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POLITICA ESANGUE

Rino Formica deputato socialista, laureato in scienze economiche e commerciali, definiva la politica “sangue e merda” termini, questi, poco eleganti da utilizzare in una dialettica civile e pur tuttavia entrambi simboli e caratteristiche di un organismo vivo e vegeto anche se il suo “meme” non esprime altro che bisogni fisiologici di base come trasportare ossigeno o espellere scarti e prodotti di degradazione metabolica. Questa similitudine, certamente calzante a detta degli autori stessi, veniva espressa nell’epoca della ripresa economica post bellica e post sessantottina, quando i nostri risparmi avevano tassi di interessi stratosferici se paragonati ad oggi. Ma allora la lotta seguiva un filone ideologico non scevro comunque da quei famosi “compromessi” da cui si profondevano emorragie ed escrementi in un’atmosfera molto spesso opaca con punti luce col senno del poi. Attualmente non siamo più alle lotte fra condottieri, sostituite da querelle che non hanno né anima e né corpo con delle conclusioni e provvedimenti che a comprenderle nascondono profonda ignoranza, malafede, incompetenza, superficialità e che ridisegnano una figura politica “esangue”, indifferenziata, della stessa categoria della raccolta del pattume. Ed è veramente molto difficile non porsi la fatidica domanda “ma ci sono o ci fanno?” rispondendosi senza dubbio con la prima ipotesi che ci rende davvero molto tristi. Ma come si può essere arrivati ad esprimere una leadership politica talmente imbecille, senza alcun nume tutelare razionale, le cui decisioni rasentano il principio scientifico dell’inverisimiglianza? E ci siamo arrivati causa la progressiva “deculturizzazione” della scuola che, col decentramento ed il trionfo delle “autonomie”, si è ritrovata ad essere assoggettata ad una politica che indottrina senza istruire per avere nuove generazioni facilmente influenzabili e manipolabili a costituire un esercito di accoliti proni e non ribelli, afonici nel pensiero, senza identità, aperti al mondo, ma non in quello civile delle regole bensì inteso come ineludibile mattatoio e di cui essi stessi saranno le vittime. Il tutto grazie a docenti impreparati e attruppati nel perseguimento del mito della “sperimentazione” di nuovi moduli formativi più in linea con la modernità digitale che con la tradizione cartaceo-analogica, della “deresponsabilizzazione” del ruolo nell’abbattere il pericoloso “predellino” e l’ “ex cathedra”. Sperimentazione più che vinta visti i risultati! E ci mancava come colpo finale alla scuola all’università e alla ricerca un ministro come Lorenzo Fioramonti un vacuo gassoso totale quale fulgido vessillo di quella fantasia al potere che da circa sessant’anni insegue, fino ad averlo catturato. Prestigiose sedi universitarie oramai gestite dai centri sociali che dispongono il calendario dei professori che possono esprimersi nelle “lectio magistralis” negando l’ingresso agli sgraditi non politicamente corretti; scuole primarie e secondarie in grave carenza di personale docente ed adeguatamente preparato come nel caso del delicato ruolo degli insegnanti di sostegno, neanche trovano chi si dedichi con entusiasmo toninelliano e benemerita ignoranza strutturale alle sperimentazioni didattico pedagogiche avendo esaurito idee dopo averle provate tutte; edilizia scolastica malferma e senza manutenzione. Ma il suo ruolo non è quello di affrontare i problemi del suo ambito perché per dirla alla Di Maionon è all’ordine del giorno”. Molto meglio Antonio Razzi con quell’ironia comica che si faceva apprezzare e che denotava anche una certa umiltà di fronte al bibitaro da stadio che addirittura si è reinventato come ministro degli Esteri data la sua profonda conoscenza geopolitica che umilia non poco il nostro Paese anche a confronto con gli alcolisti nordeuropei. E che si è inventato come prime mosse alla guida del suo dicastero? Porre fine all’ingozzamento studentesco con l’instaurazione della tassa sulle “merendine” che producono obesità, aumento della colesterolemia e relativa deconcentrazione durante l’apprendimento perpetrato da corsi molto lontani da quella cultura oramai “spiaggiata” come un cetaceo morente. Per non parlare degli aiuti alla ricerca con un sovrapprezzo dei biglietti aerei. Ma non pago di queste proposte al sapore di alchermes propende verso un’iniziativa già collaudata e foriera di vistosi fallimenti come decretati dalla Corte Europea di rimuovere il crocefisso dalla aule insieme all’effige del Capo dello Stato. Ed a ben vedere non ha tutti i torti perché questi simboli che non sono altro che le nostre sacrosante radici della civiltà cristiana e laica turbano non poco l’ambiente neoliberal e globalista di una struttura deputata alla formazione che mira a destrutturare più che a costruire come se dovessimo pentirci di tutte le malefatte del nostro pensiero civile e religioso. Già hanno tolto di mezzo lo studio della storia, la sua assenza dai temi di svolgimento degli esami di Stato, con lo scopo di cancellare tout court le esperienze e le glorie passate per vivere nell’immanentismo del presente senza alcun valore cui riferirsi, senza poter fare tesoro del pregresso per costruire un ragionevole progresso. Cani sciolti senza padrone e senza l’idea di proteggere il gregge. Con tali soggetti che ci governano come possiamo pensare che siano talmente intelligenti da essere tessitori di una rete più grande e per noi indecifrabile? Credo che purtroppo si stanno affrettando a raccogliere i frutti di tutta questa ragnatela pluridecennale. Come d’altronde hanno dimostrato tutti i giovani che hanno scioperato venerdì scorso per la tutela ambientale. Giovani di tutto il mondo che, colmi di una mostruosa ignoranza hanno marinato la scuola col beneplacito del ministro della pseudo-istruzione, senza sapere nulla di come e perché il clima stia cambiando e come hanno dimostrato 500 scienziati che reputano la colpa delle attività umane in merito nel peso del solo 5-8%. Ed hanno espresso slogan ovunque molti simili del tipo “Fuck me not the Earth” o “There is non planet B”, imbeccati da poteri superiori e dagli adulti che si sono intrusi nelle loro fila a testimoniare una solidarietà pelosa ma che in realtà rappresentano la “quinta colonna” di quel potere che li sfrutta azzerandone un futuro dignitoso. Ora se hanno aderito così in gran copia all’urlo della sedicenne svedese, prima fra tutti gli sfruttati, come si può utilizzarli meglio per rinforzare il potere globalizzante? Ed Enrico Letta ha subito colto la palla al balzo definendo questa una “occasione storica” per una riforma della Costituzione da fare in un anno per dare la possibilità di voto ai sedicenni. Uno squallore politico del genere non si era mai visto! Ed è anche un deciso cambio di rotta perché per anni i progressisti hanno lamentato la scarsa istruzione dei giovani che si rivolgo a destra, oggi sarebbero pronti a mandare alle urne una marea di gente che non ha nemmeno un diploma di scuola secondaria. Ma non bastano i nostri giovani, ci vogliono anche giovani immigrati con lo ius culturae e lo ius soli da approvare subito. Tutto fa brodo per chi si occupa di ragazzi come fa il nostro Letta al quale vorrei ricordare quanto siano stati benevoli i suoi sodali di partito nel mettere su organizzazioni che derubavano figli alle famiglie naturali per venderli al migliore offerente meglio se omogenitoriale. Che pensieri francescani, che perle di sensibilità di questi “liberal” che hanno abbandonato i loro temi forti, mutando geneticamente e cambiando radicalmente il loro vissuto. Hanno bisogno di carne fresca, perché il giochetto di glissare il vaglio elettorale non dura in eterno. Ed allora hanno bisogno di coinvolgere ragazzini dando loro come cibo un cartoccio profumato con dentro la polpetta avvelenata dei diritti che li strozzerà in una schiavitù senza possibilità di uscirne. Schiavitù che oramai fa parte di un organigramma onnipresente e fortemente invasivo come denunciato da Shoshana Zuboff, americana, studiosa delle economie digitali, nel suo libro “Il capitalismo della sorveglianza” col sottotitolo “Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri”. E spiega come funziona e quali effetti abbia il dominio di Google e Facebook cioè i due giganti che per estensione e fatturati meglio incarnano la natura della “nuova frontiera del potere” e che sono le fondamenta del “capitalismo di sorveglianza” cioè di quel sistema che considera l’esperienza umana come “materia prima grezza” da convertire in dati comportamentali digitalizzati ad uso delle aziende interessate a propinarci od offrirci nel momento giusto ciò di cui abbiamo desiderio o bisogno dal momento che la nostra identità, i nostri spostamenti, acquisti, gli stati d’animo, dati biometrici, preferenze, stili di guida, affetti che, appena in rete o registrati dai satelliti, vengono immagazzinati in giganteschi ”database” che dominano già il mondo. Ma il problema vero non è quello che fanno questi nuovi padroni delle nostre esistenze in quanto c’era d’aspettarselo dato il passaggio dal macro al nano chip bensì quelli che utilizzano il web, e potrebbero non farlo per restare veramente liberi, con i suoi social, tweet, hashtag, per esprimere se stessi in una realtà virtuale, ariflessiva, per incrementare l’autostima e relazionarsi con gli altri pensando che questa sia la forma più universale di libertà. Ma la natura non si comporta così. Mai! Quanto più sono aperte le fonti, tanto più sono i pericoli di contaminazione come sta avvenendo nel mondo agricolo con un commercio aperto e poco filtrato e con importazione da terre lontane di virus, parassiti che stanno minando le nostre colture e come stanno risorgendo malattie infettive dimenticate dall’Occidente sanificato, come la tubercolosi, il vaiolo, la sifilide, per il veloce e poco controllato transito delle popolazioni che hanno identità igieniche molto distanti dalle nostre ma col nuovo pericolo di non essere più in grado di far fronte a infezioni non essendoci più il tempo di creare nuovi antibiotici. Aperti, globalizzati ma “indifesi”! Ed indifesi anche nel discernere quanto sia necessario per la nostra dignità e sopravvivenza. Manipolati su tutto e per tutto e ci diranno loro cosa fare! Dagli acquisti, alle relazioni, alle scelte politiche non avendo creato in noi quell’enorme scudo difensivo che si chiama “Cultura e Conoscenza”. Ed ecco che siamo pronti a mascherare i nostri nudi artistici come ha fatto Renzi alla visita del premier iraniano Rohani, togliere i crocefissi dalle aule, togliere il presepe dalle commemorazioni natalizie, le processioni dei Santi, la carne di maiale dal ripieno dei tortellini bolognesi in quanto abiurata dall’alimentazione islamica in favore della carne di pollo più “accogliente” come accaduto durante la commemorazione di San Petronio, con la benedizione del nuovo arcivescovo di Bologna monsignor Zuppi. Ora vorrei chiedere alla “progressista” chiesa bergogliana di cui Zuppi è degno rappresentante cosa c’entri il mondo islamico con il ricordo di un Santo cattolico viste le loro attitudini poco salutari nel trattare gli infedeli cristiani. Saremmo liberi di fare le nostre feste e fiere col nutrirci e brindare con i piatti della nostra tradizione o abbiamo bisogno di chiedere il permesso sulla liceità del pasto? Va bene la cannabis ma il maiale no! Quindi il pollo al posto del maiale ed il mappamondo e la Costituzione al posto dei crocefissi e dell’effige presidenziale, Zuppi al posto di Biffi a capo della curia bolognese che affermava, blasfemo “vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità…in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro”. E vorrei chiedere al monsignor Zuppi cosa pensa della sorte dei confratelli di Mosul o delle comunità cristiane costrette al martirio o all’esilio per non abiurare alla fede. E la solidarietà del “tortellino”, come afferma Micalessin, trova del resto ben pochi parallelismi nei regni islamici di Arabia saudita, Qatar o Emirati Arabi dove come sottolineava già la Cei nel 1993 “si pone il difficile problema della reciprocità” e dove è quasi impossibile aderire e praticare liberamente il cristianesimo. Ma non importa perché la nuova evangelizzazione bergogliana batte su temi più caldi come il panteismo della natura, il clima, i matrimoni omosex, la condivisione delle povertà. La sofferenza del Cristo crocefisso, il suo estremo sacrificio come dono all’umanità, la sua silenziosa sacralità che convive con la sua immensa misericordia non fa più parte del nuovo Catechismo ed è quasi scomparso dalle omelie sacerdotali ma se qualcuno osa riproporli allora sono reprimende alto ecclesiali. Che fine miserrima!

Pescara li 3-10-2019 F.to Arcadio Damiani