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Salviamo i nostri piedi

Il piede è un miracolo di ingegneria, una macchina delicata da cui parte il benessere di tutto il corpo. Si tratta di un sistema di 26 ossa, 42 articolazioni, 33 muscoli e 107 legamenti che deve farsi carico, a ogni passo, di una pressione tre volte superiore al peso del nostro corpo (avete letto bene, più di 200 kg. che “scarichiamo” ogni volta che poggiamo il piede a terra). Pur essendo “progettati” per tollerare più di 200 000 chilometri, ogni giorno i piedi poggiano a terra migliaia di volte (se si conduce un movimento regolare) e il carico di pressione che deve sopportare è considerevole: una corsa una corsa di 7 chilometri (attività ad alto impatto) fatta da un individuo di 70 chili produce su ogni piede una pressione complessiva pari a 900 tonnellate. Camminando (attività a basso impatto) la pressione totale si riduce ma sono comunque tonnellate di peso che gravano sui piedi. Anche nella vita di tutti i giorni il piede è sottoposto a stress biomeccanici per necessità si salgono o si scendono scalini, si affrontano percorsi lunghi e stressanti, siamo obbligati a muoverci in fretta. Infine, anche il semplice stare in piedi apporta peso a carico degli arti inferiori.

Quando pratichiamo dello sport, generalmente il piede è caricato di un ulteriore stress, che può comunque essere ridotto di molto con l’uso di una scarpa idonea, che scarica su di sé la gran parte delle sollecitazioni dannose per il piede ed il resto del corpo. E’ chiaro quindi che bisogna munirsi di una scarpa adeguata all’attività che si vuole svolgere e che non è possibile utilizzare la stessa scarpa per discipline diverse. Negli sport dove il piede è continuamente sollecitato da salti, cambi di direzione e scatti improvvisi, vi è la necessità di abbassare l’intersuola (è la parte ammortizzante inserita tra la suola e la tomaia), sacrificando parte dell’ammortizzazione in favore di una maggiore stabilità e reattività. Nel running (corsa) l’ammortizzazione è fondamentale, quindi l’intersuola è molto spessa e morbida. Negli sport, dove l’impatto con il terreno è particolarmente violento e a rischio distorsioni (basket) è spesso necessario un ulteriore protezione e supporto alla caviglia. A tutto questo si aggiunge che non sempre il piede poggia in maniera corretta.  A seconda della conformazione di piede e caviglia (ma anche dall’età), vi può essere un appoggio anomalo, che carica in maniera eccessiva l’interno o l’esterno del piede. Il piede normale appoggia inizialmente sulla parte esterna del tallone, successivamente, con movimento rotatorio, scarica il peso verso la punta e inclinandosi appoggia suII’arco plantare. Questo movimento, che viene definito pronazione, aiuta al piede a smorzare l’impatto con il terreno. Ci sono dei casi in cui questo movimento non viene eseguito in maniera corretta: nel piede piatto, il peso del corpo viene scaricato quasi completamente nella parte interna, mentre nel piede valgo nella parte esterna. Nel primo caso si ha l’iperpronazione, nel secondo la supinazione.

Nelle scarpe da running  l’intersuola ammortizzante è quasi sempre realizzata con materiali morbidi come poliuretani ed “eva” (etilene vinil acetato) che con l’uso finiscono con l’assottigliarsi, “scaricandosi” gradualmente, fino a quando la scarpa diventa rigida e quindi non più utilizzabile. I pronatori scaricando la maggior parte del peso nella parte interna, tendono a consumare la scarpa in maniera anomala, deformandola e facendole diventare dannose. Per questo motivo sono state realizzate delle calzature anti pronazione caratterizzate da un “contrafforte” (rinforzo interno od esterno a ferro di cavallo che serve a contenere i movimenti del tallone e dare stabilità negli spostamenti laterali) particolarmente robusto e da un’intersuola a due densità una delle quali, più dura, posizionata nella parte interna. La combinazione di queste due caratteristiche limitano il movimento interno del tallone e prolungano in maniera sensibile la durata della scarpa. Al momento dell’acquisto ricordiamo di leggere bene le caratteristiche della scarpa; sono state classificate dai produttori in: A1 o superleggere (indicate per le gare su strada sono state classificate dai produttori in : A1 o superleggere (indicate per le gare su strada di atleti leggeri e veloci; vietate invece ai podisti lenti e pesanti e ai pronatori), A2 o intermedie (un buon compromesso tra ammortizzamento nel retropiede  e flessibilità nell’avampiede), A3 o massimo ammortizzamento ( sono quelli più usati dai podisti negli allenamenti indicati per qualsiasi chilometraggio, sono l’ideale per gli atleti con appoggio neutro o in inversione (piede rigido), A4 o stabili (create per correggere l’eccesso di pronazione, ovvero per chi ha il piede piatto e tende a piegare le calzature all’interno, sono decisamente sconsigliate ai supinatori, cioè ai corridori con piede rigido che appoggiano il piede all’esterno), A5 o trail running (piccoli carri armati leggeri ma indistruttibili, capaci di garantire il massimo della prestazione anche sui fondi più scivolosi e difficili), A7 o scarpe chiodate per attività in pista. Adesso viene la parte difficile, e come sempre “deve” intervenire il Nostro Amico Medico: come sapere che tipologia di appoggio abbiamo?

E’ sconsigliata “l’autodiagnosi”, tipo medico in famiglia o tra gli amici, stiamo parlando di cose molto serie, un appoggio del piede sbagliato o addirittura, in alcuni casi, aggravato da una scarpa non idonea, ha una  grave ripercussione su tutta la colonna vertebrale; verificare il proprio stato di appoggio osservando le scarpe usate o la deformazione della scarpa è sbagliato, “leggere” l’impronta sulla  sabbia o su un foglio è erroneo; fate attenzione e dubitate di chi vi fa correre sui tapis-roulant per capire che appoggio avete; quasi sempre vi fanno indossare scarpe leggere (A1 – A2 o peggio ancora a piedi nudi) in modo che, a ritmi lenti, l’appoggio risulta sempre, o quasi, in pronazione (quindi diagnosi sbagliata !!) Bisogna tenere presente che una leggera pronazione è normale e non va corretta con scarpe stabili (A4) che vanno usate solo in eccesso di pronazione, non esistono scarpe anti supinazione, in questo caso vanno usate sempre le A3 e se avete un plantare personalizzato, usate sempre scarpe neutre (A3 – massimo ammortizzamento). In conclusione quindi se volete “esattamente” sapere il vostro stato di appoggio podalico rivolgetevi ad un Medico Ortopedico. Il costo della visita vi farà comunque risparmiare evitando così una spesa “sbagliata” e ripetuta e eventuali problematiche fisiche che si possono verificare.

Forse non tutti si ricorderanno dell’etiope Abebe Bikila che nel 1960, vinse in una notte magica, la maratona alle Olimpiadi di Roma correndo per tutti i 42 Km. senza scarpe (alla partenza le indossava ma poi se le tolse): una leggenda, unico … ma proprio per questo non da emulare …se ci teniamo alla nostra salute.

P.S.: Abebe Bikila vinse anche l’Olimpiade successiva, quella di Tokio nel 1964. Gareggio con le scarpe!