Rocca Calascio: il castello d’Abruzzo tra storia, cinema e trekking. Un simbolo tra i paesaggi mozzafiato del Gran Sasso.
Rocca Calascio: castello d’Abruzzo tra leggende e paesaggi
Storia e dati ambientali
Rocca Calascio è ormai un’icona, un castello simbolo. In cima a un crinale, a 1460 metri di altitudine, è il castello più alto esistente in Italia dopo quello di Andraz in provincia di Belluno e gode di un panorama incantevole.

Origini medievali e funzione strategica
Risale ai primi dell’XI secolo. Il re normanno Roberto d’Altavilla ne decise l’edificazione sulle basi di una fortezza di origine romana. È situazione ricorrente, quella dei rifacimenti, trasformazioni, in una Storia antica e articolata come la nostra.
Rocca Calascio fece parte del gruppo di castelli e fortilizi che dai monti al mare Adriatico svolgevano un’azione di controllo sul trasferimento delle greggi dall’aquilano alle Puglie. L’altitudine gli permetteva visibilità fino al mare Adriatico. Una visuale tutta a vantaggio della sicurezza, calcolando, riguardo per esempio al fiume di pecore che attraversava il Tratturo magno, come fosse necessario tutelare un valore commerciale adeguato alla stessa realtà di sopravvivenza della Regione.
I Tratturi: autostrade verdi del passato
I Tratturi, specie quelli Regi, con una larghezza di 111 metri e 11 cm, esatti, enormi se si pensa che attualmente un’autostrada di 8 corsie copre 24 metri, erano esposti ad angherie, ruberie, non essendo i pastori adeguatamente protetti e le azioni di disturbo difficilmente arginabili vista la dimensione delle vie erbose. E dunque la funzione difensiva affidata a torri d’avvistamento, rocche e castelli, in Abruzzo era di tale importanza, che non meraviglia come, proprio grazie alla ricchezza di protezioni, la strada più sicura percorribile tra Firenze e Napoli fosse la Via degli Abruzzi; favorendo notevomente scambi mercantili e culturali.
Un nodo tra politica, commercio e cultura
Il legame tra Abruzzo, Toscana e Napoli
A quell’epoca i rapporti fra Toscana, Abruzzo e Napoli erano continui in vari ambiti; l’andirivieni la regola. Interessi politici e commerciali s’intrecciavano e si potenziavano a vicenda, come del resto è sempre stato. Sul piano politico, per dire, Roberto d’Angiò aveva domini in Toscana; la Toscana in Abruzzo. Infatti molte famiglie nobili fiorentine, tra cui i Medici, i Piccolomini, i Tornaquinci ambivano ai possedimenti abruzzesi.
La lana d’Abruzzo era la più pregiata in Europa e dalla Toscana, e non solo, convenivano per scambi e acquisti. L’Abruzzo attirò l’interesse anche di Leonardo da Vinci che fece più volte questo percorso attratto dalle altitudini, dai metodi di realizzazione di prodotti lanari. Ci ha lasciato splendidi disegni del Gran Sasso e non solo, oggi presso la Royal Collection Windsor, a Londra.
Rocca Calascio: castello d’Abruzzo e il cinema
Dalle rovine al set cinematografico
Dalla seconda metà del ‘900, con la sua imponenza strutturale, arroccata in posizione dominante sulla dorsale meridionale del massiccio del Gran Sasso, Rocca Calascio è stata scelta per non poche ambientazioni cinematografiche realizzate nel comprensorio aquilano e nella struttura.
Il successo ottenuto specie con Ladyhawke del 1985, ma anche con Il Nome della rosa, Padre Pio fra terra e cielo, Amici miei atto II, The American e altre produzioni, comprese serie televisive fra cui La Piovra7, ha fatto sì che il castello, dopo una serie di restauri e consolidamenti, nonché recupero di abitazioni del borgo, sia divenuto meta costante di turisti e sia stato inserito da National Geographic nella lista dei 15 castelli più belli al mondo.
Le Poste italiane gli hanno dedicato un francobollo nel 1980. Il regista Romano Scavolini nel 1968, con il documentario Il silenzio dei sassi ha, per primo, posto all’attenzione del pubblico e degli studiosi questo magnifico e isolato maniero.
Rocca Calascio: castello d’Abruzzo tra pietra, torri e storia
Architettura del castello d’Abruzzo più iconico
La struttura è realizzata interamente con pietra bianca locale a conci squadrati, si compone di un mastio centrale di origine medievale, in parte diroccato ( ne mancano uno o due piani), e di una cerchia muraria che la circonda con quattro torri fortemente scarpate, tonde agli angoli, ma privi dell’imponenza delle rondelle che contraddistinguono torri del ‘400; infatti gli esperti le datano nel XIII secolo. L’accesso iniziale avveniva attraverso un’apertura sul lato orientale, raggiungibile attraverso una rampa di legno, poggiata su mensole in pietra.
Rocca Calascio: castello d’Abruzzo tra cultura e natura viva
Un borgo vivo ai piedi del castello d’Abruzzo
Il borgo di Rocca Calascio è oggi un attivo polo culturale. È sede di molteplici incontri: concerti di musica classica, manifestazioni storiche, corsi di Falconeria; le tematiche sono varie.
Rocca Calascio: castello d’Abruzzo tra natura e avventura
Escursioni panoramiche dal castello d’Abruzzo verso il Gran Sasso
Inoltre Rocca Calascio ha investito nello sport divenendo punto di riferimento di numerosi itinerari di escursioni e trekking, che la collegano a Campo Imperatore e a località circostanti.
Nella zona sono stati creati ottimi bed & breakfast. Si può raggiungere attraverso sentieri o prendendo la navetta da Calascio anch’essa all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso. Da Santo Stefano di Sessanio a Rocca Calascio un’esperienza indimenticabile, specie per i bambini, è il trekking con gli asini.