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SAN FRANCESCO DA RIACE

FOTO-RUBRICA-SITO-DAMIANI2-400x242-1 2La grande congrega degli attivisti rossi è oramai diventata esperta in marce e maratone essendo l’unica attività fisica che li tira fuori dall’abbiocco divanile dopo essersi ben nutriti al desco di nonna e mammà. E lo fanno perché in fondo un po’ di moto fa bene anche per smaltire un probabile eccesso ponderale secondario al cosiddetto ozio coattivo se non creativo. E devono avere tanto tempo a disposizione se non denaro per affrontare viaggi pur con semplice colazione al sacco e tanta voglia di incontrarsi per condividere la loro infelicità per non essere adeguatamente compresi ed aiutati. Il che ci può anche stare ma altri giovani, o anziani meno abbienti che non si possono permettere i trasferimenti, sono alla ricerca del minimo pecunio anche con laurea in tasca andando a consegnare pizze a domicilio o a rovistare negli scarti di fine mercato alla ricerca di qualcosa di ancora edibile. La differenza? E’ che i primi sono alla domanda per l’aiuto dallo Stato per un loro diritto di lavoro, di casa, di vacanze, di dignità, i secondi sono convinti che l’aiuto se lo devono cercare da soli. Ed i primi sono sempre a ribellarsi secondo canoni   prestabiliti che sottintendono comunque l’autodeterminazione e l’autonomia comportamentale ma mai diventeranno rivoluzionari perché questa possibilità mette in pericolo anche la loro vita. I secondi si arrabattano alla meno peggio consapevoli della distanza fra le loro esigenze e la risposta politica molto ipocrita se non altamente inefficace. E i marciatori innalzano sempre simboli e vessilli che personalizzino la loro espressione motoria spesso incautamente come fanno con Papa Francesco di cui approvano solo la spinta all’accoglienza ma non il suo patrocinio alla famiglia naturale e addirittura si rifanno ai santi come nell’ultima passeggiata ad Assisi ove inneggiano a San Francesco mettendolo in sintonia col sindaco di Riace. E va a finire che il santo fraticello era pure gay e vegetariano tanto per essere della partita come accaduto per l’ultimo progetto della Rai nel descrivere Leonardo Da Vinci. Ma vista la caduta dei miti sinistri come Stalin, Lenin, Che Guevara o Fidel, Togliatti non resta che andare a pescare nel calderone evangelico per rinfrescare la memoria di qualcuno che, amante della povertà, parlava a lupi ed uccelli ed assunto a simbolo della pace per trasformarlo in compagno non con le mani giunte ma col pugno chiuso. Ed è veramente triste vedere la “masnada sinistra” (sindacalisti, Ong, militanti, Libera, Anpi, Liberi e Uguali, Amnesty International, terzomondisti, oltre a quello che rimane del Pd) che dalle origini hanno sempre manifestato una certa distanza ideologica dal cattolicesimo e dai suoi esponenti nel nome di una laicità escludente, appropriarsi della memoria del Patrono d’Italia a suo uso e costume avvolgendolo con foulard da partigiano e facendolo sfilare sotto striscioni arcobaleno. Nasce quell’ossimoro che va sotto il nome di “cattocomunismo” sotto il quale si riuniscono tutte le anime belle dal cuore gentile ma carico di odio verso chi vede qualcosa lontano dai propri occhi. Ma vorrei ricordare a lor signori che San Francesco col sindaco di Riace non ha nulla a che fare nemmeno in una forzata ed anacronistica trasposizione storica, perché vissuto 800 anni fa il suo messaggio evangelico era molto distante da quanto le élite globaliste esprimono oggi. Perché attento ad una rivoluzione spirituale e non materiale e finanziaria, lontano dai salotti radical chic, accomunando gli uomini per essere figli di Dio e non per essere proletari e non era nemmeno tanto pacifista perché predicava la difesa del cristianesimo con tutte le armi possibili nelle terre conquistate dall’Islam, nella sua lotta per convertire i musulmani a Gesù  Cristo e quando andò dal sultano d’Egitto Al Kamil non era per un dialogo interreligioso ma per indurlo all’abiura in favore della fede in Cristo e come cappellano della V crociata  esortò i suoi ad uccidere più saraceni possibile. Mangiando quando ne aveva anche abbacchio e costolette altro che veganesimo e quando i suoi discepoli gli promisero che presto si sarebbero nutriti solo di prodotti vegetali si arrabbiò non poco e rispose loro che essere vegetariani avrebbe rappresentato un lusso di chi può scegliere cosa mangiare ammonendo i frati che devono accettare tutto ciò che la Provvidenza mette loro nel piatto. E nei confronti della Natura nutriva un atteggiamento di prudente diffidenza, vedendola come un nemico da domare, come la parabola del lupo addomesticato insegna perché la natura è matrigna ed occorre dunque indirizzare al bene le pulsioni distruttive di cui ridonda. E come riporta Gianluca Veneziani in un suo articolo “Ciò che più indigna è il messaggio associato a questa marcia, e di conseguenza l’obiettivo politico da colpire. Il corteo intitolato “Osiamo la fraternità” si è posto come continuazione ideale della marcia di due giorni fa a Riace adottando le stesse parole d’ordine: accogliere di più, farsi carico dei migranti, idolatrare chi spalanca le porte ai clandestini e incolpare chi fa rispettare le leggi e chiudere le frontiere”. Marcia di pace tramutata in marcia di guerra contro il Ministro dell’Interno. Ed è naturale che la deriva dell’intellettuale odierno di gridare al ritorno del fascismo non fa altro che affermare che se storicamente gli antifascisti erano contro la possibile svolta reazionaria di una società capitalistica oggi i veri antifascisti sono quelli che desiderano il risveglio dell’identità nazionale, delle autonomie locali, in pratica i populisti contro il vero fascismo ugualitario del capitalismo delle élite finanziarie che tendono ad azzerare la dignità dell’uomo, delle sue idee, del suo lavoro. La storia si ripete ma a parti invertite. Allora cosa c’entra il sindaco Lucano con il Santo di Assisi? Questo ha fatto una scelta di vivere spogliandosi dei suoi averi ed iniziando la predicazione evangelica con quella forza d’animo che non escludeva il possibile martirio quando si recava in terre d’Oriente ma non andando contro legge come ha fatto il primo che, appoggiato in tutti i sistemi dello Stato dai ministri alle prefetture, si è spinto alla disobbedienza verso le norme dello Stato stesso in nome di un’etica ritenuta superiore che prevede matrimoni coercitivi, padronanza assoluta delle destinazioni dei fondi ricevuti per altri scopi, allegra e personalistica gestione dei suoi canoni amministrativi. E tutto questo in nome di Cristo? Si dovrebbe trovare nel Tempio al passaggio di Gesù e vorrei vedere come verrebbe trattato dal figlio dell’Altissimo da sempre molto vicino ai commercianti e alle élite finanziarie!

Arcadio Damiani