Il tiranno immortale: la tomba maledetta di Qin Shi Huang

La morte non è che un passaggio. È ciò che lasci dietro di te che ti rende immortale.” — Sun Tzu, L’arte della guerra

Un mistero affascinante: La Tomba di Qin Shi Huang

Ai confini della città di Xi’an, nascosto sotto una collina apparentemente anonima, si cela la tomba di Qin Shi Huang, uno dei misteri più affascinanti e inquietanti della storia umana. Il tumulo che protegge la sepoltura del primo imperatore della Cina unificata, è conosciuto da tempo. Eppure, nonostante le conoscenze tecnologiche e l’interesse globale, nessuno ha mai osato penetrarne il cuore.

Il primo imperatore e la sua ossessione per l’eternità

Nel 221 a.C., Ying Zheng riuscì a unificare i Sette Regni e si autoproclamò Qin Shi Huangdi, il “primo imperatore divino della dinastia Qin”. Il suo obiettivo era chiaro: dominare non solo la terra, ma anche il tempo, conquistando l’immortalità.

La Tomba di Qin Shi Huang

Per realizzare questo sogno, fece costruire un gigantesco mausoleo sotterraneo, una vera città protetta da un esercito di oltre 8.000 guerrieri in terracotta, tutti scolpiti a grandezza naturale e dipinti con colori vividi, oggi sbiaditi. Questa sterminata armata custodisce la sua ultima dimora, fatta di corridoi labirintici, trappole letali e, secondo le cronache, fiumi di mercurio.

Il cuore di una tigre

Lo storico Sima Qian, vissuto poco dopo la morte di Qin Shi Huang, lo descriveva così:
“Come uomo, il re di Qin ha il petto di rapace e il cuore di lupo.”

Un sovrano spietato e geniale, capace di standardizzare la scrittura, le monete, le misure, e di promuovere la costruzione della Grande Muraglia. Fu però anche il carnefice della cultura: ordinò roghi di libri e persecuzioni contro gli intellettuali, imponendo un controllo assoluto sul sapere e sul potere.

La sua ossessione per la vita eterna lo spinse a ingerire pozioni alchemiche a base di mercurio, convinto che gli avrebbero garantito l’immortalità. Fu probabilmente questo veleno a causarne la morte, nel 210 a.C.

La tomba inviolata di Qin Shi Huang

Dopo la sua morte, la Cina fu sconvolta da rivolte e guerre civili, ma nessuno osò profanare la sua tomba, ritenuta maledetta e protetta da pericoli mortali. Nel 1974, alcuni contadini scoprirono per caso il primo guerriero di terracotta, dando il via a scavi che hanno portato alla luce migliaia di statue di soldati, musicisti, acrobati e animali.

Nonostante i progressi archeologici, il tumulo centrale che contiene il corpo dell’imperatore rimane intatto. Scienziati hanno confermato la presenza di altissimi livelli di mercurio, probabilmente usati per simulare i fiumi della Cina e proteggere la tomba di Qin Shi Huang da profanatori.

I tre imperatori mitici: i pilastri della civiltà cinese

Per capire il significato profondo dell’imperatore Qin Shi Huang, è necessario risalire alle radici mitiche della Cina antica, quando si narrava di tre sovrani leggendari, associati ai colori giallo, rosso e nero, e ai principi cosmici di Cielo, Terra e Uomo.

L’imperatore giallo (Huang Di)

Ritenuto il fondatore della civiltà cinese, Huang Di rappresenta l’ordine e la saggezza. Gli si attribuiscono invenzioni fondamentali come l’aratro, la scrittura e il calendario. Nei grandi testi medici, come il Huangdi Neijing, l’imperatore appare in dialogo con i suoi consiglieri, tentando di dare ordine alla medicina sciamanica primordiale, senza però rinnegarne il profondo valore spirituale.

L’imperatore rosso (Yan Di)

Legato al fuoco e alla terra, Yan Di è il sovrano della medicina popolare, dell’agricoltura e della trasformazione vitale. Simboleggia la forza istintiva e la passione che, secondo la mitologia, furono sconfitte dall’imperatore giallo.

L’imperatore nero (Zhuanxu)

Discendente di Huang Di, Zhuanxu incarna la legge, l’acqua e il cielo notturno. È simbolo di controllo e ritualità, un’autorità celeste che permea l’ordine universale. Qin Shi Huang cercò di incanalare le energie di questi tre imperatori, proclamandosi loro erede e dominatore dell’eternità.

Immortalità tra cielo e terra: il sogno eterno di taoisti e confuciani

L’idea di vivere per sempre attraversa la cultura cinese, ma si declina in modo diverso nelle due grandi correnti filosofiche del taoismo e del confucianesimo.

Taoismo: l’immortalità come armonia col Dao

Per il taoismo, l’immortalità non è una mera durata fisica, ma una trasformazione spirituale. La vera immortalità consiste nel fondersi con il Dao, il principio universale che regola il ciclo naturale delle cose. Attraverso la pratica della meditazione, l’alchimia interna, il controllo del respiro e la semplicità, si può raggiungere uno stato di unione con l’eterno flusso della vita.

Molti taoisti cercarono anche l’immortalità fisica mediante elisir a base di minerali, come il mercurio. Ma i maestri più profondi riconoscevano i pericoli di questi metodi: la vera vita eterna si conquista lasciando andare l’attaccamento al corpo e riconoscendo il cambiamento incessante.

Confucianesimo: immortalità nella memoria e nella virtù

Diversamente, il confucianesimo rifiuta il sogno di un’immortalità corporea. Secondo Confucio, la vita è temporanea, ma la virtù, il rispetto per i riti, la saggezza e il bene che si lascia alla società rendono un uomo immortale. L’immortalità si realizza nella memoria dei posteri, nell’educazione delle nuove generazioni e nell’ordine sociale giusto.

Per i confuciani, la vita dopo la morte non è un regno da conquistare con alchimie, ma una realtà spirituale in cui la rettitudine e la pietà filiale mantengono vivo il legame tra vivi e morti.

La Tomba di Qin Shi Huang

Il mausoleo di Qin Shi Huang è dunque più di un monumento funerario: è il simbolo di un’umanità che sfida il tempo. Tra mito, storia e filosofia, alla ricerca di un senso eterno che trascenda la morte.

di Carlo Di Stanislao

La Redazione de La Dolce Vita
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