Ha fatto un certo effetto anche a me ascoltare in tv le testimonianze di quei brigatisti rossi che sono resi compartecipi del delitto Moro come fossero preziosi testimoni di una storia che dopo quarant’anni sembra avvolta ancora in una nube di dubbio e mistero che nessuno avrà mai il coraggio di alleggerire. Ho vissuto quei giorni da studente universitario, quegli anni di piombo impalcati in quella strategia della tensione che ha decretato con i suoi risultati la sua stessa fine e sono sempre stato fin da allora molto scettico sulla possibilità di salvezza dell’epigone del compromesso storico. Ucciso ancora a distanza di tanto tempo in questi giorni ove si è permesso lo scempio mediatico dando la parola a quei soggetti assassini terroristi che non mostrano sostanziale pentimento avendo dalla loro una pena scontata di dubbia grandezza e di certo di scarsa utilità al confronto del permanente lutto di quei familiari che attendevano invano il ritorno di quei ragazzi della scorta uccisi. Si può anche contestualizzare l’evento, la plausibilità della lotta armata ma non possiamo col diritto di cronaca cercare una testimonianza, peraltro del tutto inutile ed opportuna, di chi è stato artefice di un grandioso delitto verso la democrazia. Come afferma il giudice Carlo Nordio non si possono perdonare simili azioni perché, innanzitutto è di pertinenza delle vittime, ed anche la misericordia del Padreterno ha bisogno del pentimento e di una “giusta espiazione”, non pervenute; e come afferma il capo della Polizia Gabrielli non possiamo non considerare al di là della importanza dell’uomo politico la morte di quegli agenti della scorta uccisi senza pietà con quelle mitragliette in dotazione alla mano armata dei salotti bene. I film, le ricostruzioni di questo delitto, i documentari non fanno parte altro che di quell’indottrinamento mediatico e di quella plusvalenza della storia di cui sinceramente faremmo volentieri a meno consci di risultati tanto ridicoli quanto non veritieri. Colpa di Berlinguer che voleva tagliare i ponti con l’URSS? Colpa di Cossiga che da ministro dell’Interno non poteva cedere ai ricatti dei brigatisti? Colpa di Andreotti che si toglieva di mezzo un concorrente scomodo? Colpa dei servizi segreti americani che non volevano avere tra i piedi governi con i comunisti viste le sue numerose sedi militari della Nato nella nostra penisola? Colpa dei servizi segreti britannici che paventavano il prosieguo con Moro della politica energetico-petrolifera di Enrico Mattei con ripercussioni al ribasso sulle loro royalty estrattive dal Nordafrica? Molti sanno, pochi confessano e delle interpretazioni e testimonianze di stupidi e psicolabili assassini non sappiamo che farcene tranne che continuare ad affermare lo stato di degrado civile sociale e comunicativo che oramai è padrone assoluto di queste cornici interpretative create alla bisogna solo per produrre false verità, pardon “ Fake news” come si gesticola oggigiorno.