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PREVENZIONE E GELO

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Da un punto di vista medico la prevenzione è divisa in quattro step consequenziali e definisce la possibilità di addottare tutte quelle osservanze che permettano il mantenimento dello status quo se non addirittura migliorarlo evitando molto probabili danni futuri. La prevenzione primaria riguarda il porre misure preventive che evitino l’insorgenza del danno come, nel caso di una neoplasia, la sua origine; la prevenzione secondaria si occupa della diagnosi precoce, la più subitanea possibile con possibilità notevoli di guarigione della malattia una volta intervenuti su di essa; quella terziaria interviene quando si debbano rallentare o evitare le complicanze della malattia stessa ma solo per allungare la sopravvivenza; quella quaternaria si occupa solo di cure palliative nell’ottemperanza di una morte certa possibilmente priva di dolore. E rispolveravo questi concetti tornati a mente mentre leggevo dei disastri socio-ambientali evocati da un po’ di neve e dal gelo conseguente. Come può un banale evento meteorologico cogliere impreparata e mettere in ginocchio una nazione sviluppata? Scuole chiuse, aeroporti bloccati, treni revocati e bus fermi con notevoli disagi per chi deve usufruire di tali servizi anche solo per recarsi al lavoro. Con i soliti cari concittadini che si sperticano in interviste e denunce per i mancati spostamenti. Ma stavolta non mi rivolgo solo agli organi dello Stato deputati al buon funzionamento dei servizi anche in condizioni non proprio ottimali visto che di catastrofe non si tratta bensì a tutti i miei compaesani poco avvezzi alla comunione ma molto propensi al canovaccio del piagnisteo. Per lo Stato oramai siamo di fronte al malcostume di una cronica debolezza del potere decisionale dei gruppi dirigenti a qualunque livello e chiunque ricopra incarichi pubblici dovrebbe sempre essere responsabile e rendere ragione ed onere delle proprie decisioni per il benessere della collettività. Costumanza questa abbandonata da decenni democratici e lassisti. Ma noi di che ci lamentiamo? La prevenzione dalle nostre parti, per analogia con quanto sopra, si pratica come segue: la primaria non la conosciamo proprio ed esula da qualsivoglia considerazione progettuale come se si potesse frenare la cementificazione edilizia degli invasi onde evitare alluvioni con piogge un pò più abbondanti; ma ve lo vedete un incaricato di urbanistica del comune che blocca un progetto di un mafioso per impatto ambientale? Lo potremmo rivedere in un fiction televisiva che narra di eroi quando raggiunto l’Eterno. E ve lo vedete un ministero della pubblica istruzione che vieta lo smartphone in classe perché foriero di tante patologie fisiche e psicologiche che deriva da un suo massivo utilizzo, come fior di studiosi asseriscono? Come prevenzione primaria potremmo evitare la trasformazione aliena di un individuo nato normale con tutte le sue potenzialità intellettive e ridotto a “webete” come direbbe Mentana? E dove sono tutti quei piagnoni di oggi che diventano corifei di quelle associazioni In “difesa di”? Senza avere coscienza che si fossero meglio informati di cosa questa ordalia digitale potesse procurare nei comportamenti sociali dei loro ragazzi? Come, la scuola che diventa sempre più partecipata dalle famiglie, che fanno queste per ridare decoro e consistenza alla cultura della loro progenie prima che questa perisca nei fumi o nella chimica annientatrice? Neanche quella “secondaria”è presente nelle disamine progettuali perché presuppone una diagnosi precoce perché si effettuino provvedimenti atti ad evitare danni peggiori. E ve lo vedete una strada che viene corretta solo perché una curva pericolosa ha generato un solo incidente con ovvia responsabilità della toponomastica? Neanche quando ci scappa il morto! Si provvede solo a porre una segnalazione del tipo “Ve lo avevo detto”. E mi ricorda Antonio Albanese in una sua gag del famoso Cetto Laqualunque quando aveva trovato il giusto rimedio per le buche nelle strade: “Evitatele!!!”. Questa è la vera Italia purtroppo! Siamo alla prevenzione terziaria quando la malattia oramai accettata e bisogna allontanarne le complicanze. Allora abbiamo accettato che le fogne sono insufficienti, che la nostra rete idrica salva solo un quarto dell’acqua utile perché ridotta ad un colabrodo massimamente disperdente, che l’inquinamento ambientale è oramai a livello tossici nei grandi centri urbani, che la flora urbana è a rischio cadute con successivi intralci stradali. Ma non si fa granché perché non ci sono i soldi dicono. In realtà i soldi ci sarebbero ma non sono spesi secondo quel senso civico che dovrebbe albergare nella mente dei tecnici preposti in quanto anch’ essi nominati da quella politica che, ben lungi dai veri interessi dei cittadini, da luogo solo ad evidenze molto utili per “far vedere” ma molto meno utili al “far funzionare”. Sul “funzionamento” non c’è corrispettivo di consenso elettorale perché l’italiano non capirebbe mai per quale motivo si debbano mettere impalcature per restaurare cornicioni cadenti se queste ostacolano il parcheggio della loro auto sotto casa. Questa è la tragedia, non il possibile morto colpito da un pezzo di cemento sul capo! E si passa così alla prevenzione quaternaria, quella che dovrebbe renderci meno doloroso il trapasso. E siamo finalmente nel novero delle “avvertenze” perché altro non ci resta da fare. E si è inquisiti non perché abbiamo permesso una costruzione geologicamente in pericolo o perché non abbiamo controllato e supervisionato la sua realizzazione ma perché non abbiamo avvertito i suoi abitatori che una possibile valanga azzeri le loro esistenze. Allora si creano le sponde che ci salvano dalle voragini aperte nelle strade, si avvertono i cittadini di non uscire dalle case e di non andare al lavoro anche se abbiamo sborsato soldi per le gomme antineve, di non frequentare certe vie come il quartiere Zen di Napoli perché potremmo essere scippati se non uccisi da una criminalità che si fa beffe dello Sato viste le libertà di cui godono. Cari Italiani chi è artefice del proprio male pianga se stesso e non dia colpa alle esalazioni delle agliacee!