Uso di cannabis legato a gravi problemi cardiovascolari
Il consumo di cannabis è legato a gravi problemi cardiovascolari importanti, secondo quanto dichiarato da Stefano De Lillo dell’Ordine dei Medici di Roma.
Se prima si parlava solo di danni neuropsichiatrici, ora c’è la certezza scientifica del legame tra cannabis e infarto, ictus, fibrillazione atriale e aritmie.
Gli effetti nocivi si riscontrano anche tra i giovani in salute, come dimostrato da studi condotti negli Stati Uniti su milioni di persone.
Il consumo, anche sporadico, può quindi avere conseguenze gravissime sul cuore, soprattutto per chi inizia a fumare sotto i 50 anni di età.
Studio Usa conferma: Cannabis è legato a problemi cardiovascolari
Una recente analisi retrospettiva, condotta su oltre 4,6 milioni di persone e pubblicata su JACC Advances, rivela dati allarmanti per la salute cardiovascolare.
I giovani consumatori di cannabis hanno oltre sei volte più probabilità di subire un infarto rispetto ai non utilizzatori, anche se sani.
Un’ulteriore ricerca pubblicata nel 2024 sul Journal of American Heart Association indica un aumento del 25% del rischio di infarto e del 42% di ictus.
Anche l’uso saltuario comporta un incremento del 36% del rischio nei maschi sotto i 55 anni e nelle donne sotto i 65.
Anche la cannabis terapeutica aumenta i rischi
Secondo uno studio dell’European Heart Journal, l’uso terapeutico di cannabinoidi raddoppia la probabilità di sviluppare fibrillazione atriale.
Questa patologia è collegata a gravi complicanze ischemiche e al rischio di ictus cerebrale, aggravando il quadro dei danni legati alla cannabis.
Tutti questi studi rafforzano l’idea che i cannabinoidi siano tra i più importanti fattori di rischio cardiaco attualmente noti.
Omceo Roma: prevenzione tra scuole e oratori
L’Ordine dei Medici di Roma ha attivato una Commissione dedicata alla prevenzione delle dipendenze tra i giovani.
L’azione si estende a scuole, centri sportivi e oratori, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sui pericoli della cannabis.
De Lillo ribadisce che le sostanze stupefacenti non vanno banalizzate, ma comprese come un rischio reale per la salute pubblica.