Chi ha due case è colpevole: l’Antigone del canone calmierato

“Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore.” – Antigone, Sofocle

L’amore secondo Ilaria Salis: bollettini fiscali e ideologia

Peccato che l’“amore” evocato da Ilaria Salis abbia i contorni ruvidi di un bollettino dell’Agenzia delle Entrate e il calore ideologico di una riunione di comitati per l’esproprio proletario. In una recente intervista concessa a Rassegna Antigone, programma in onda su 12TVParma e Radio Radicale, l’europarlamentare fresca di elezione nelle file di AVS ha presentato un programma che non sfigurerebbe in un manifesto del PCI anni Cinquanta: case per tutti, affitti imposti, e chi ha più di un tetto venga moralmente (e fiscalmente) rieducato.

La colpa di possedere: il nuovo reato morale

La tesi è semplice, quasi infantile nella sua linearità: se possiedi una casa e non la usi come abitazione principale, sei colpevole. Colpevole di egoismo, di diseguaglianza, persino di complicità nel degrado urbano. E se, peggio ancora, ne possiedi due, tre o addirittura dieci — magari per scelta, per investimento, o perché nella tua famiglia nessuno ha mai venduto la casa dei nonni — allora sei un nemico della giustizia sociale. Un “palazzinaro” da correggere con lo strumento più amato dalla sinistra punitiva: la tassa.

L’Antigone moderna: giustizia sociale o confisca?

Eccola, l’Antigone del XXI secolo: non più una giovane donna disposta a sfidare le leggi per dare sepoltura a un fratello, ma una pasionaria dell’esproprio moralmente autorizzato, pronta a sovvertire il diritto alla proprietà privata per dare le chiavi di casa (altrui) a chiunque dichiari un bisogno. Le case, dice Salis, sono fatte per essere abitate. Ma non specifica da chi. Di certo, non da chi le ha acquistate.

Affitto al 20%: la distopia economica

Non basta. L’idea più “creativa” — e qui la parola è usata nel senso di uno sceneggiatore che scrive distopie — è quella di legare il canone di affitto al reddito dell’inquilino, imponendo un tetto massimo del 20%. Dunque, se guadagni 1.000 euro al mese, dovresti poter affittare un appartamento a 200 euro. A prescindere dal mercato, dalla zona, dai costi per il proprietario, dalle tasse, dalle spese condominiali, e da quella fastidiosa cosa chiamata realtà.

Questa misura, apparentemente “equa”, avrebbe un solo risultato concreto: rendere impossibile l’affitto regolare, incentivare il nero, svuotare l’offerta abitativa, e soprattutto punire i piccoli proprietari che, dopo una vita di sacrifici, si trovano con un immobile in più, magari frutto di eredità, sudore o semplice previdenza.

Ilaria Salis: La casa vuota è una colpa

E se non affitti? Peggio per te. La Salis propone un’ulteriore tassa, un’imposta aggiuntiva sulle case lasciate vuote. Perché? Perché è “ingiusto” che ci siano persone senza tetto e altre con più immobili. Ora, il concetto che qualcosa possa essere tuo e tu possa decidere se, quando e a chi usarla, pare irrilevante. La casa vuota non è più tua: è una colpa sociale. Un “vuoto colpevole” da colmare a suon di prelievi coattivi.

La supplenza della legalità: l’elogio dell’occupazione

La cosa più affascinante — si fa per dire — è l’idea che i movimenti per la casa “suppliscano” ai doveri delle istituzioni. Suppliscano, sì. Entrando negli immobili, magari forzando serrature, creando occupazioni, disincentivando ogni forma di legalità. Ma guai a chiamarla occupazione: è “resistenza abitativa”, è “giustizia sociale”. È la nuova forma di amore, l’amore coatto, redistributivo, rieducativo.

Il nuovo Vangelo della redistribuzione forzata

Siamo dunque in presenza di una nuova dottrina, una sorta di vangelo laico dell’abitare. I poveri non vanno aiutati con lavoro, opportunità, crescita, ma col tetto sopra la testa degli altri. I ricchi non vanno regolati, ma puniti. E i proprietari non sono cittadini da tutelare, ma privilegiati da ridimensionare. Con la tassa, con il vincolo, con la gogna.

Antigone e Creonte: da tragedia a farsa

Nella tragedia di Sofocle, Antigone sfida Creonte in nome della pietas, dell’amore per il fratello, della fedeltà a una legge superiore. Oggi, la tragedia si ripete come farsa. La nuova Antigone sfida la Costituzione, in nome di una visione politica che pretende di far passare per morale la spoliazione selettiva. Altro che amore: questa è ideologia travestita da compassione, è giustizialismo in salsa edilizia.

E chi non ci sta? Paghi. Affitti a poco, o ti tassiamo. E se protesti, sei un egoista, un evasore in potenza, uno che specula. Il cittadino si trasforma in colpevole per il solo fatto di possedere qualcosa. E il bisogno diventa titolo di prelazione sul diritto. È la legge del più debole, ma solo se sostenuto dalla forza dello Stato che punisce, non che protegge.

Ilaria Salis: Condividere… ciò che è degli altri

Alla fine, Ilaria Salis non condivide l’amore ma condivide il sacrificio… degli altri, condivide la proprietà… degli altri. Condivide il concetto che la giustizia sociale non è costruire opportunità per tutti, ma smantellare diritti selezionati. Una condivisione a senso unico.

E, soprattutto, mai la propria casa. Perché quella, immaginiamo, sarà ben chiusa. A chiave.

di Carlo Di Stanislao

La Redazione de La Dolce Vita
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