Liala: tra sogno e lama d’inchiostro

Liala: Amalia Liana Negretti Odescalchi

Amalia Liana Negretti Odescalchi, meglio conosciuta come Liala, nasce a Carate Lario nel 1897, in una famiglia dell’alta borghesia lombarda. Donna dallo spirito vivace e appassionato, la sua vita fu segnata fin dalla giovinezza da amori intensi e lutti dolorosi. Si sposò giovanissima con il marchese Pompeo Cambiasi, un uomo di 17 anni più anziano. Da questo matrimonio nacquero due figlie, Primavera e Serenella, ma l’unione fu infelice e culminò in una separazione.

Il suo primo vero grande amore fu il tenente Vittorio Centurione Scotto, pilota d’aviazione che morì tragicamente in un incidente aereo: un evento che la segnò profondamente e che avrebbe ispirato il tono malinconico e sognante di molte sue opere.

in foto il tenente Vittorio Centurione Scotto

Il suo nome d’arte le fu donato da Gabriele d’Annunzio, con cui ebbe un incontro decisivo: Ti chiamerai Liala, perché ci sia in te un’ala di leggerezza, le disse il Vate. Un nome che avrebbe accompagnato per sempre la sua produzione letteraria, rendendola riconoscibile e amata da generazioni di lettrici.

A lungo relegata alla categoria delle scrittrici “di evasione”, Liala ha saputo costruire invece un linguaggio narrativo elegante, semplice e diretto. La sua prosa, lontana da retoriche e orpelli, era capace di parlare con i cinque sensi. I suoi romanzi, intrisi di atmosfere sognanti e amori tormentati, hanno venduto milioni di copie, contribuendo a costruire un immaginario sentimentale condiviso e popolare.

La grafia di Liala: tra difesa e passione

Proprio nel contrasto tra la levità delle sue storie e l’asprezza del suo tratto grafico si cela un mistero affascinante. Analizzando la sua scrittura, emergono segni grafici acuti, stretti, nervosi e inclinati verso sinistra: una scrittura non “romantica”, ma tesa, affilata, a tratti spigolosa. Questo stile grafico parla di un’anima vigile, forse sulla difensiva, che nascondeva dietro le sue parole un’intensa complessità emotiva.

Il tratto inclinato a sinistra suggerisce una tendenza al ripiegamento interiore, alla cautela nel lasciarsi andare, al bisogno di proteggersi. Eppure, la stessa mano costruiva mondi dove l’amore trionfa, dove i sogni sono possibili. Un dualismo affascinante tra ciò che si scrive e ciò che si è, tra ciò che si mostra e ciò che si cela.

 

Per rappresentare metaforicamente la sua scrittura, immaginiamo un dipinto di un cielo tempestoso, attraversato da fulmini taglienti che squarciano l’oscurità. Le linee affilate dei fulmini simboleggiano le punte acute e irte della sua grafia, mentre il cielo cupo rappresenta il fondo emotivo da cui emergono. I tratti stretti evocano nuvole dense e compatte, segno di una tensione pronta a esplodere. L’inclinazione rovesciata richiama il vento contrario che piega gli alberi, indicando una resistenza interiore, una lotta contro correnti avverse. In questo scenario, la firma illeggibile sarebbe come un’ombra sfuggente tra le nubi, un’identità che si cela nel tumulto, lasciando solo intuire la sua presenza senza mai svelarsi completamente.

La sfida di una donna scrittrice: Amalia Liana Negretti Odescalchi

In un’epoca in cui il mondo letterario era dominato dagli uomini, Liala si fece strada con determinazione e intuito editoriale. La sua grafia affilata può essere letta anche come simbolo di questa sfida: una lama d’inchiostro che le ha permesso di ritagliarsi un posto tutto suo. Scrivere, per lei, era anche un atto di resistenza e affermazione.

Abitava a Varese, nella villa chiamata La Cucciola, una dimora immersa nel verde e aveva una routine sacra: scriveva solo il mercoledì, in un tempo che custodiva gelosamente per sé e le sue storie. Ogni parola era calibrata, ogni trama costruita con mestiere e cuore. Non c’era nulla di improvvisato in ciò che faceva.

villa La Cucciola

Scrivevo per dare ali ai sogni, per far volare chi leggeva con me, era solita dire.

Una dichiarazione d’intenti che restituisce il senso profondo della sua opera: un ponte tra emozione e immaginazione, tra realtà e desiderio.

Romanzo

Liala non è stata solo un fenomeno editoriale, ma un simbolo di resilienza femminile, di scrittura consapevole e di forza espressiva. Le sue parole e la sua grafia continuano a parlarci, raccontandoci di una donna che ha saputo trasformare il dolore in bellezza, e l’inchiostro in sogno.

Monica Ferri (grafologa e perito grafico giudiziario)

Seguimi alla pagina facebook: monichar52

Fonti

ilgiornale.it

libri.robadadonne.it

eneabiumi.blogspot.com

bibliotecavarese.it