Tiziano Terzani: vent’anni dopo, la lezione di un pacifista integrale

“La guerra è una follia umana. Non c’è nulla di più insensato del credere che si possa risolvere un problema uccidendo.”
— Tiziano Terzani

Una Voce Limpida e Dissonante: Tiziano Terzani

A quasi vent’anni dalla sua morte, Tiziano Terzani continua a essere una delle voci più limpide e dissonanti del panorama intellettuale italiano. Giornalista, scrittore, viaggiatore e pensatore non conforme, la sua figura emerge oggi con una forza nuova, come punto di riferimento per chi cerca alternative al pensiero unico, al militarismo, alla superficialità mediatica e alla riduzione dell’essere umano a consumatore o paziente da standardizzare.

Lettere contro la guerra

Nel 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, Terzani scrisse uno dei suoi testi più intensi e coraggiosi: Lettere contro la guerra. In un’epoca dominata dal linguaggio bellico, dall’urgenza della vendetta e dall’unanimismo patriottico, lui scelse la via del dissenso. Scrisse agli uomini e alle donne d’Occidente per invitarli a non reagire alla violenza con altra violenza, a non accettare la narrazione semplificata dello “scontro di civiltà”. Il suo fu un appello civile e spirituale insieme, un gesto di disobbedienza morale in un mondo che sembrava aver perso il senso della misura.

Il contrasto di pensiero con Oriana Fallaci

Nel confronto — tanto acceso quanto emblematico — con Oriana Fallaci, che nel suo La rabbia e l’orgoglio invocava una guerra di civiltà, lui non attaccò mai la persona, ma contrastò il pensiero che scivolava nel razzismo, nella paura generalizzata, nel desiderio di guerra. Rivendicò con forza il diritto e il dovere di ragionare, di interrogarsi, di non aderire acriticamente a nessuna logica binaria. Non era un pacifismo ingenuo il suo, ma un pacifismo maturo, fondato sull’esperienza diretta dei conflitti, sulla conoscenza profonda delle culture asiatiche, e su una visione dell’uomo come essere capace di evolversi spiritualmente.

Un indovino mi disse

Già con Un indovino mi disse (1995) aveva manifestato un cambiamento profondo nel modo di vedere e raccontare il mondo. In quel libro, nato da una profezia ricevuta in Oriente (“Nel 1993 non voli: potresti morire”), Terzani accettò la sfida e attraversò tutta l’Asia senza mai prendere un aereo. Il risultato fu un’opera di straordinaria ricchezza, dove il giornalismo si intreccia con la filosofia, l’antropologia e la ricerca interiore. Lontano dalle breaking news e dalla frenesia dei corrispondenti di guerra, Terzani riscopre il potere dell’ascolto, dell’osservazione lenta, della profondità.

Uscire da una visione lineare e materialista della vita

Quel libro segnò anche una svolta: il viaggiatore non cercava più soltanto di raccontare i fatti, ma di comprendere i significati. L’indovino non è solo un folclore esotico, ma un simbolo della necessità di uscire da una visione lineare e materialista della vita. Terzani, immerso nelle culture asiatiche, si apre alla possibilità che ci siano altri modi di conoscere il mondo — modi intuitivi, spirituali, simbolici.

Tiziano Terzani e il modo di vivere più autentico

La ricerca spirituale è stata una delle costanti della sua vita. Non si trattava di un interesse sporadico, ma di una vera e propria vocazione che l’ha accompagnato nel corso di tutta la sua esistenza. Lui non cercava semplicemente un altro tipo di medicina o di filosofia, ma un modo di vivere più autentico, che potesse fondersi con il suo modo di sentire, di pensare e di essere. La sua esperienza spirituale lo portò a esplorare diverse tradizioni orientali, come il buddhismo, l’induismo e il taoismo, che lo affascinavano per la loro visione olistica della vita e dell’universo.

Un altro giro di giostra: il concetto di vita e morte

Nel suo libro Un altro giro di giostra (2004), Terzani racconta con molta sincerità e intensità la sua malattia e la sua lotta contro il cancro, non solo come una sfida fisica, ma come una possibilità di risveglio spirituale. La malattia diventò per lui un cammino, non solo di cura, ma di ricerca interiore. Così come nel suo precedente lavoro In Asia (2006), l’autore riflette sul concetto di vita e morte, e sul suo continuo cammino verso una comprensione più profonda del senso dell’esistenza.

Tiziano Terzani sperimentò altre vie

Terzani, infatti, non rigettò la medicina ufficiale: si sottopose a operazioni, chemioterapie, trattamenti in importanti centri oncologici. Ma al tempo stesso non si accontentò della sola risposta tecnica. Cercò e sperimentò altre vie: l’omeopatia, la medicina ayurvedica, la meditazione, l’energia spirituale. Visitò ashram, monasteri, luoghi di guarigione dell’anima. Il suo approccio non fu dogmatico, ma integrato: non rifiuto della scienza, bensì desiderio di ampliarne l’orizzonte.

Occasione di Verità

In questo modo, la malattia divenne per lui occasione di verità. Scriveva: “Ho avuto il cancro come occasione per capire la vita.” Questa visione, oggi, è più che mai rivoluzionaria, in un’epoca in cui il paziente è spesso ridotto a “caso clinico”, e la medicina perde il contatto con il vissuto profondo della persona.

Oggi più che mai attuale l’Eredità di Tiziano Terzani

L’eredità di Terzani è oggi più che mai attuale. In un’epoca di nuove guerre, nuove censure e nuove paure, le sue parole continuano a indicare una direzione diversa: quella della nonviolenza, del pluralismo, della libertà interiore. Non a caso, proprio oggi si discute del diritto alla libertà di cura e di pensiero: medici che propongono approcci integrati, più umani, più personalizzati, si trovano spesso sotto attacco. Alcuni rischiano radiazioni e sanzioni, non per aver commesso errori, ma per aver messo in discussione modelli rigidamente imposti.
Ma la Costituzione italiana, all’articolo 32, garantisce il diritto alla salute come “fondamentale” e, soprattutto, sancisce la libertà di scelta terapeutica. A rafforzare questo principio esiste anche la Carta Europea dei Diritti del Malato, promulgata nel 2002 dall’Active Citizenship Network, che afferma tra i suoi 14 diritti fondamentali quello alla personalizzazione delle cure, stabilendo che «ogni individuo ha diritto a ricevere trattamenti medici che rispettino le sue convinzioni personali, filosofiche e religiose». L’articolo 6 della Carta sottolinea inoltre che ogni persona ha diritto a rifiutare qualsiasi trattamento sanitario che non desideri, in conformità con le proprie convinzioni, e che il paziente deve essere adeguatamente informato delle possibili conseguenze di tale rifiuto.

La vera salute

La lezione di Terzani ci ricorda che la vera salute non è solo l’assenza di malattia, ma la ricerca di un equilibrio tra corpo, mente e spirito. Difendere la libertà di cura significa, in fondo, difendere la dignità dell’essere umano.
Tiziano Terzani non è stato un santo, né un guru. Ma è stato un uomo che ha avuto il coraggio di cambiare, di dubitare, di cercare. Vent’anni dopo la sua morte, la sua voce continua a parlarci di pace, non come ideologia, ma come stato dell’anima. In un mondo che corre, Terzani ci insegna a fermarci. Nel mondo che urla, ci invita al silenzio. In un mondo che divide, ci ricorda che siamo tutti parte di un’unica, fragile, meravigliosa umanità.

Note bibliografiche e suggerimenti di lettura

Un indovino mi disse, Tiziano Terzani – Longanesi, 1995
Lettere contro la guerra, Tiziano Terzani – Longanesi, 2002
Un altro giro di giostra, Tiziano Terzani – Longanesi, 2004
 Folco Terzani, La fine è il mio inizio, Tiziano Terzani – Longanesi, 2006
 In Asia, Tiziano Terzani – TEA, 2006
Oriana Fallaci, La rabbia e l’orgoglio, Rizzoli, 2001
Costituzione Italiana, art. 32
Carta Europea dei Diritti del Malato, Active Citizenship Network, 2002
(consultabile su www.activecitizenship.net)
La Redazione de La Dolce Vita
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