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UNA STORIA “DIVERSA”…

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Vorrei ricordare perché Palmiro Togliatti era chiamato il “Migliore”. A Mosca nel 1927, al 16° Congresso del Partito comunista sovietico, per i servizi resi a quell’infame dittatura, Stalin concesse a Togliatti la cittadinanza sovietica. E nel discorso di ringraziamento Togliatti disse: “E’ motivo di particolare orgoglio per me aver lasciato la cittadinanza italiana per quella sovietica. Non mi sento unito all’Italia come ad una Patria, ma mi considero cittadino del mondo; quel mondo che vogliamo vedere attorno a Mosca e agli ordini di Stalin. E’ per me motivo di particolare orgoglio l’aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e niente altro. Come cittadino sovietico sento che valgo diecimila volte di più del migliore degli italiani.” E da quel momento lo chiamarono il “Migliore”. Non so quante vie e piazze nel nostro paese sono state titolate al personaggio che si vergognava di essere un nostro concittadino ma va bene così per l’ANPI che si oppone ad intestazione urbana di una Fallaci o di un Almirante che non mi risultano si siano mai vergognati di essere italiani e che hanno pagato sulla loro pelle l’isolamento dei detentori della verità assoluta. E qualche refolo di necessario revisionismo storico si torna ad ascoltarlo perché speriamo si ponga fine a questo ingombrante lascito del secolo scorso, a questa perversione che fa dell’idea l’ideologia, un’arma estremamente pericolosa che annienta il dialogo producendo solo scontro, che produce guerra e non libero scambio, che ammanta di ragione unilaterale verità complesse, che invera una schiavitù ben più triste di quella dello zio Tom perché invade il pensiero in sé e non si limita ad un singolo atto, perché si avvale di catene che non si vedono ma si sentono quando dobbiamo scegliere non fra tante possibilità ma fra “quelle” possibilità. Ed è solo la “Cultura” che rende l’uomo libero non il lavoro come maldestramente riportato all’ingresso dei campi di concentramento nazisti. Ed è in questo campo che si gioca la battaglia attuale per predominare sulle masse. Non la progettualità verso il bene comune con opere di pubblica utilità, bensì l’ ”Incultura”, l’impoverimento dei database cerebrali che permetta una più efficiente ed efficace penetrazione mercatistica massificante nell’illusione che si stia ancora scegliendo. In altre parole si sta cercando in tutti i modi di portare i cervelli all’ammasso con una scuola-università che ha più interesse a non formare che ad istruire con qualche vetusto docente residuale di buoni propositi che non vede l’ora di togliersi da quel ruolo che non sono più in grado di usare come si dovrebbe per far posto alla valanga ben sindacalizzata di precari che agognano lo “stipendio di inclusione”. Bisogna tornare ad utilizzare la tecnologia digitale avendo conservato “valori analogici” e solo la conoscenza, ancora oggi e in qualsiasi campo, ci permette di essere protagonisti e non solo servi, e ancora di più rispetto a ieri il sapere ci renderà liberi perché l’enorme disparità di lavoro e stipendiale fra un semplice impiegato e un dirigente di Amazon è sotto gli occhi di tutti. E la scomparsa del ceto medio e dell’ascensore sociale che ci deve far riflettere per poi alla fine non lamentarci anche perché il sindacato non esisterà più data la dannosità storica del suo ruolo che ha tutelato anche in maniera vergognosa più le scorrettezze dei suoi adepti e la voracità dei suoi dirigenti che l’imprenditore che produceva ricchezza che andava responsabilizzata e non combattuta. Diego Fusaro, il più controverso filosofo del momento traccia da marxista un ritratto spietato dei progressisti: ”..da anni le loro leggi sono a favore del capitalismo. L’unica religione è il mercato, che sposa il gender perché distrugge l’identità ed impone lo sradicamento sul piano della sessualità. La difesa è la famiglia tradizionale..”. Se negli anni ’70 il filosofo si fosse proclamato “marxista” i cari compagni lo avrebbero linciato in pubblica piazza. Ma lui crede nelle cose che dice perché “studia”, indaga, conosce e procede con la docile forza della ragione. In una recente intervista fa piacere ascoltarlo quando esprime giudizi che hanno più a che fare con la logica e la ragione che con l’efferatezza ideologica da lui ampiamente ripulsa. “..E tutto divenne merce, anche l’utero in affitto…La sinistra è passata dal Quarto Stato al Terzo Sesso… Secondo Hegel il rivoluzionario è colui che supera conservando o conserva superando…Ho fondato Interesse Nazionale un’associazione il cui motto è: né mondialisti né nazionalisti…La mia coscienza infelice di anticapitalista ha idee di sinistra e valori di destra: idee come lavoro, diritti sociali, attenzione per gli oppressi, uguaglianza nei diritti ma anche nei doveri, valori come identità, nazione, patria, famiglia, lealtà, religione(in pratica il “connubio perfetto” che sancisce la fine della stupida e obsoleta contrapposizione)…Non ho mai voluto farmi incasellare in uno schema o in un partito perché amo pensare con la mia testa…Complottismo è il modo di classificare qualsiasi lettura divergente da quella dominante. Socrate e Marx e tutta la filosofia che cerca l’essenza dietro l’apparenza sono complottisti…L’origine del disastro va cercata nel capitalismo che dal 1989 non ha più alcun limite morale o geopolitico ed è l’anno in cui nasce la favola del benessere e della democrazia estesa a tutti: finito il comunismo al capitalismo sfrenato mancava disintegrare gli Stati, ultimi baluardi della difesa del bene comune. L’Europa è servita a questo! Ma penso che la “sovranità” sia ineludibile per una politica democratica a sostegno anche delle classi più deboli. Senza sovranità vince il libero mercato, la competitività e quindi il più forte…L’idolatria del libero mercato si sconfigge riconoscendo che è una vera religione che minaccia tutte le altre, pretendendo d’imporre universalmente i sui simboli. Siamo nell’epoca in cui non si possono esporre crocifissi o veli islamici ma solo merci di qualsiasi tipo e in modo selvaggio…Siamo entrati nel “totalitarismo perfetto” che fa apparire come imperfetti tutti quelli passati, perché riesce a colonizzare tutte le coscienze e devitalizzare la possibilità del costituirsi del dissenso dilatando il pensiero unico…Uomini come “atomi seriali” in balia del capitalismo contemporaneo. Un tempo il dominato era il proletario di fabbrica, che aveva una sua coscienza di classe, stabilità territoriale, dei valori e una capacità rivendicativa come raffigurato nel “Quarto Stato”. Oggi in luogo del proletariato c’è il precariato: una massa amorfa di atomi erranti, flessibili, senza identità, coscienza di classe e progettualità, individui sradicati, permanentemente mobili, e sciolti da ogni solido legame comunitario, dalla famiglia allo Stato nazionale, con la famiglia come primo bersaglio perché rappresenta la comunità delle comunità come diceva Aristotele: colpire quella per arrivare alle altre. E se hai radici sei meno gestibile dl potere…La sinistra doveva essere l’agente della trasformazione verso una società emancipata. Invece il progresso cui assistiamo è quello del capitale che trasforma tutto per rinsaldare se stesso e ci sarà un motivo se negli ultimi trent’anni tutte le conquiste della sinistra sono state contro le classi più deboli come la precarizzazione del lavoro, le liberalizzazioni, il job act…Per rilanciare l’Italia si dovrebbe ricominciare dalla Cultura che è il fondamento del nostro paese e che abbiamo dimenticato potenziando i licei ma nel contempo non dimenticando la preparazione professionale hi-tech di cui abbiamo urgentemente bisogno non avendo purtroppo le fucine adatte…Il contrario del comunismo non è la religione, perché il comunismo stesso lo è. Il contrario della religione è il capitalismo ateo, materialista, cinico e individualista. Non c’è da stupirsi se dei comunisti guardano con rispetto a Cristo. Il dramma è quando certi comunisti aderiscono al capitalismo rinnegando Marx e Cristo…C’è un unico momento nel vangelo in cui Cristo si adira e diventa quasi violento: la cacciata dei mercanti dal tempio. Di questo oggi c’è più che mai bisogno…”. Non posso non aggiungere la mia più grande gioia e soddisfazione nel leggere le convinzioni di questo giovane filosofo trentottenne perché ho vissuto sempre la mia profonda estraneità verso un sistema ideologico che ha sempre contrapposto e mai unito ed ho sempre pensato che in fondo Don Camillo e Peppone avessero entrambi ragione ma che bisognava scegliere sempre da che parte stare perché stare nel mezzo era considerata eresia come il diavolo nell’acqua santa; ho sempre pensato che il più grande socialista di tutti i tempi è stato proprio quel Gesù Cristo che riconosceva la grandezza della figura femminile in tempi non certo maturi, addirittura riconoscendo una Chiesa- Madre, che elogiava l’importanza del dono dell’intelligenza al servizio degli altri come nella parabola dei tre denari ove si toglieva il denaro a chi lo aveva conservato sotterrandolo per darlo a chi lo aveva fatto fruttare moltiplicandolo. E quanto suona così anacronistico il ritorno al passato con la stigmatizzazione di un pericolo inesistente come quello del pericolo neofascista e le leggi come quella dell’onorevole Fiano, diffondono l’odio per i principi del passato e puntano a fondare un ordine nuovo(New world order). Ma è nel dna la forza demolitrice della sinistra verso il passato, come il deportare la statua del glorioso generale Robert Edward Lee in America, cancellare dalla memoria il viaggiatore Cristoforo Colombo, ed il comunismo sovietico è stato un esempio emblematico di questa volontà distruttrice e palingenetica(v. “Il libro nero del comunismo” del 1997) in cui l’ideologia si fa storia e si invera come nuovo inizio: una nuova Genesi ma al contrario dove non è Dio a dettare le leggi ma il Partito-rappresentante della coscienza collettiva, gli albori di una umanità “divinizzata”. Concetti già espressi secoli prima dalla rivoluzione luterana nella Chiesa e nella rivoluzione francese ove imperversava il “terreur” giacobino della ghigliottina e la politica della strage. Ora l’Evo politico contemporaneo si fonda sul crollo del fascismo e nazionalsocialismo e sul parallelo trionfo democratico comunista in Occidente ma come descriveva l’intellettuale francese Maurice Bardechè la nuova politica diversa si assocerà ad una condanna assoluta di tutto ciò che sa anche vagamente di “destra”. Purtroppo il fallimento economico, politico e sociale e culturale del regime repubblicano dopo 70 anni di corruzione e di indottrinamento delle masse induce la strategia del potere a rispolverare vecchi fantasmi e come scrive Fusaro “..l’epoca più ideologica è cantata come post-ideologica..” In altre parole più il presente è fallimentare più il potere demonizza il passato, assai meno fallimentare da tanti punti di vista, proprio per legittimare il presente stesso. E la povertà lessicale dei nativi digitali è un evidente segno della mentalità orwelliana di chi ci guida a base di “Panem” e dei nuovi “Circenses”(droga e porno) col passato che è solo buio, violenza, guerra, malattie, genocidio attuato da uomini-demoni come Hitler, Mussolini, Franco, indottrinando la nuova generazione plastificata all’odio verso non solo questi ma anche verso Mazzini, Garibaldi, Colombo che non erano certo protesi verso l’omosessualità o le nozze gay. La dittatura è da aborrire sempre! Se da un parte quello che è stato il fascismo è da criticare duramente con i suoi morti, le sue leggi razziali, le intemerate degli amici nazisti con le stragi di Sant’Anna di Stazzena e di Marzabotto, ciò non di meno è da criticare l’orrore indecente della morte di Mussolini e della sua innocente compagna come d’altronde oggi i cari sinistri orpellano con esecrandi giudizi esultanti la morte di Altero Matteoli del tipo di Stefano Apuzzo di “Liberi e Uguali” col suo “uomo di merda mort e bbuon. Un ignorante di rara fattura” o altri tipi “un fascista in meno…un vitalizio risparmiato…un cane di Berlusconi in meno”. Tuttavia bisogna difendere anche il diritto ad esprimere idee sbagliate e ad essere anche cattivi, altrimenti si instaura la “dittatura del pensiero” attualmente vigente: chiunque critica una immigrazione incontrollata, chiunque è perplesso per questa religione di pace che insanguina le piazze, è tacciato di razzismo e gruppi omologati di controllori, secondo legge, veglieranno sui nostri scritti e i nostri comportamenti per avventarsi su chi esprime pensiero non omologabile. E’ infatti vietata l’omofobia ma solo quella sui rom o sui migranti non quella che uccide in Iran, a Gaza e in Arabia saudita contro la quale hanno sempre lottato, la Fallaci con la facile previsione della sua “Eurabia”, Bat Ye’or che ha reso popolare il termine di “dimmitudine” cioè di quella condizione di profonda insicurezza e umiliazione in cui sono costretti a vivere le piccole comunità cristiane ed ebree nei paesi islamici, Magdi Allam: questa omofobia non porterà mai nessuno a dimostrare davanti a qualche ambasciata perché inopportuno e pericoloso. Ed è punito con la gogna mediatica e forse penale chi esprime perplessità davanti allo sguaiato infantilismo dei “Pride”, chi riporta dati incontrovertibili sulle aumentate patologie legate all’omosessualità, chi afferma che un bambino ha bisogno per la sua crescita di una mamma e un papà. Come il tweet di Unicef Italia che bolla come “idiota e fascista” chi è contro la legge sullo ius soli. E’ già inopportuno che un’organizzazione che fa capo all’ONU entri a gamba tesa su questioni politiche interne ad uno stato sovrano ma ciò che lascia perplessi e profondamente disgustati è che i nostri contribuenti, attraverso donazioni pubbliche e il 5×1000 ricoprano d’oro la sezione centrale dell’Unicef per poi doversi sorbire insulti dalla sua filiale italiana. Ma tutte le dittature, specie quelle del pensiero, si combattono con la cultura e la conoscenza cosa che ben sanno i neo-progressisti, il fascismo e il comunismo si combattono studiandoli e non esorcizzandoli o esaltandoli ed è proprio per questo che alla fine delle scuole superiori, come riporta Roberto Chiarini, non si sente l’impegno ministeriale a far studiare la storia del Novecento e per quale ragione l’insegnamento della storia non viene impartito da laureati in storia ma da docenti specializzati in altre discipline? Perché alle grandi questioni tuttora divisive dell’opinione pubblica si riserva solo qualche giornata rituale come il 25 Aprile e non luoghi di riflessione e ricerca che sappiano parlare ai giovani? Proporre un museo del fascismo equivale ad essere sospettati di resa alla nostalgia mentre a Berlino è stata allestita una mostra su Hitler senza che nessuno abbia avuto alcunché da eccepire. Meglio dei musei sarebbero meglio Centri di studio ma a distanza di 70 anni non se ne vede ancora l’ombra a differenza degli Istituti della Resistenza operanti praticamente in ogni provincia (se ne contano circa 68). Abbiamo più che mai bisogno di una sana obiettività che riconduca alle proprie colpe tutti quei regimi che hanno fatto della libertà carne di porco, tanto come siamo lontani da guerre nel nostro occidente quanto siamo vicini e invasi dal deterioramento della nostra cultura, mai così in basso, e del nostro vivere civile. Milioni di morti di cui a lungo si è preferito non parlare: sono le vittime dei regimi comunisti a partire dalla rivoluzione russa del 1917. E nel primo dopoguerra esisteva un ampio movimento politico che non voleva sentir parlare dei crimini dei regimi comunisti come anche in USA durante la guerra del Vietnam una larga parte dell’opinione pubblica era pronta a stigmatizzare ogni violenza delle truppe statunitensi ma sceglieva di ignorare le violenze dei vietcong o dell’esercito regolare nordvietnamita. Ma è stata proprio l’America cinquant’anni fa a richiedere uno studio dettagliato per quantificare il male prodotto dai regimi comunisti; e venne fuori un testo oggi ripubblicato dello storico britannico Robert Conquest “Il costo umano del comunismo”. Espungendo i morti provocati dagli eventi della rivoluzione russa e concentrandosi solo sugli effetti delle politiche mirate contro i cittadini della stessa URSS nei vent’anni di presa del potere di Lenin si contano più di 20 milioni di morti in gran parte nei campi di lavoro, 900.000 i giustiziati e 2 milioni giustiziati dalla purghe staliniane. Altri saggi hanno esplorato ambiti per molto tempo rimasti in ombra come Richard Louis Walker che mette ben in luce in Cina il grande balzo di Mao Tzedong: solo per prendere il potere, estromettendo i nazionalisti, i comunisti cinesi avrebbero provocato 20 milioni di vittime; per non parlare dei morti accumulati dai vietcong o del genocidio in Cambogia ad opera dei khmer rossi unicamente denunciato allora da Padre Piero Gheddo grande missionario cattolico che ha lasciato grandiose testimonianze nei suoi scritti di verità scomode durante i suoi pellegrinaggi euroasiatici. E l’Unità scriveva allora che quel prete era pagato dalla Cia. Ma diceva “..la mia colpa è solo quella di raccontare ciò che vedo invece di ciò che dovrei vedere..”. Analoga sorte allo scrittore polacco Gustav Herling che nel suo pamphlet “Un mondo a parte” descrisse la sua esperienza di due anni nei campi di lavoro sovietici sul mar Bianco, agghiaccianti macchine di annientamento e sterminio per fatica fame e freddo siberiano i gulag comunisti, fratelli gemelli del lager nazisti. In Italia il libro uscito nel 1958 non ebbe successo, l’unico che lo difese fu Ignazio Silone, e nell’edizione inglese del 1951 molto toccante è stata la prefazione di Bertrand Russel: “..Dei molti libri che ho letto sulle esperienze delle vittime delle prigioni e dei campi di lavoro sovietici, questo è il più impressionante e quello scritto meglio. Herling possiede una rara forza descrittiva, semplice e vivida ed è assolutamente impossibile dubitare della sua sincerità in qualsiasi punto. I “compagni di strada” che rifiutano di credere all’evidenza di libri come questo sono evidenti esseri senza umanità, perché, se così non fosse, essi non negherebbero l’evidenza ma al contrario ne sarebbero turbati..”. Ciò nonostante, sconfitto il fascismo, è più che mai vivo l’antifascismo quale utile mezzo per rintruppare quegli sperduti sinistri che non hanno più una casa, un circolo ARCI dove giocare a carte o alle bocce, ma che hanno ancora in testa ciò che li accomuna: lo spirito odioso dell’anti-storia verso il pensiero altro nella speranza ultima del sol dell’avvenire in nessun luogo sorto. E l’ultima iniziativa in merito è merito dell’ANPI, tra i cui membri chi ricorda di aver incontrato un repubblichino si conta sulle dita di una mano, che vorrebbe l’istituzione di un “patentino” antifascista da rilasciarsi a chiunque voglia manifestare pubblicamente tramite autocertificazione di non essere xenofobi, razzisti e mussoliniani. E molti comuni a guida sinistra l’hanno adottato. Sembrava una ridicola boutade se non fosse per l’incazzatura del camerata Ignazio La Russa che ha gridato per questo attentato alla libertà di pensiero. E a dargli manforte, finalmente, un eminente giurista e presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo cha ha avanzato dubbi sula costituzionalità del patentino e mosso accuse velate di demagogia spicciola e superficialità ai sindaci che hanno sposato l’iniziativa. Perché ricorda che la Costituzione è il documento antifascista e democratico per eccellenza. Finire accusati di violarla in nome della democrazia e dell’antifascismo è il tipico paradosso in cui franano le iniziative senza capo né coda. La fine dei puri che a fine di epurare vengo essi stessi epurati (P. Nenni-aforisma). Più che il patentino come riporta Pietro Senaldi sarebbe utile un certificato che attesti il possedere da parte dei sindaci di un minimo buon senso e pragmatismo che li tenga lontani dal ridicolo. E non va dimenticato che in tema di ordine pubblico, tra No-global, No-Tap, No-Expo, Centri sociali e fan di De Magistris, gli erede dell’estremismo rosso risultano più bellicosi dannosi e vilenti degli eredi di Mussolini ma guai a dirlo se perfino il capo della polizia Gabrielli ha dichiarato di temere più un blitz di Forza Nuova che le bombe davanti alle caserme dei carabinieri. Tant’è! Ma qualcun altro si comporta allo stesso modo ma dall’altra parte. Infatti come reazione alla proposta di legge Fiano Il consiglio comunale di Soragna in provincia di Parma ha deciso di mettere al bando l’ideologia comunista richiedendo al governo gli stessi mezzi persecutori verso chi propaganda le immagini o i contenuti propri del partito comunista con immediate proteste dei sinceri democratici perché sono solo loro dalla parte giusta anche se con milioni di morti alle spalle. Se questa è solo un reazione pur giustificata passi, se anche questo è puro negazionismo non mi trova d’accordo. La storia non deve avere buchi neri, va studiata e discussa e contestualizzata.