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L’incanto disincantato di Ennio Flaiano nel suo tratto grafico

Ennio Flaiano, un Uomo a Più Dimensioni

Ennio Flaiano, un uomo a più dimensioni? Una, tre, quattro… n dimensioni? così il fulminante incipit del recentissimo studio del professore Gerardo Di Cola (Ennio Flaiano, il doppiaggio e il suo amico, Editrice Edicola, 2022, pagina 13) sulla figura di un intellettuale irripetibile e sempre attuale.

Di quel n dimensioni sicuramente avrebbe sorriso il nostro Flaiano, nelle sue amabili conversazioni con i suoi amici in qualche caffè di Roma, prendendo prima in giro sé stesso per poi sorridere, con le sue epigrammatiche battute, dei fatti e misfatti della nostra Italianetta; lui che da grillo parlante e battutista qual era, con amara consapevolezza, soleva dire Io scrivo per essere escluso.

La Poliedricità di Ennio Flaiano

Il celeidoscopico mondo flaianeo comprendeva infinite coordinate e dimensioni, ironico, malinconico, disilluso ma anche arguto e raffinato sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo, e in più anche poeta.

Ha raccontato fatti e misfatti del nostro Paese con quel divertimento cinico che gli poteva permettere una dolce pietà mai disgiunta dalla forza dissacrante di una non banale intelligenza che si esprimeva nei famosi aforismi dalle fulminanti pennellate su uomini e fatti.

Profilo Grafologico di Ennio Flaiano

Una modernità la sua rintracciabile anche nella lingua di suo uso, colloquiale e folgorante, mai aulica o sublime, in una raffinata combinazione di acutezza e intransigenza, come si vedrà nel seguente breve profilo grafologico.

La pungente e malinconica vivacità di Ennio Flaiano, epigrammista tagliente e mordace, si legge già nella sua firma, il cui calibro piccolo in un Largo di e tra lettere equilibrato, sullo sfondo di una variabilità grafica dinamica, rivelano uno spirito minuzioso e predisposto al sillogismo, alla critica e agli studi filosofici.

Una grafia coerente alla sua persona, sobria, senza alcun eccesso o gesto superfluo, priva di gesti accessori, artifizi o ricerca di effetti speciali; uno spirito di profonda introspezione (segni grafologici: calibro piccolo, Larga tra parole equilibrato, attaccata e staccata) ma in un respiro fresco e vivace.

Rigore di studio e ricerca su un pensiero libero e anarchico, così come testimoniano le disseminate e piccole, ma significative, personalizzazioni del gesto grafico in un contesto sempre coerente e ordinato.

Si vedano la polimorfia delle s e delle f, le m ed n a conca e a ghirlanda, lettere nel simbolismo grafico associate all’archetipo Madre e al posto in cui si vive e ci si ritaglia il proprio spazio interiore.

La Malinconia e la Dolcezza Nella Grafia di Flaiano

Un tracciato grafico scabro, alieno da qualsiasi ornamento superfluo, ma molto vivo e acuto in una grazia e raffinatezza, frutto di un esercizio allo sguardo sul mondo, un osservare sempre osservandosi con tenera pietà.

Nelle morbide discendenze dei righi e spaziature lasciate nel margine destro si legge di quella dolce malinconia, tutta flaianea, nel gioco rocambolesco e misterioso della vita fra piccoli incanti e disincanti;discendenze comunque sinuose che non inficiano il ritmo, la vitalità e la tenuta grafica, rivelatrici di pazienza e resistenza, nonostante le afflizioni che molto lo gravarono sin dall’infanzia, ultimo di sette figli, abbandonato dal padre e sballottato tra scuole e collegi.

La Abruzzesità di Ennio Flaiano

Un grande dolore di cui quasi mai parlava, inoltre, fu quello per la sua unica figlia Luisa, soprannominata Lelè, la quale all’età di otto mesi ebbe i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia infantile che avrebbero compromesso tragicamente la sua vita, lasciandole disabilità intellettiva, afasia e difficoltà a camminare.

Qui una foto del 1965 che ritrae Ennio, la moglie Rosetta e la figlia Luisa nella casa di Fregene (dal Diario Di Flaiano donato da Rosetta al Fondo Flaiano di Lugano, curato da Diana Rüesch).

 

Fra le sue n dimensioni sicuramente una fra queste era l’abruzzesità. Uno scrittore, Flaiano, dal grande pudore dei propri sentimenti ed alieno a qualsiasi forma di conformismo e retorica; quel pudore che lui stesso definiva un tipico difetto abruzzese.

Il Messaggio Stoico e Illuminista di Flaiano

Nei tempi contradditori e difficili del nostro presente non possiamo dimenticare lo stile e i messaggi di Flaiano, la sua visione stoica e illuminista della virtù condensata nella sua risposta ad un’intervista di Italo Alighiero Chiusano del 1972 (in Ennio Flaiano, Opere, Scritti postumi, a cura di M. Corti e A. Longoni, Bompiani, 1990, p. 1220):

Il mio motto è quello che disse sul letto di morte l’imperatore Antonino: Aequanimitas, cioè tolleranza.”

[I campioni della scrittura di Ennio Flaiano sono tratti da: AA.VV., Flaiano oggi, EDIARS, 1998, pag. 81 e pag. 84]

Monica Ferri (grafologa)

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