondamentale intraprendere un percorso diagnostico preciso che porta anche a una valutazione fisiatrica perché problemi posturali o anche maxillo-facciali possono contribuire all’insorgenza della patologia”. Lo ha detto il dottor Francesco Berni Canani, medico specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale, Dirigente medico del reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale civile di Pescara, nel corso della seconda ‘Giornata sociale di Prevenzione’ dedicata all’acufene che si è svolta all’Auditorium Petruzzi, a Pescara. “La percentuale di persone colpite dall’acufene – ha spiegato il dottor Berni Canani – sta crescendo a vista d’occhio, oggi almeno il 10-15 per cento della popolazione è affetta da tale patologia, più o meno molesta e fastidiosa, ma soprattutto, se fino a qualche anno fa rappresentava un problema tipico dell’età avanzata, oggi l’acufene colpisce soggetti sempre più giovani che si rivolgono all’otorino, spesso tardi, per segnalare quel ronzio fisso nell’orecchio. Segno dei tempi, evidentemente, dei rumori invasivi e spesso traumatici che ci circondano ogni giorno, ma anche del prematuro insorgere di altre malattie che credevamo fossero tipiche dell’età matura. La diagnosi non è semplice: c’è chi riferisce di avvertire un ronzio fisso, chi un fischio sottile, alcuni descrivono questo suono come il ‘soffio del vento’ o ‘acqua che scorre’, mentre per alcuni si parla di un rumore pulsante, come il cuore che batte, o uno scatto meccanico. Sotto il profilo medico, diciamo che l’acufene è una sofferenza dell’organo dell’udito, che può insorgere in relazione a cause spesso diverse fra loro. Un soggetto che lamenti la comparsa improvvisa di un suono anomalo nell’orecchio dovrebbe in breve tempo riferirlo al proprio medico curante che, a sua volta, non dirà mai al proprio paziente che ‘non c’è nulla da fare’, ma piuttosto farà la prima valutazione del quadro generale, per poi indirizzare il paziente allo specialista otorino che formulerà la propria diagnosi partendo dalla valutazione dell’organo uditivo, attraverso gli esami classici come quello audiometrico, l’acufenometria e le otoemissioni acustiche, per poi decidere eventuali approfondimenti neuroradiologici, ecodoppler dei vasi aortici e intracranici, o esami dell’articolazione temporo-mandibolare. Ci sono ovviamente delle specifiche malattie dell’orecchio che possono indurre acufene, come una infezione importante, purulenta, con rottura della membrana timpanica, oppure l’otosclerosi, o anche la malattia di Méniere. Senza dimenticare che ci sono anche cibi che oggi si ritengono possano indurre il disagio, come il glutammato, oltre che una predisposizione familiare e l’uso prolungato di alcuni farmaci. Ma la ricerca è ancora aperta”. “Dalla musica – ha detto il Maestro Angelo Valori, docente del Conservatorio Musicale ‘D’Annunzio’, compositore e musicista – arriva un ottimo aiuto. E’ infatti provato che proponendo dei suoni a determinate frequenze, si garantisce al paziente un effetto ‘mascheramento’ dell’acufene, ovvero il paziente ascolta una musica e di fatto non avverte più quel ronzio assillante all’orecchio, con un effetto che si prolunga nel tempo”. Il Maestro Valori ha dunque proposto l’ascolto di due diverse melodie, da lui stesso composte proprio nell’ambito della ricerca sull’acufene, come dimostrazione pratica e ha annunciato “la preparazione di un’indagine ad ampio spettro che porteremo avanti con il Dipartimento di Musicoterapia del Conservatorio prendendo in esame alcuni campioni di utenti e verificando, con metodo scientifico, gli effetti prodotti dalla musica”. Al dibattito ha portato il proprio contributo il dottor Bruno Odoardi, audioprotesista della Maico, main sponsor dell’evento odierno, “il paziente affetto da acufene – ha detto Odoardi – ha bisogno di una squadra che si occupi del suo caso, non di un battitore libero perché ancora oggi le cause della patologia possono essere tantissime, dai problemi vascolari a quelli pressori, da una patologia cerebrale, compreso un problema oncologico, a un semplice disturbo dell’udito. Accertata la cronicizzazione benigna dell’acufene, va supportato il paziente, favorendo anche il suo adattamento, garantendogli quegli ausili medico-sanitari che addirittura lo aiutano a non avvertire il fastidio, puntando sull’arricchimento sonoro dell’ambiente in cui vive”. La dottoressa Serena Columbo, specialista in medicina Fisica e Riabilitazione e Direttore sanitario dei Centri Fisioter e il dottor Paolo Mancini, specialista in chirurgia maxillo-facciale, hanno invece approfondito “la complicità dei problemi posturali o maxillofacciali, ovvero i problemi di masticazione, che possono essere causa dell’acufene. Per questa ragione – ha spiegato la dottoressa Columbo – è importante, prendendo in carico un paziente, avviarlo lungo un percorso diagnostico teso, infine, a migliorare la sua qualità della vita, attraverso una terapia necessariamente personalizzata. All’origine dell’acufene possono esserci delle problematiche somatosensoriali, patologie muscolari o sindrome miofasciale, con disturbi del distretto collo-testa che possono essere trattati attraverso le onde d’urto, questo per sottolineare la complessità di una patologia ancora troppo poco indagata nel nostro Paese”.