Come afferma l’economista Gotti Tedeschi l’economia di un paese si regge sul ricambio generazionale e pertanto se non si stimola la famiglia nel generare figli, anzi la si ostacola secondo astrusità malthusiane, la ricchezza dello Stato è condannata al declino. Ma a ben vedere la condizione dei giovani d’oggi sorge qualche dubbio sulla loro autentica utilità perché sembrano più utilizzatori di sussidi che produttori di ricchezza, tranne rare eccezioni. Le cause? Multiple ed ogni analisi che si rispetti specie dal punto di vista statistico non può fare a meno di quella che si definisce “multifattorialità” termine questo peraltro che accudisce il senso amaro di quella deresponsabilizzazione univoca come le attenuanti di un delitto che inducono ad una pena irrisoria. Ma delitto c’è stato! Allora cerchiamo di capire a che punto si è arrivati e soprattutto perché. Inutili fare paragoni col passato perché sarebbe anche fuori luogo oltre che ingiusto e atteniamoci al termine molto in voga oggi della “contestualizzazione”. Una cosa è certa: siamo in pieno caos di una navigazione “a vista” senza alcuna bussola avendola persa o distrutta per strada. I giovani se politicizzati e se superata la distinzione novecentesca della destra/sinistra si aggregano in schieramenti “contro” del tipo “no-Tav”, “no-Tap”, “no-Global”, e non si comprende la loro grande utilità se non l’esigenza di esprimere l’esperienza di una lotta che li identifica nel marasma della loro solitudine; se ancora memori del distinguo progressista-conservatore allora si scontrano in piazza al grido fascismo-antifascismo come se la storia si fosse fermata e sappiamo tutti che oggi i problemi sono ben altri. Sta di fatto che spesso i giovani si rendono protagonisti di spaventose alienazioni come l’isolamento nei social con la nomofobia che ne consegue, cioè il panico di rimanere disconnessi col mondo digitale, di bullismo sia contro i coetanei che contro le autorità istituzionali come i professori della scuola spesso vittime di episodi incresciosi dal punto di vista di maltrattamenti fisici sia da parte dello studente che addirittura dei suoi genitori. Allora si corre ai ripari in maniera disordinata e poco convincente come aiuti psicologici, corsi di detox digitale, punizioni irrisorie tanto da convincere circa 53.000 insegnanti a firmare un documento di richiesta al Presidente della Repubblica di fare una legge che riproponga e tuteli l’autorità dell’insegnante considerati i pericoli che incorrono da parte dei discenti e di indire da parte delle Asl corsi addirittura di supporto psicologico per gli insegnanti depressi e demotivati nella loro attività. Ma se i giovani sono sempre più fragili emotivamente di chi la responsabilità? Secondo un’indagine del sito “Skuola.net” più di un ragazzo su tre ha mentito almeno una volta sull’andamento del proprio percorso universitario perché accettare di essere fallibili richiede sforzi per molti insostenibili. Accettare di essere privati dello smartphone perché ha invaso tutti gli attimi della quotidianità, come ha fatto un genitore di Lecce che non ne poteva più della gabbia digitale che si era costruita la figlia, ha condotto quest’ultima a tagliarsi le vene di un polso col risultato che questa è stata allontanata dalla famiglia e messa in un Istituto di suore alla periferia della città disgregando al famiglia e facendo passare il padre per un orco malvagio. Ma chi emette queste sentenze pazzesche? Non era forse il caso di rieducare l’adolescente anche in presenza delle figure genitoriali con una apporto psicologico-sociologico cercando di salvare capre e cavoli? Secondo le vigenti regole di un “dirittismo” a tutti i costi il minore, il debole, va solo tutelato ma non rieducato o curato con terapie appropriate perché si continui nel marasma sociale ove l’assenza delle regole regna sovrana. E fa discutere l’appello di un preside giapponese(sarà vero o è una fake news?) letto in alcuni media radio televisivi e diventato virale. In soldoni afferma che i brutti voti in alcune materie non impediranno di diventare personalità importanti nel mondo della scienza o dell’arte, i figli sono comunque da amare e comprendere e non privarli mai della loro fiducia e dignità e chiosa”..per favore non pensate che dottori e ingegneri siano le uniche persone felici al mondo..”. Certo che non sono le uniche persone felici al mondo e non ci sono dubbi ma la scuola è tutt’altra cosa. La scuola è il luogo dove ci sono i ragazzi che magari non diventeranno campioni olimpionici o scienziati ma solo persone che stanno cercando di dare un senso alla loro vita, un’esperienza che li faccia scegliere e porre in luce le proprie aspirazioni, esperienza che dev’essere comunque la più completa possibile perché la scelta sia possibile e non abbandonarsi solo all’emozione del momento scevra comunque dalla razionalità. E’ come andare al mercato con l’intento di comperare insalata e vedere il bancone unico della lattuga al posto della variegata scelta dei vegetali che può indurre all’acquisto anche di un’insalata mista ben più gustosa. Si è sempre detto che la scuola è “magister vitae” perché è in questo luogo che abitano soggetti in formazione dall’infanzia all’epoca post adolescenziale ed è qui che si rivelano le attitudini del proprio essere ed è un lavoro faticoso pieno di ostacoli dove le vittorie si sommano alle sconfitte e nessun progresso è mai stato fatto senza annoverare errori. Tutta l’arte e la scienza nascono da un poderoso impiego di fatica e curiosità e mai nulla è stato fatto di concreto i discesa. E la scuola è oggi lo specchio fedele di dove sono finite le regole del nostro vivere civile e della nostra fragile democrazia abbattuta dalla demenziale ideologia del diritto senza dovere. E siamo diventati un paese fortemente maleducato che si piazza davanti alla Tv non per capire come va il mondo ma per guardare chi lo disastra come quelle raccapriccianti manifestazioni di vita sull’isola dei famosi che si accusano se si sono fatti le canne. E questi sono i famosi di oggi, miti che non sanno articolare un pensiero accettabile con un eloquio striminzito e cafone. Ed i programmi mediatici si sono adattati alla domanda fornendo talk show ove la lotta, l’insulto spicciolo regnano sovrani perché un discorso moderato e costruttivo annoia a morte; bisogna umiliare l’avversario come nell’arena secondo la legge del più forte non del più ragionevole e informato altrimenti lo share cade e gli sponsor si ritirano. I preti di una volta avevano pure qualche difettuccio come una mangiata, una fumata o una scopata ma sempre con discrezione dato il loro ruolo; il prete di oggi si gioca i soldi dei parrocchiani alla roulette o con le carte, vanno a puttane quando va bene o fanno outing e si riportano in curia il moroso; siamo il paese dei piagnistei secolari e dei terremotati di ogni epoca sempre e comunque a chiedere qualcosa che ci spetta e dall’altra parte uno Stato che si fa beffe del cittadino che da imprenditore come accaduto con crediti milionari verso di lui lo induce al fallimento arrivando anche a togliergli l’abitazione. Negli ospedali i medici sono arrivati a fare corsi di arti marziali per difendersi dai pazienti impulsivi e criminali. E perché ci dovremo meravigliare se a scuola il bullo prende forza dallo sconquasso valoriale sociale e lo riconduce in aula picchiando i docenti con mazze, caschi, coltelli e via dicendo o elargendo minacce del tipo “Prof ti sciolgo nell’acido”. E perché ci meravigliamo se la bocciatura non è più una prova di vita ma un pretesto per arricchire i TAR con sentenze ribaltate a protezione del rampollo la cui famiglia se lo può permettere? E quale professore col misero stipendio che ha si accolla un contenzioso giudiziario abbastanza oneroso? A che pro? Ma va là! Tutti promossi! Bocciato solo lo 0,1% per condotta: ridicolo. Non hanno nemmeno il coraggio di denunciare le malefatte studentesche ai presidi e dirigenti che minimizzano per il prestigio(sic!) della scuola. Scuola questa che grazie alle sinistre riforme è diventata più discriminatrice e classista di sempre. Infatti i migliori e i più abbienti scelgono scuole internazionali molto faticose lasciando alla scuola pubblica la funzione di produrre cultura di frattaglia e a basso macello. Una prova? All’Università di Udine il 45% dei nuovi iscritti ai corsi di laurea in economia e il 20% dei giovani che frequentano i corsi di ingegneria deve eseguire corsi di recupero in matematica organizzati dallo stesso ateneo perché “la preparazione delle scuole superiori è inadeguata” afferma il direttore del dipartimento Andrea Zannini. Solo il 15% delle matricole ha una preparazione ottimale, il 45% inadeguata e il 40% migliorabile (Messaggero Veneto). E lo sconcerto maggiore lo si incontra quando chi è designato a far rispettare le regole non esamina con adeguata intelligenza migliorativa i misfatti e soprattutto le loro cause e i principi deterministici invocando misure adeguate soprattutto a monte. No! Si analizza il presente solo per porre pezze ad un pneumatico inesistente. Ed infatti il preside dell’ITC di Carrara, Cesare Lazzari, intervistato dal “Tirreno” afferma “Sono ragazzi privi del senso di realtà (davvero e come mai?) ragazzi da recuperare senza dare loro inutili penalizzazioni (non sia mai!). Da punire certo ma non dobbiamo andare oltre(cioè?). Sono ragazzi che non comprendono il valore dello studio (chissà perché e come sono arrivati a tanto viste le innumerevoli riforme della “buona scuola”) e allora dobbiamo cercare in quel tipo di lavoro coinvolgerli, con la collaborazione delle famiglie (molto presenti alla bisogna e poi quale lavoro se già sono spesso alunni degli istituti professionali e pertanto un lavoro, diverso dagli studi puri, già l’avrebbero scelto?). Non sono delinquenti ( ma va, e come si comportano i delinquenti? Solo l’omicidio li contraddistingue?). Semplicemente penosi questi alti dirigenti scolastici e d’altronde tutti sappiamo che la scuola è di dominio sinistro perché la “cultura” è proprietà solo dell’élite rivoluzionaria e progressista e sappiamo cosa ha partorito. Maitre a penser di prim’ordine come Michele Serra, editorialista di “Repubblica”, che definisce il popolo come costituito da “deboli, ignoranti, perfino imbarazzanti”. Il popolo tanto amato dalla sinistra in quanto massa da condurre al sol dell’avvenire un tempo, oggi abbandonato e oltraggiato perché ignorante e divenuto “più debole della borghesia, e quando è violento è perché cerca di mascherare la propria debolezza, come i ragazzini tracotanti che fanno la voce grossa con i professori, per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi e impreparati alla vita e non è nei licei, è negli istituti tecnici e nelle scuole professionali che la situazione è peggiore, ossia il livello di educazione e di rispetto delle regole è direttamente proporzionato al ceto sociale di provenienza”. A parte il fatto che anche nei licei alcuni pargoli di buona famiglia non sono da meno in quanto a bulloneria ed efferatezza ma che ci volesse un pensiero così alto per esprimere l’ovvio vorrei chiedere al prestigioso opinionista, visto che è iscritto al PCI dal 1974, cosa ne pensa delle lotte della sua fazione politica in merito alla destrutturazione delle autorità a tutti i livelli, col sessantottino “vietato vietare” o col “diciotto politico” in auge nell’università di quegli anni e se non fossero queste le vere cause del degrado che stiamo vivendo oggi in un mondo senza più nessuna regola e con una meritocrazia ridotta alla tessera di partito in tutte le istituzioni. E se i ceti sociali meno colti oggi esprimono solo esigenze vitali di sopravvivenza, perché non si chiede se trattasi di deprecabile “populismo” o di semplice vita in sé? Le masse vanno acculturate sul serio e con una scuola degna di questo nome e non come uno stipendificio per docenti imbarcati solo per ingrossare i propri collegi elettorali e le tessere sindacali. E si chieda perché continua l’emorragia delle menti migliori verso paesi più civili meno proni al reddito di cittadinanza e ad impossibile assistenzialismo che non sia solo mera sopravvivenza. Noi nel frattempo pubblichiamo(Rizzoli) il libro “Swag Negro” di un grande genio della cultura moderna, tale Bello Figo, la provocatoria star di Youtube, nota per le sue prese in giro degli italiani che propone un suo “diario” delle sue massime del tipo “vogliamo soldi o wi-fi…io non faccio l’operaio, non mi sporco le mani in Italia…io non pago l’affitto…vota sì al referendum perché Renzi ci dà la figa bianca..”. A questo punto credo proprio che i bulli siano veramente pochi rispetto a quanti ci potrebbero essere visto il pabulum culturale odierno. Grazie sinistra!!
Arcadio Damiani
TRAVAGLI GIOVANILI
