Ginevra Cerrina Feroni è ordinario di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato dell’Università di Firenze ed in suo articolo apparso su “Il Messaggero” descrive la deriva di una critica di pensiero che oramai sta travalicando i limiti della legalità oltre che della correttezza e dell’eleganza. E lo fa proprio in merito agli attacchi forsennati che si stanno producendo in questi primi giorni verso il nuovo governo e segnatamente verso il vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Lo assimilano a Mussolini o Hitler (Luigi De Magistris) o al nazista sterminatore Heichmann (Furio Colombo), evocano parallelismi ridicoli e grotteschi tra la questione migranti e l’Olocausto (Oliviero Toscani). E si dice preoccupata di questa metodologia di attacco che combinata alla crescente deculturazione dell’’uditorio possa avere effetti dilanianti sulla dialettica democratica e possa istigare qualche sprovveduto alla violenza. E ricorda che la libertà di manifestazione del pensiero di cui all’articolo 21 della Costituzione è “la pietra angolare del sistema democratico”. Ma cosa è la critica ben altra cosa è la diffamazione delirante e la storia della nostra democrazia liberale ci insegna che c’è sempre un limite alla diffamazione e alla calunnia. L’onore e la reputazione sono diritti inviolabili della persona non meno della libertà d’espressione specie quando questa assume la pericolosa forma di incitamento all’odio. In una democrazia matura il mandato popolare sancisce il diritto a governare con un’opposizione che prova a misurare la sua forza verso provvedimenti poco graditi ma sempre nell’alveo di una legalità numerica parlamentare. Ma gli episodi di così grave e manifesta intolleranza ci fanno notare come la nostra democrazia non sia così tanto matura per digerire l’alternanza in una logica perversa di contrapposizione distruttiva. Certo c’era d’aspettarselo vista la piega che ha preso negli ultimi anni il dibattito politico teso molto di più alla demonizzazione dell’avversario che a proporre progetti basilari di più ampio respiro che potessero dare al nostro paese qualche opportunità di ripresa. Ma quanto sta avvenendo in questi giorni rasenta l’inverosimile e soprattutto svela quella rabbia irrefrenabile che certi contesti nutrono nei confronti di qualsivoglia mutamento e di quanto becero revanscismo sia stato covato sotto la cenere fino alla deflagrazione che ha dei tratti francamente surreali. E che dire altrimenti di Roberto Saviano che non si limita a criticare l’uomo Salvini bensì la carica istituzionale che ricopre? Definire “malavitoso” il Ministro dell’interno anche se ha qualche precedente storico ma in ben altro contesto non può che essere passibile di offesa grave e ingiuria certamente meritevoli di risvolto giudiziario in sede penale. E comprendo lo “scrittore martire” che avendo finito le sue munizioni letterarie non gli resta che “l’appello” verso qualsiasi evento che contraddice il suo pensiero incitando all’odio il popolo elettoralmente minoritario ma affine alle sue sacrosante elucubrazioni. Ma non comprendo un presidente della Repubblica, cioè di tutti, che una volta sì e l’altra pure esterna un suo pensiero molto personale che certamente non si accomuna al pensiero della gran parte del suo popolo. E sinceramente non pretendo che un capo di Stato non abbia idee come non lo pretendo per un magistrato o dal Papa ma cosa è l’uomo, cosa è l’esercizio delle sue funzioni dalle quali mi aspetterei un discreto equilibrio. Parlare di un paese che non deve diventare un Far West solo perché un colpo è partito accidentalmente da una finestra ed ha colpito una bambina di pochi mesi vuol dire esternare un messaggio molto negativo a chi si appresta a varare una legge sulla legittima difesa. Come disse la sua condannando il raid “razzista” di Luca Traini il lupo solitario che a Macerata cominciò a sparare a tutte le persone di colore che incontrava. Ma fin qui ci siamo. Dove però avremmo ascoltato volentieri il suo pensiero, avvolto in un rigoroso silenzio, è stato quando la sera a Reggio Emilia una ragazza di vent’anni è stata violentata da un richiedente asilo in un’ora non proprio buia; quando alcuni giorni fa è stato scoperto a Venezia un gruppo di extracomunitari che aveva trasformato un intero quartiere in zona “off-limit” per lo spaccio della droga ma di un sostanza letale che ha finito per ammazzare 16 ragazzi della zona; quando non ha sentito l’obbligo di dire una parola sul barbaro scempio di una ragazza, Pamela, che aveva il solo torto di essere tossicodipendente, ad opera di una gang di nigeriani che gestiva il traffico della droga e che aveva messo su una vera e propria industria di traffico di esseri umani; come riporta Maurizio Belpietro nessun parola di conforto per la madre della figlia fatta a pezzi ma per gli stranieri colpiti sì; e neanche si è espresso i tempi della bestiale violenza sulla spiaggia di Rimini della ragazza polacca che è stata violentata da alcuni immigrati che peraltro non avevano neanche il regolare permesso di soggiorno, dato però al più feroce come permesso umanitario pur non provenendo da un paese in guerra. Caro presidente ci risparmi tutte le sue aperture a questa “Santa Immigrazione” e come negli atti giudiziari si comporti con la condotta del “buon padre di famiglia” che pur reo viene assolto per il suo buon senso e buona fede. Protegga i suoi cittadini come suoi figli e protegga anche il popolo africano dal depauperamento mostruoso delle sue più ricche risorse come rimarcato e implorato sia dagli esponenti dei consigli ecumenici che da alcuni dirigenti africani. Non dimentichi il lutto fraterno che ha colpito la sua famiglia e si adoperi con la sua autorevolezza per dare a noi più sicurezza e legalità.
SINISTRA MONTANTE…
