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Storia della medicina: la scoperta dei vaccini

Salito alla ribalta per gli “accadimenti” degli ultimi due anni i vaccini sono diventati argomento di discussione quotidiana, in questo breve excursus “scopriamo” dove tutto ha avuto origine

EDWARD JENNER. Il vaiolo è una malattia infettiva che si manifesta con delle eruzioni cutanee e successivamente delle vescicole (e da qui il termine dal latino: chiazzato). Se non sopravviene la morte (una volta molto frequente) lascia cicatrici e deformità.

La prima prova fisica della sua comparsa risale al rilevamento di pustole sulla mummia del faraone Ramses V (II millennio a.C.). Durante il XVIII secolo la malattia ha “mietuto” circa 400 mila vittime, solo in Europa, per ogni anno.  Grazie a un medico di campagna questa malattia è stata oggi finalmente debellata con la scoperta di un vaccino (1796). Nel 1761, all’età di dodici anni, finiti gli studi di grammatica, il giovane Edward scelse la via della medicina, fece richiesta alla prestigiosa università di Oxford, ma venne rifiutato (ironia della sorte) a causa delle sue non buone condizioni di salute dopo l’epidemia di vaiolo che l’aveva colpito qualche anno prima (ma che era riuscito a superare).

Dopo sette anni Jenner imparò tutto quanto c’era da sapere sulla professione di medico di campagna ma, oltre agli studi di medicina, si dedicò anche allo studio delle mongolfiere, del tartaro emetico (per stimolare il vomito) e del cuculo di cui studiò il canto e poi le tecniche di accoppiamento: per quest’ultima sua “passione” fu anche nominato membro della Royal Society nel 1789.  Il vaiolo intanto imperversata in tutto il globo e all’epoca, l’unico palliativo era la “variolizzazione”: un sistema decisamente rudimentale col quale i medici trasmettevano alle persone sane una forma più lieve di vaiolo, soffiando nelle loro narici le croste polverizzate dei malati o deponendo il pus delle piaghe infette con un graffio profondo. La variolizzazione però era pericolosa: impiegando un virus umano vivo diffondeva il contagio tra le persone sane. Conclusione: l’intuizione era corretta ma gli strumenti e le conoscenze erano del tutto inadeguate.

Edward Jenner avevano però notato che i mungitori di mucche erano immuni al vaiolo anche se sulle loro mani comparivano delle piaghe, simili a quelle vaiolose e uguali a quelle che spuntavano sulle mammelle delle mucche. Il giovane medico di campagna aveva concluso che il vaiolo bovino era meno aggressivo del vaiolo umano. Nel 1796, Jenner passò ai fatti: prese James Phipps, il figlio di otto anni del suo giardiniere, e gli innestò il pus estratto dalle pustole di Sarah Nelmes, una mungitrice che aveva contratto il vaiolo bovino. Il ragazzino ebbe un po’ di febbre, ma in due giorni guarì: due mesi dopo, quando, senza etica né scrupoli, il medico lo variolizzò deliberatamente, esponendolo al virus, il bimbo non sviluppò alcun sintomo.

Dopo due anni e altri 23 esperimenti, Jenner fu il primo a dimostrare scientificamente l’efficacia antivaiolosa di quello che ribattezzò vaccino (inteso come derivato dalla vacca), aprendo così la strada agli studi di Pasteur (1822-1895) e di Robert Koch (1843-1910), il padre tedesco della batteriologia.