Una preghiera o un pensiero di affetto per le 29 vittime della tragedia di Rigopiano avvenuta 5 anni fa. Un messaggio di solidarietà alle famiglie che vivono ogni giorno un dolore lacerante e la rabbia di tante morti evitabili su cui la giustizia non ha ancora fatto il suo corso. Oggi genitori senza più figli, vedovi ed orfani tornano sul luogo in cui Roberto Del Rosso, un architetto innovativo elungimirante, aveva realizzato il suo sogno, trasformatosi in una trappola mortale dove lo stesso imprenditore ha perso la vita dopo aver inutilmente invocato soccorsi agli enti preposti, troppo impegnati altrove o diffidenti (chi dimenticherà mai quel “la madre dei cretini e’ sempre incinta”?) su come la copiosa nevicata e le condizioni avverse minacciassero seriamente quel paradiso di relax appollaiato ai piedi di una montagna sorniona.
Le fiaccole che ogni 18 gennaio si accendono sulla grande tomba di ghiaccio, i discorsi pronunciati dalle autorità, i ricordi liberati nel pianto dei superstiti, muoveranno almeno stavolta coscienze, lungaggini burocratiche e rinvii di un processo che, dopo cinque anni, non è ancora iniziato? Noi ce lo auguriamo, per il rispetto di 29 esseri umani diventati troppo presto angeli, dei loro cari e di un paese in cui la giustizia non può e non deve sottrarsi alla verità.
Rigopiano cinque anni dopo: dolore e giustizia infiniti

Per commentare questi 60 lunghi mesi senza sentenze e senza neanche un dibattimento (per il quale si attende de ancora il deposito di una perizia) prendiamo in prestito il testo di una e-mail che l’amministrazione dell’hotel, dopo varie richieste di aiuto inascoltate, invio’ alle autorità poche ore prima della valanga killer: “La situazione e’ davvero preoccupante”.
di Mila Cantagallo