L’impero invisibile: perché mettersi contro Hollywood può segnare la fine per Trump

La sfida a Hollywood Trump è uno scontro col potere culturale USA che potrebbe costargli la fine della sua carriera politica.

Sfida a Hollywood Trump: perché può costargli tutto

“Chi controlla i media, controlla le menti.” – Jim Morrison

Nel cuore dell’Impero americano esiste una forza che non si elegge, non si abbatte con i voti, non risponde alla Costituzione ma governa le coscienze: Hollywood. L’industria dell’intrattenimento statunitense, ben oltre la sua veste di fabbrica di sogni, è una centrale ideologica, un’arma di propaganda sofisticata e una struttura di potere parallela alla politica. Chiunque si metta contro Hollywood sfida una superpotenza che agisce nel simbolico, nel culturale, nello spirituale. E se a farlo è un leader politico come Donald Trump, il rischio non è solo l’isolamento mediatico, ma l’annientamento sistematico della sua immagine pubblica.

Hollywood e la sfida di Trump: più di un’industria, una superpotenza culturale

Hollywood è nata per intrattenere, ma ha imparato presto a plasmare. Da Charlie Chaplin a Netflix, il potere della narrazione è diventato uno strumento geopolitico. Hollywood è la grammatica emozionale dell’Occidente: decide cosa è giusto e sbagliato, chi è eroe e chi carnefice. È il luogo dove si forgiano archetipi, si educano generazioni e si riscrivono le percezioni del mondo.

Nonostante le crisi interne – scioperi, crolli di share, saturazione di contenuti – Hollywood ha resistito e si è trasformata in un impero digitale transnazionale. Oggi, tramite piattaforme come Netflix, Disney+, Amazon e Apple TV, colonizza immaginari in ogni angolo del pianeta. Non è più solo un quartiere di Los Angeles, ma un sistema globale.

Le radici simboliche: il legame con Vaticano e Israele

Sotto la superficie laica e progressista, Hollywood condivide un retroterra culturale con due delle entità più influenti e resilienti del mondo: il Vaticano e Israele.

Il Vaticano ha sempre compreso l’importanza dell’immagine e del racconto. Film come La Passione di Cristo o Silence dimostrano la capacità della Chiesa di dialogare con l’immaginario collettivo attraverso Hollywood. I temi biblici – la redenzione, il sacrificio, la salvezza – sono onnipresenti nei blockbuster. Questo rende l’industria cinematografica compatibile con la visione simbolica del cristianesimo, offrendo una forma moderna di “predicazione globale”.

Il legame con Israele è ancora più radicato. Le origini di Hollywood affondano in famiglie ebree europee emigrate in America per sfuggire all’antisemitismo. Da allora, le major sono diventate non solo un centro creativo, ma anche uno scudo culturale per la causa israeliana. Hollywood ha spesso sostenuto narrativamente Israele come bastione democratico in Medio Oriente. La solidarietà non è solo ideologica, ma strutturale: Hollywood e Israele condividono una visione del mondo basata su identità, narrazione, resistenza culturale.

Insieme, Vaticano, Israele e Hollywood formano un triangolo di influenza simbolica globale: uno spirituale, uno geopolitico, uno culturale. Quando queste tre forze si allineano, non c’è potenza politica che possa facilmente resistere.

Trump e l’attacco economico: dazi, censura e sabotaggi sistemici contro Hollywood

La sfida di Trump a Hollywood non è stata solo ideologica, ma anche strategicamente economica. Durante il suo primo mandato, il tycoon ha impiegato dazi, tagli e restrizioni per colpire le fondamenta operative dell’industria cinematografica.

Dazi contro la Cina: colpire Hollywood nei suoi profitti esteri

Hollywood guadagna più all’estero che negli USA, e la Cina è il primo mercato globale dopo l’America. La guerra commerciale di Trump ha provocato dazi incrociati che hanno rallentato o bloccato l’accesso dei film americani al pubblico cinese. Pechino ha risposto tagliando il numero di film occidentali autorizzati e promuovendo il cinema nazionale. Il danno per le major è stato pesantissimo.

Tagli federali e delegittimazione dell’arte

Trump ha tentato più volte di tagliare il National Endowment for the Arts, l’ente culturale pubblico americano. Nonostante Hollywood non ne dipenda direttamente, il segnale è stato potente: la cultura non è priorità, l’arte è superflua. Questo approccio ha delegittimato l’intera industria culturale, spingendola a una risposta frontale e militante.

Guerra alla “cultura woke” e censura ideologica

Trump ha condannato Hollywood per aver promosso contenuti inclusivi, progressisti, “woke”. L’attacco alla diversità, alla rappresentazione LGBTQ+ e alle narrative antirazziste ha radicalizzato il conflitto: Hollywood si è fatta più politica, più militante, più esplicitamente anti-trumpiana. Non si trattava più di differenze culturali, ma di guerra ideologica.

Immigrazione e visti: bloccare il respiro internazionale del cinema

Il cinema vive di internazionalità. Gli attacchi di Trump ai visti per lavoratori stranieri hanno bloccato la circolazione di artisti, registi, tecnici e coproduzioni. Hollywood ha visto restringersi il suo spazio operativo, rallentando produzioni e perdendo talenti. In una macchina globale, la chiusura dei confini è un colpo letale.

Trump cerca redenzione: alle esequie di Papa Francesco, Zelensky e diplomazia mediatica

In un recente tentativo di riposizionarsi, Trump ha compiuto un gesto carico di simbolismo: un incontro alle esequie di Papa Francesco con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un contesto riservato ma fortemente mediatico. La mossa ha avuto un doppio valore: riavvicinarsi al mondo cattolico e mostrare apertura verso la causa ucraina, tema delicato anche per Hollywood. È stata una mossa astuta, che ha momentaneamente migliorato la sua immagine internazionale e disorientato i suoi detrattori.

Ma non basta. Perché se Trump intende davvero sfidare Hollywood sul piano simbolico e culturale, nessun incontro diplomatico potrà salvarlo. La macchina hollywoodiana non dimentica né perdona chi la sfida frontalmente. E se dovesse tornare al potere senza un patto tacito con l’industria dell’intrattenimento, sarà lentamente, silenziosamente, annientato.

Il destino di Joseph McCarthy: una lezione dal passato

Chi sfida Hollywood non sempre ha successo, e chi ha cercato di farlo nel passato ha subito duri contraccolpi. Un caso emblematico è quello del senatore Joseph McCarthy, noto per le sue indagini contro il comunismo negli Stati Uniti durante gli anni ’50. McCarthy cercò di estendere il suo potere anche nel mondo del cinema, accusando numerosi artisti di simpatie comuniste, in quella che divenne nota come la “Caccia alle streghe” (McCarthyism).

Non solo Hollywood, ma anche gran parte dell’opinione pubblica, si schierò contro McCarthy. L’industria cinematografica rispose con la creazione della House Un-American Activities Committee (HUAC), che seppe difendere i suoi membri e mettere McCarthy all’angolo. L’industria dell’intrattenimento, unita e compatta, ha sempre avuto la capacità di proteggere la propria narrativa e le proprie stelle, e McCarthy, pur essendo un potente politico, venne gradualmente isolato e distrutto dalla sua lotta contro una delle forze culturali più forti del paese. Questo episodio rimane un monito su cosa possa accadere a chi prova a sfidare Hollywood in modo diretto.

Trump vs Hollywood: un suicidio politico?

Mentre Trump cercava lo scontro con stampa, élite e governi, lo scontro con Hollywood si è rivelato il più insidioso. Non si combatte con tweet o comizi, ma con narrazioni. E qui Trump ha perso il controllo. Le satire televisive, le docu-serie, i film-denuncia, lo hanno trasformato in una caricatura globale. La sua immagine è stata ridicolizzata, decostruita, banalizzata. In un’epoca dominata dalla percezione, questa è una condanna politica.

Conclusione
Hollywood è molto più che una fabbrica di film: è la mente dell’Occidente. Chi si oppone al suo sistema valoriale, narrativo e culturale, viene prima isolato, poi demonizzato, infine dimenticato. Trump ha sfidato l’impero invisibile, ma ha sottovalutato il vero potere delle storie.

Perché in un mondo dove la realtà è filtrata da uno schermo, chi controlla Hollywood controlla l’umanità.

di Carlo Di Stanislao

La Redazione de La Dolce Vita
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