Centosessantuno anni fa, e precisamente il 17 ottobre 1860, Re Vittorio Emanuele attraversò a cavallo con il suo esercito la città di Castellamare Adriatico per poi fare visita alla Piazzaforte di Pescara, una delle tre fortezze più importanti e strategiche del Regno delle Due Sicilie. Partito da Torino su consiglio del Conte di Cavour, Vittorio Emanuele superò il fiume Tronto, confine naturale tra lo Stato Pontificio e il Regno borbonico, per poi fermarsi il giorno dopo– il 16 ottobre – a riposarsi nella villa del barone Coppa, sindaco di Città Sant’Angelo. Villa che oggi non c’è più: al suo posto troviamo il parco di Villa Sabucchi, agli inizi di viale Bovio.
Scopo del suo viaggio: incontrare a Teano Giuseppe Garibaldi, per fare in modo che ubbidisse alle intenzioni della Corona Sabauda e non cedesse alle tentazioni mazziniane di creare una Repubblica del Sud, magari dopo aver conquistato Roma. Il giorno dopo la visita alla piazzaforte tra due ali di folla, con l’ingresso del corteo regale dalla Porta Giulia. A ricevere Vittorio Emanuele II fu il sindaco di Pescara Antonio D’Annunzio, il quale spiegò al sovrano quali erano i progetti per rendere Pescara una città ancora più importante: abbattimento delle mura della piazzaforte, realizzazione del porto, nuovi collegamenti, non esclusa la nascente ferrovia. Dopo l’enunciazione di progetti così ambiziosi da richiedere l’intervento finanziario centrale, il sovrano esclamò: «Oh che bel sito per una grande città commerciale».
Questa la storia, raccontata egregiamente ieri mattina dallo storico Licio Di Biase, presidente dell’associazione Pescaratutela, nel corso dell’iniziativa organizzata al Circolo Aternino e intitolata “Domenica 17 ottobre 1860, quando Vittorio Emanuele II disse…”. Tante le ccoincidenze che hanno permesso di organizzare un incontro che è stato seguito da oltre 200 persone. La prima, sicuramente la più importante, il ritrovamento di un dipinto di Tommaso Cascella (1890-1968) che raffigura l’arrivo di Re Vittorio Emanuele II a Pescara durante l’attraversamento del fiume su un ponte di barche. «Un quadro che mi è stato donato da Giannetta Cascella», ha riferito Paola Marchegiani, ex assessore alla cultura del Comune di Pescara e attivissima operatrice culturale «un dipinto fatto ad acquerello su cartone, da restaurare. Si tratta di un ricordo, che probabilmente Tommaso ha ricavato dal racconto del padre Basilio, e per questo le figure appaiono quasi sbiadite. Un’opera che rappresenta un nuovo tassello per la ricostruzione storica della nostra amata città».
L’altra coincidenza riguarda la mostra su Castellamare Adriatico organizzata dall’Intercral Abruzzo proprio al Circolo Aternino, e inaugurata nel pomeriggio. «Le coincidenze avvengono perché le cose si fanno. E quindi è stato importante fare in modo che il quadro di Tommaso Cascella rientrasse nel racconto dell’altra città, quella che comunque ha ospitato il Re il giorno prima del suo ingresso alla piazzaforte», ha spiegato il presidente dell’Intercral Davide Pace, che ha ringraziato l’amministrazione comunale per la concessione dello spazio.
Quindi la recita di un brano del libro pubblicato dieci anni prima da Solfanelli e intitolato proprio “Oh che bel sito…”, una interessante sceneggiatura a quattro mani di Licio Di Biase e dell’attore Milo Vallone che racconta aneddoti divertenti di quei due giorni in cui il sovrano alloggiò a Pescara, prima di andare a incontrare Garibaldi. La recita del brano da parte di Milo Vallone è stata applaudita a lungo dal pubblico presente. Prima di tutti gli interventi, il saluto del sindaco Carlo Masci, che ha ringraziato Di Biase per la sua attenzione e la sua sensibilità verso la cultura, la memoria e le radici di Pescara. La mostra su Castellamare Adriatico resterà aperta fino al 20 settembre, ingresso gratuito.
di Luigi Di Fonzo e Marzia Falcone