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Vitamine … uso e abuso

La prima vitamina fu scoperta nel 1911 dal medico polacco Kazimierz Funk, che estrasse dalla crusca una sostanza in grado di curare il beri beri (malattia molto diffusa nell’Estremo Oriente dove i ceti poveri si alimentavano a base di riso brillato: si manifesta come una polineurite con edemi e insufficienza cardiaca); la denominò B1 definendola l’ammina della vita … e da qui il termine vitamina. Fino alla metà degli anni ‘30 erano commercializzati solo il primo complesso vitaminico B e le compresse di vitamina C ma da lì a poco furono identificate nuove vitamine, fino ad arrivare alle 13 tuttora conosciute.

Prima della loro scoperta “industriale” le vitamine erano assunte esclusivamente attraverso il cibo e quindi la loro assunzione dipendeva molto dal raccolto. Le malattie legate alle carenze vitaminiche erano molto diffuse anche se “fortunatamente” un organismo ne richiede quantità limitate. Una delle caratteristiche delle vitamine rispetto a qualunque altra molecola è che l’organismo tende a risparmiarle: non esistono percorsi metabolici atti al loro catabolismo: non sono degradate nemmeno dai citocromi (enzimi molto “potenti”).

 

Le vitamine si possono suddividere in due grandi gruppi:
idrosolubili: non accumulabili dall’organismo e quindi da assumere quotidianamente con l’alimentazione; si tratta di tutte le vitamine del gruppo B, compreso l’acido folico, della vitamina H, PP e C.
liposolubili: Ne fanno parte la vitamina A, D, E e K. Vengono assorbite assieme ai grassi alimentari e accumulate nel fegato. La carenza si manifesta in seguito a una mancata assunzione per un lungo periodo… da utilizzare in quantità limitate.

Bisogna quindi soffermarsi sul termine: “quantità limitate”. Basandosi sulla pletora di annunci pubblicitari sembrerebbe che l’Italia è uno dei primi paesi al mondo per numero di persone affette da ipovitaminosi, dall’altro risulta che invece siamo ai primi posti al mondo per sovralimentazione e obesità! Le vitamine e gli integratori non sono farmaci e non possono essere usati come tali. La distinzione tra integratori e farmaci si basa sulle differenti finalità d’uso: gli integratori sono promotori della salute rivolti a persone che godono di un buono stato di salute mentre i farmaci sono strumenti di cura rivolte a persone ammalate. Integratori e farmaci possono utilizzare gli stessi principi attivi, ma il contenuto del principio attivo è inferiore negli integratori rispetto ai farmaci.

Gli integratori alimentari favoriscono le condizioni di benessere, coadiuvando le fisiologiche funzioni dell’organismo, mentre i farmaci ripristinano, correggono e modificano le funzioni fisiologiche, esercitando un’azione farmacologica, immunologica o metabolica. Le sostanze ammesse all’interno degli integratori sono: le vitamine, i minerali e le sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico (es. caffeina, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale). Se un ingrediente non è presente tra quelli approvati per l’uso negli integratori alimentari e se per lo stesso non esiste una storia di consumo significativo in Europa l’unica procedura che consente di introdurlo come alimento/ingrediente alimentare è quella di richiederne l’autorizzazione come “novel food” all’EFSA (European Food Safety Authority) ma nessuna comunicazione al Ministero della Sanità.

Ben diversa è la situazione nei paesi sotto sviluppati dove realmente esistono e persistono gravi carenze alimentari. Secondo stime dell’ International Micronutrient Malnutrition Prevention and Control Program (IMMPaCt), il programma dei CDC americani per eliminare la malnutrizione da micronutrienti, ci sono miliardi di persone che nel mondo presentano carenze di vitamina A, di acido folico e di altri micronutrienti non vitaminici, come ad esempio il ferro e lo iodio, prodotti essenziali a un equilibrato sviluppo dell’organismo. Il risultato di tali carenze è la diffusa prevalenza di malformazioni neonatali, disabilità e difficoltà di apprendimento, cecità, ritardo mentale, sistema immunitario indebolito, ridotta capacità di operare e lavorare e perfino morte prematura. Lo stesso programma indica nel miglioramento della dieta, nell’introduzione di alimenti fortificati e nell’eventuale supplemento con integratori alimentari gli strumenti più efficaci per combattere la carenza vitaminica e di sali minerali.