fbpx

Uomo bianco

Pascal Bruckner è uno dei più influenti intellettuali europei che da “sinistra” da anni lotta contro il “pensiero unico”. Il problema l’ha espunto, con un vigore unico, nel suo ultimo libro “Un colpevole quasi perfetto” (Ed. Guanda). Afferma che “oggi l’uomo bianco è colpevole solo perché esiste…trasformato nel nemico pubblico numero uno. E’ il metodo nazista rivisto e riadattato”. E fa una disamina storica a mio modo molto pertinente partendo dal discorso femminista originario che considera l’uomo come un nemico, un colpevole ideale ma è con la fine del colonialismo che nasce in Occidente l’idea che l’’“uomo bianco” ha oppresso, schiavizzato, sfruttato i popoli di tutto il mondo e pertanto deve pagare il fio. Era questa l’idea di fondo fino agli anni ’70 dopo il mantra persecutorio si è ridotto solo al semplice colore della pelle, novità che ha fatto breccia soprattutto in Nord America con le sue lotte razziali con un antirazzismo europeo ben diverso forse per una minore poli-etnia costitutiva. Ed è comunque errato considerare che sia l’Europa a subire l’influenza ideologica statunitense perché, osserva, è esattamente il contrario “Queste idee sono tutte di origine francese. Provengono dai professori dell’Università di Parigi fine anni ’70 Foucault, Deleuze, Derrida…sono loro che hanno letteralmente creato queste idee e le hanno esportate negli USA. Il movimento “Woke” (termine usato impropriamente come aggettivo che vorrebbe significare “consapevole e ben informato” e che ultimamente è salito vertiginosamente di popolarità sulle bocche dei militanti di sinistra assumendo connotazione più restrittiva nel senso di “sveglio e vigile” di fronte a fenomeni di razzismo ed ingiustizia sociale) o la “Cancel Culture” sono una sorta di trasformazione delle idee francesi che poi vengono riesportate in Francia, Italia, Spagna, idee comunque tradite dagli americani perché il pensiero francese che era conto l’identità e la razza, oggi si è trasformato in una esaltazione sia dell’identità che della razza”. E si sofferma il filosofo sul fatto che c’è attualmente un “razzismo anti-bianco” perché per il solo colore della pelle, in Occidente, come un peccato originale, si è vittima di uno stigma eterno, quello di “razzista” e se si vuole dimostrare da “bianchi” di essere antirazzisti bisogna prima abiurare il colore della nascita. Tutto questo è molto grave ed abominevole se pensiamo che si ammantano di essere “democratici”. Praticamente colpevoli di esistere, come l’accusa rivolta dai nazisti agli ebrei! Ma per il fatto che l’ “Occidente bianco” è stato il solo a riconoscere i suoi errori e i suoi crimini, questa nostra particolare autocritica morale è stata presa di mira dai sostenitori delle ideologie “decoloniale” e “razzialista” che ci puntano continuamente il dito contro perché saremmo i “criminali dell’umanità”. Una follia pura che ha indotto a coniare il neo termine “Oicofobia”, cioè odio verso se stessi e le proprie origini, il grande filosofo liberale recentemente scomparso Roger Scruton, e che ha vandalizzato la Sirenetta di Copenaghen con la scritta “pesce razzista” perché nel racconto di Andersen è bianca! Delphine Ernotte di “France Television” ha detto che nella tv pubblica ci sono “troppi uomini bianchi over 50 e la situazione deve cambiare” mentre Macron in una recente intervista ha affermato che esiste un “privilegio bianco”, frasi queste che rendono conto di quanto sia profonda la penetrazione di certe teorie e sicuramente non c’è da stare tranquilli. Insomma l’uomo bianco quale responsabile di tutte le disgrazie del mondo, in pratica un “razzista biologico”. Il nuovo super-io dell’estrema sinistra mette le minoranze etniche “dominate” contro i bianchi “dominanti” rivelando il crollo della sua sostanza. Secondo Bruckner l’ondata della “Cancel culture” è come il Coronavirus: si insedia, si espande, ci sono delle varianti, poi un giorno muore. Ma ora gli anticorpi sono rari. I capi di Stato occidentali non devono cadere nella trappola dei militanti della “Cancel culture”: non dobbiamo scusarci di essere bianchi, occidentali, cristiani, ebrei, altrimenti ricreiamo le condizioni del peccato originale. Anche se qualcuno come l’ “Espresso” o i siti di informazione “pseudo-indipendenti” dicono che chi denuncia ogni giorno casi immaginari di “politicamente corretto” e “cancel culture” è solo qualcuno terrorizzato dai cambiamenti che stanno investendo il mondo. In pratica la “Cancel culture” è una montatura inesistente ad opera dei “giornalacci di destra”. A dispetto di una cronaca che dice altro come l’ “amen” sostituibile on “a-woman”, la critica alla favola di Biancaneve per via del bacio principesco ricevuto “non consensualmente”, i classici della letteratura, filosofia, della musica occidentale, messi ai margini dei programmi d’esame nei College americani, perché discriminanti rispetto a culture “altre” e minoranze varie. Gli antirazzisti sono in realtà neo-razzisti, hanno riscritto le leggi di Norimberga, ma contro i bianchi. Com’è potuto accadere? Secondo Bruckner dipende dal fatto che la “sinistra comunista” e quella “socialdemocratica”, messa in difficoltà dalla caduta del muro di Berlino, non sono riusciti a creare un progetto alternativo al capitalismo e nel vuoto della teoria si è infilato in questo “discorso razzista” che viene dai campus e che esiste dagli anni ’90 e già nel femminismo originario c’erano già tutti i germi perché la grande teorica del differenzialismo è una francese Monique Witting che amava affermare che la donna non esiste, che è un’invenzione dell’uomo e che la differenza fra i sessi è una fantasia già negli anni ’70 e a furia di negare la biologia e non riconoscere che ci sono uomini e donne ma solo persone con o senza utero si è raggiunto l’apice del grottesco! Da notare, aggiunge il filosofo, che tra gli Lgbt sulla “T” vi è una spaccatura tra lesbiche e transessuali in quanto le prime accusano i secondi di essere uomini travestiti e ciò significa che la Natura sta tornando. Inoltre considera ridicolo ed inopportuno la deriva del cosiddetto il “consenso contrattuale” di un atto sessuale che comunque non solleva l’uomo dalle fantasie femminili che potrebbero accusarlo di “costrizione”. Ma qui sorge un’altra differenza: secondo il femminismo francese i “migranti” sono esenti dal reato di “stupro” in quanto “oppressi” come già accaduto anche nelle nostre aule giudiziarie con un verdetto d’innocenza per un cosiddetto “diritto all’orgasmo” ossia in agire in “stato di necessità” o in piazza Stalingrad a Parigi dove due ragazze sono state violentate in pubblico da fumatori di crack ma le femministe non hanno detto nulla perché gli aggressori erano neri o arabi e se li accusassimo diventeremo razzisti. Allucinante! Ne deriva che tutti gli uomini sono colpevoli, soprattutto se bianchi! E considera pericolosa l’idea del popolo arcobaleno di negare la differenza biologica sessuale in quanto frutto del “patriarcato” come inquietante l’epidemia dei giovani che vogliono cambiare sesso con un percorso che non presuppone il ritorno “quo ante”: il “transgenderismo” fa parte di questo delirio tipicamente occidentale di negare le differenze fra i sessi e negare la natura e tutto questo sembra in contraddizione con la sensibilità ecologica che presuppone una riconciliazione con la natura ma anche qui i sinistri si sono emancipati dall’errore perché non parlano di natura ma di “ambiente” la prima in mano alle sue leggi, la seconda in mano ai voleri dell’uomo. Sul tema del complesso di superiorità della sinistra, Bruckner ha idee molto chiare “In Francia il complesso di superiorità esiste dal 1945 perché la sinistra aveva conquistato il potere culturale mentre la destra quello politico economico, ma oggi in Francia l’opinione pubblica volge principalmente a destra non perché la gente sia diventata conservatrice ma solo perché la sinistra ha perso il senso di realtà. La sinistra nega quanto sta accadendo che siano attacchi terroristici, violenze tra bande e minoranze mentre la destra sta recuperando queste nozioni; è paradossale ma oggi sono le persone di destra che difendono i valori della sinistra e viceversa”. Un esempio: la sinistra reazionaria e bigotta difende l’islam anche nelle sue manifestazioni più oscurantiste ed è la destra che richiama i principi repubblicani, come richiama ai principi della democrazia liberale e contro tutti gli atti di censura tipiche del “regime” invocato dalla sinistra progressista, in stile sovietico. Ha fatto veramente scalpore il silenzio e l’assenza di pubblica condanna della sinistra e delle femministe verso il molto probabile assassinio di una ragazza pakistana appena diciottenne che ha rifiutato le nozze combinate dai suoi genitori con un uomo molto più grande di lei: per la cultura islamica il rifiuto, nel sogno di una vita diversa, giustifica la sua condanna a morte come per il cambio della religione. I matrimoni combinati, presenti anche in passato nel nostro Paese ma con algoritmi più leggeri, finiscono per diventare pura violenza sull’anima e sul corpo di ragazze che sognano solo di vivere come sembra loro più naturale e non può valere il peloso distinguo di un generico rispetto della cultura altrui. Massima tolleranza e considerazione per tutti ma in uno Stato di diritto esiste un limite invalicabile: quello definito dalla Costituzione e dalle sue leggi! Il “reato” non è “cultura”! E le immagini valgono spesso più di molte parole come la foto di Yehie Sinwar, capo di Hamas, che brandisce davanti ad una folla festante un bambino cui ha messo in mano un mitra ad indicare che proseguiranno la loro educazione omicida fin dalla prima infanzia. E questi sarebbero i neo-progressisti? Altra “boiata” è proprio il ddl Zan sull’omofobia molto criticabile ed ideologicamente perverso in quanto criminalizza opinioni diverse come attesta la scomoda eredità dei sistemi autoritari ed applaudirlo significa avere una scarsa conoscenza della cultura dei diritti, male antico del nostro Paese. Inoltre non è un Ddl volto alla tutela e a difesa dei diritti degli omosessuali ma si si fonda sulla separazione tra l’identità sessuale, biologica o anagrafica, il “genere”, e l’identità di genere, intesa come l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione o meno al genere sessuale. Diritto sì di una persona di fare ciò che vuole in piena libertà, senza impedimenti, come un uomo che vuole vestirsi con la gonna, come hanno fatto certi docenti nelle scuole spagnole tanto per propaganda ideologica, altro conto è l’idea che l’identità sessuale non sia più legata in alcun modo alla biologia, alla natura, bensì a ciò che ciascuno in modo del tutto artificiale, perché non mi sembra che queste “verità scientifiche” siano più vere di quelle che ritengono impossibile separare il genere dal sesso biologico, sul momento decide di essere. Ora possiamo comprendere una legge che tuteli il diritto all’aborto ma non una legge che impone dall’alto una ideologia che distrugge la natura stessa e che vuole farsi così invasiva ed estesa fin dai primi anni di vita scolastica quando ancora la confusione regna sovrana. E questi sarebbero i neo-progressisti? E poi siamo tanto sicuri che i “neri” non siano “razzisti e violenti”? Basta rinverdire qualche ricordo della loro storia recente. Ed infatti l’antirazzismo radicale è alla fine sfociato nell’esaltazione di ghetti sempre più ostili fra loro. Ed è notizia di qualche mese fa della nascita di un gruppo di pressione che predica l’obbligo di traduttori “neri” per dar voce a personaggi neri dei fil hollywoodiani come ha suscitato polemiche il fatto che un “maschio bianco europeo” non avesse il diritto di tradurre i versi di una poetessa nera della corte di Biden. Siamo di fronte ad una rabbiosa ideologia che conduce alla tribalizzazione della società nel nome di una “cultura del piagnisteo”. Prendiamo il caso emblematico della “Nation of Islam”, il movimento afro-americano di confessione islamica a cui apparteneva il terrorista che il 3 aprile si è lanciato con la sua auto sul Campidoglio di Washington uccidendo un agente ed è molto difficile definirlo movimento antirazzista quando il suo leader Elijah Muhammad già negli anni ’60 riteneva che i neri rappresentassero l’umanità originaria, dotata di adamitica bontà e qualità superiori con i bianchi inferiori per intelletto e intrinsecamente malvagi. Il suo allievo, il carismatico Malcom X si collocava in un’area in cui le suggestioni marxiste della lotta di classe si congiungevano con uno schietto sentimento di appartenenza etnica, ben diversa dalla linea del reverendo Martin Luther King, fautore dell’integrazione all’insegna del primato tipicamente americano dell’individuo sulle appartenenze pregresse. Paradossalmente la linea di Malcom X è quella che sta prevalendo oggi: le frange più estremiste del Partito democratico, più che alla integrazione tendono ad una “segregazione” carica di rancore e di rivendicazioni esclusiviste. E d’altra parte la politica delle “quote” è quanto di più contrario al primato del merito individuale: l’accesso alle Università o ai benefici assistenziali è in pratica un “Manuale Cencelli” basato sulla melanina. Paradossalmente Malcom X fu assassinato non da killer “suprematisti bianchi” bensì da altri appartenenti alla Nation of Islam secondo una spirale di terrore e sospetto che spesso si annida negli ambienti più estremisti come l’afro-islamismo radicale che colloquiava tranquillamente Obama e che pervadeva con la sua dottrina segregativa gli ambienti come lo sport ove il pugile Cassius Clay rinacque, dopo la conversione, col nome di Muhammad Alì. Torna allora l’idea che non esistono differenze fra culture e che in fondo tutte le civiltà hanno del buono e del cattivo ma va detto che l’articolo 3 della nostra Costituzione predica l’uguaglianza fra tutti gli esseri umani come va detto che non siamo giunti sin qui per caso. Nel nostro passato ci sono le streghe bruciate, la tratta degli schiavi, le teorie razziste di vari antropologi, il colonialismo, l’olocausto, ed anche il comunismo. In verità come osserva Giuseppe Valditara sono fenomeni che ritroviamo in ogni civiltà come i rituali di morte e la tratta degli schiavi. Ma il “razzismo scientifico” si ritrova in Occidente solo perché in Occidente si è affermata la scienza moderna e l’evoluzionismo, teoria credibile, ma che nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento è stata strumentalizzata conducendola a conseguenze moralmente inaccettabili. L’odio e il timore verso lo straniero così come la volontà di dominazione ed i conquista sono sempre esistiti in ogni popolo e l’espansionismo turco o giapponese o la conquista islamica non sono per molti tratti paragonabili al colonialismo europeo? I genocidi sono purtroppo frequenti nella storia dell’umanità e di qualche decennio precedente a quello degli ebrei ci fu quello degli armeni ad opera degli Ottomani, come l’odio di classe e la violenza erano gli epigoni della rivoluzione comunista. Se dunque la civiltà Occidentale non ha colpe solo sue proprie è tuttavia l’unica civiltà che quel passato ha messo sotto accusa in un processo collettivo che dura ormai da decenni e che ha portato a Carte dei Diritti e Costituzioni che mirano a prevenire quelle tragedie e che ha i suoi momenti chiave che mancano altrove come il concetto di “persona” della sua sacralità e della sua centralità giuridica che esordisce a Roma e che ha origine dal pensiero stoico di natura greca ed esaltato dal cristianesimo. Il concetto di “humanitas” è uno dei frutti più importanti del pensiero filosofico romano e la “fides” veniva considerata un tratto identitario di Roma persino dal popolo ebraico. La “libertà” è un concetto greco-romano pressoché sconosciuto nel mondo antico. Nei Vangeli viene predicato l’amore fra tutti gli uomini come pilastro di una nuova società e il “perdono” anche del nemico è lo strumento per affermare l’ “amore assoluto”. Analogamente il liberalismo anglosassone e l’illuminismo, anche dimenticando i principi cristiani, hanno ribadito la centralità dei valori della vita e della libertà, l’importanza della ragione contro le superstizioni, i presupposti dello Stato di diritto contro l’arbitrio e la sopraffazione, la laicità delle Istituzioni. Il ”socialismo” ha ripreso tendenze umanitarie, solidaristiche e sviluppato ideali pacifisti. Tutto questo ha formato quella cultura che definiamo “occidentale” ma è falsa l’idea che un certa becera rivendicazione terzomondista afferma nell’identificazione della civiltà occidentale con la “razza bianca”. Non è una civiltà “bianca” né tantomeno “europea”. E’ una “Civiltà universale”! Cristo nasce in una famiglia semita e gli evangelisti sono radicati del mondo giudaico, santi e pensatori “occidentali” sono stati africani e asiatici come sant’Agostino. Come possiamo allora non essere consapevoli di queste fondamenta culturali, della loro unicità ed importanza nel nome di un “politicamente corretto” che tende ad eguagliare tutte le culture e che pretende di cancellare lo studio dei classici e della tradizione cristiana dalle nostre scuole? Non rischiamo di buttare a mare millenni di sforzi che pur con tutte le contraddizioni e gli errori hanno prodotto la consapevolezza della sacralità della persona umana e della intangibilità dei suoi diritti fondamentali?