Alberto Pellai, psicoterapeuta esperto dell’età evolutiva e ricercatore all’Università di Milano nel suo ultimo libro “Da uomo a padre” (Ed. Mondadori) si chiede: perché cerchiamo papà anche a 90 anni? E cosa è veramente importante da tramandare ai nostri figli? E cita come risposta Ezra Pound “Solo ciò che ami è la tua eredità, solo ciò che ami”. Perché tutti abbiamo avuto un padre, anche chi non l’ha conosciuto e comunque ha avuto il bisogno di crearselo per similitudini per la formazione del proprio “Io” interiore, quasi un desiderio atavico la ricerca della parte genitoriale maschile.
Ma è proprio qui il punto ove al desiderio del figlio della figura paterna, della sua calda autorità, deve corrispondere la trasformazione dell’uomo in padre. E non è così scontato. Certo si tratta di una trasformazione naturale, almeno un tempo, ma oggi l’attuale crisi della famiglia, la confusione di ruoli, la mancata contemporanea nascita del senso di responsabilità, il dover abdicare la forte spinta egoistico edonista, la rivoluzione antropologica e sociale che tende a togliere di mezzo qualsiasi forma di autorità in nome di diritti senza doveri, fa della figura paterna un fragile assemblamento, quello che lo psicoterapeuta chiama una preda di “Analfabetismo emotivo”.
Un vecchio detto definisce il padre come l’aria: “ti accorgi della sua presenza quando viene a mancare”. E non credo ci sia una definizione migliore e semplice pur nel rispetto di tutte le più alate definizioni accademiche. E tutti noi figli sappiamo quanto il padre che abbiamo avuto abbia permeato in positivo o negativo il nostro intero percorso di vita. Perché ho visto padri attenti ed affettuosi che hanno saputo educare i propri figli non tanto per aver loro dato sostegno economico, quanto quel gesto di amore, quella carezza che li ha comunque addolciti e legati con una relazione intima che ha reso l’infanzia un periodo creativo felice e che comunque farà sempre parte della memoria psicologica e poi comportamentale dell’essere umano.
Ma ho visto anche padri disattenti, apatici, se non addirittura violenti. Ciò non significa automaticamente che venga tramandata “violenza”. Anzi spesso in contesti dove la figura paterna appare nefasta, il desiderio di essere diverso, la sofferenza che si prova per quella mancata carezza, spinge il figlio a diventare un padre migliore fin da quando l’ostetrica gli metterà fra le mani il pargolo appena nato, con l’accortezza e il pudore di non fargli male. Per traslato occupiamoci ora della ricerca di un’autorità che comunque comprenda i reali problemi del vivere quotidiano del comune cittadino, problemi spesso inascoltati da chi evade il confronto ed i consessi e molto spesso manipolatori di verità documentate.
Come successo per gli scandali degli affidi a Bibbiano ed in altre località del nostro Paese ove il sistema abnorme e corruttivo non può essere criticato, indagato, rivoluzionato, rifugiandosi in un ridicolo vittimismo da strumentalizzazione. Come manipolano verità documentate che pur di sostenere la tesi buonista, i giornaloni che definirei “di regime politicamente corretto” accusano altre rivelazioni giornalistiche di aver falsificato le dichiarazioni (trascritte) in cui Carola Rackete confessa che la Germania ha chiesto a lei di registrare i profughi in Italia.
Come l’ ”Avvenire” censura il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca per aver criticato l’ ”interruzione traumatica” imposta dal Vaticano all’Istituto per la famiglia con la cacciata dei professori fedeli a Wojtyla modificando le sue parole ritorcendole contro chi ha sollevato lo scandalo. Ed in questo caos informativo il povero cittadino non sa più come orientarsi e con chi prendersela vista anche la deriva buonista bergogliana che sta conducendo la Chiesa verso una inattesa sponda francamente progressista, come denunciato dal cardinale Müller occupandosi più politicamente del profano e degli affari di un altro Stato fuori le sue mura che della spiritualità del sacro e della parole di Gesù mai menzionato in una lunga intervista alla “La Stampa” ove il Papa parla solo di più UE, più Greta e di sovranisti simil nazisti.
Ma non possiamo togliergli la parola visto che sul nostro paese decidono e parlano tutti dai sindacalisti, alle associazioni Lgbt, agli attori, ai cantanti, all’ Anpi. E vista anche l’irriformabilità del nostro sistema giudiziario che negli anni ha sostituito “tout court” la funzione molto anomala di legislazione parlamentare o di libera e molto personale interpretazione delle leggi che fanno della nostra democrazia un semplice orpello lessicale più che di origine parlamentare. Sono queste alcune valide ragioni che, sondaggi alla mano, vedono l’incremento dei consensi da parte degli esponenti di destra nel nostro Paese, non solo ed in gran parte del mondo occidentale a partire dagli USA.
Dati della Oecd-Eurobarometro, US General Social Survey elaborati da Ortiz-Ospina in merito al tasso di fiducia nel tempo che i cittadini dei maggiori Paesi occidentali nutrono nei confronti della politica dimostrano che da un estremo, quello di Paesi Nord-Europei come Svezia, Norvegia, Finlandia il tasso sfiora il 60% mentre all’altro estremo vi sono Paesi come Colombia, Ecuador e Perù il tasso supera di poco il 10%. In mezzo il calo del tasso di fiducia di molti Paesi occidentali con l’America che sta al disotto del 35%.
In area UE il tasso di fiducia è più alto in Germania e più basso nel Sud-Europa. A parte che fattori culturali, economici e religiosi incidono sull’esito della misurazione, la chiave di lettura è che ci sia un rapporto fra la mancanza di fiducia pubblica e richiesta di autorità. In altre parole meno fiducia c’è meno è possibile lavorare bene, vivere decentemente, programmare il futuro dunque aumenta l’incertezza che rende impossibile una vita socialmente normale in preda a continue paure che vanno dalla precarietà economica alla tutela della propria sicurezza.
Ne scaturisce il bisogno, anche a costo di perdere un pezzo di libertà, di figure politiche che vendono autorità e solitamente queste stanno a destra. La sinistra da questo punto di vista si è rivelata molto inadempiente data la grande diseguaglianza prodottasi nel tempo a livello economico e sociale. Ed allora perché sorprenderci se assistiamo all’ascesa di un partito come la Lega che oggi sfiora quasi il 40% dei consensi mentre qualche anno fa era monocifra?
E la sinistra che si è maritata con le elite finanziarie e globaliste e divorziata dai bisogni del popolo come può oggi affermare che la sua condotta possa rimettere in piedi il Paese, demonizzando da tutti i fronti (TV, Stampa, Associazioni, Chiesa) gli esponenti della destra secondo un’alternanza che possa definirsi veramente democratica? E cosa essa ha prodotto nel tempo mettendo in forte crisi l’Unità non solo editoriale ma anche il suo stesso assemblaggio con innumerevoli cambi di nome e suddivisioni quasi mistiche e che con la complicità dei capi dello Stato e governi extranazionali ha condotto il nostro Paese in una recessione economica mai vista prima? Durante i loro governi quasi tutte le nostre più belle industrie, vanto della nostra creatività e del nostro “savoir faire”, della nostra unica e geniale eccellenza alimentare, sono passate in mano straniera divenendo sempre più servi in casa nostra come il cioccolato Novi o il torrone Pernigotti.
Come si permettono questi grandi esponenti della “gauche caviar” di Capalbio e ospiti sempre delle barche a vela degli altri di etichettare, come ha fatto Ilvo Diamanti dalla sua profonda proterva saggezza, quelli che sono stufi del loro management politico e sociale come dei perfetti ignoranti? Se sono diventati la maggioranza degli italiani dei perfetti ignoranti molto si deve proprio a loro, all’occupazione sinistra della scuola, al 6 o 18 politico che imperversava nelle aule universitarie dopo il ’68 e nei licei con l’abbattimento dell’autorità dei professori, l’impossibilità di bocciare l’alunno, il giudizio benevolo al posto del più fecondo determinato voto, la stomachevole uguaglianza dei risultati demonizzando la meritocrazia con veri professori e maestri che non vedono l’ora di andare in pensione in quanto non più in grado di svolgere la propria opera educatrice se non arruolandosi nelle “Sturm Truppen” ideologizzate a senso unico. Un professore sardo, Gigi Monello, con anni di esperienza alle spalle, ha scritto un pamphlet micidiale sul declino della scuola, riforma dopo riforma, circolare dopo circolare “La fuffoscuola. Lessico fuori dai denti di insegnante a fine carriera” ove si evince senza mezzi termini che oggi la scuola non insegna affondata da una burocrazia ministeriale mastodontica e volutamente inconcludente perché il pesce puzza sempre dalla testa.
Qualche esempio: “Come si insegna è più importante di cosa si insegna”; “Le tossicodipendenze, l’AIDS, l’insuccesso scolastico, la devianza e la delinquenza sono stati identificati come mali comuni che si sviluppano in condizioni di disagio sociale e scolastico e che vanno combattuti con strategie unitarie attraverso la promozione di iniziative antagoniste” paragonare l’AIDS con l’insuccesso scolastico solo un antico membro della stella a cinque punte lo poteva fare; innumerevoli sigle fra cui una per tutte “MARTE” (moduli di apprendimento su reti tecno-educative) molto simile ad una “sega mentale”; e poi “fluidificazione dei contenuti, destrutturazione della didattica disciplinare, diversificare la didattica personalizzata da quella individuale, superamento della classe, sospendere senza sospendere e punire senza punire (la scuola di massa non lascia indietro nessuno); differenziare l’Unità Didattica (UD) dalla UDA (Unità Didattica d’Apprendimento) e dalla UA (Unità di Apprendimento)”. Nella scuola di oggi le nozioni sono superate ed anche un po’ fasciste e sostituite dalle democratiche “competenze”.
La lezione frontale dalla cattedra è tirannica, oggi si favorisce l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue preferenze e del suo talento. E certo! Lezioni individuali come quelle del tutore cui veniva affidata la formazione culturale del piccolo principe, come quelle del “pilates” per ovviare alle contratture che non sono mai simili. Così finalmente troveranno lavoro tutti quei docenti immersi nel loro precariato a vita. E chi si accollerà i costi di una scuola simile? Quindi scopo artatamente falso! Ma questo è il vero scopo della scuola attuale ossia creare una generazione di analfabeti funzionali molto utili alla coazione mentale di massa di politici altrettanto ignoranti. E temo fortemente per il nostro Paese, simbolo della democrazia-anarchia più avanzata del mondo, proprio perché questa maggioranza che sembra sovranista, autoritaria e che vorrebbe ridare dignità alla nostra gente, sarà sopraffatta da quest’altra maggioranza molto ignorante statale e parassitaria. E temo che non ci sarà partita senza che scorra altro sangue!
Questo è il triste risultato della scomparsa dell’ “Autorità” ma solo di quella che si confà all’ ”Autorevolezza”. E quelli che oggi la richiedono e ne auspicano il ritorno non sono affatto ignoranti bensì molto riflessivi e lungimiranti.