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Versi fra le dita

L’Arte della Scrittura a Mano: Intimità e Creatività dei Grandi Poeti

Scrivere a mano è un’autoeducazione del tempo nel tempo misterioso e lento del pensiero rispetto alle continue e pervasive accelerazioni dei nostri mezzi informatici. Il tempo si dilata, grazie alla gestualità grafica, in una dimensione di artigianale multisensorialità fra il tattile e il mentale.
Per-correre (dal latino percurrere, attraversare, scorrere col pensiero o con lo sguardo, enumerare o menzionare) i propri pensieri su un materiale scrittorio dona ordine e anche benessere psico-fisico.
“Quella matita infaticabile non smette un attimo di lasciare le sue tracce sul campo. E dalla sua punta, insieme alle parole che danno forma ai pensieri, insieme al groviglio della scrittura che dà il ritmo alla giornata e alla vita, intrecciate a parole e scrittura, inseparabili da esse, sorgono figure, immagini, disegni.” Così scrive Peter Handke, premio Nobel per la letteratura, che negli anni ha riempito numerosi taccuini, ora conservati nell’archivio letterario di Marbach e nella Biblioteca nazionale di Vienna.

Peter Handke e l’Arte della Scrittura a Mano

Peter Handke

Lo scrittore austriaco ama prendere i suoi appunti, coniugando parole a disegni, camminando, in autobus, nei boschi, nei bar, con biro, matite e pennarelli colorati.

pagine del taccuino di Peter Handke

Grande il fascino per grafologi, amanti della letteratura e della scrittura a mano che trasmette la visione di manoscritti, appunti, annotazioni di artisti e poeti.

Giacomo Leopardi: La Grafia di un Poeta

E cominciamo a naufragar fra i grafici segni del famoso manoscritto de L’infinito di Giacomo Leopardi (1819), conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli.

Famoso manoscritto de L’infinito di Giacomo Leopardi

La grafia fluida, sinuosa e nitida del sommo poeta recanatese esprime chiarezza intellettiva congiunta ad elevate capacità discriminative. C’è molta affettività (segni grafologici Fine*, Filiforme*, Curva*) e un grande anelito alla partecipazione e presenza di un tu, ma qualche disseminato rallentamento nel ritmo, confermato dal segno Titubante*, è indizio di timidezza, insicurezza e, in base al contesto grafico generale, anche di un innato spirito di comprensione verso chi soffre.

Il modo in cui la Speranza costruisce la sua casa
Non un infisso
Non una trave – solo pinnacoli
ha quella Casa.
Resta suprema
su questa superficie
come se fosse stanca dei piani
incastrata dalle Leggi.

Emily Dickinson e la Scrittura dell’Anima

Questi versi di Emily Dickinson li leggiamo nella busta qui riprodotta. Tanti erano gli appunti e i versi che la grande poetessa era solita annotare su buste da lettere e diversi pezzi di carta.

Versi di Emily Dickinson

Lo spazio tra lettere rappresenta la modalità con cui l’io si relaziona al tu e all’ambiente esterno, quello tra parole invece il tempo di riflessione che l’io si riserva prima di intraprendere nuove esperienze.
È una trama grafica, quella dickensiana, che respira di un tragico peso del vuoto. Ogni parola è un’isola slegata dall’altra, come risulta anche dalla visione di altri campioni grafici rinvenuti in rete.

frammento di una lettera

Il frammento di una lettera di Emily qui riportato (n. 799, 1883? a Susan Gilbert Dickinson in https://www.emilydickinson.it/l0781-0810.html) è contraddistinto da grafemi con stacchi frequenti, parcellizzazioni delle lettere e tendenza al segno Discendente*.

E’ una grafia definita insulare proprio come un’isola separata dal mare. Tale tendenza grafica è tipica di persone riservate e schive che tendono ad isolarsi dal resto del mondo per diffidenza e sfiducia.

La grafia insulare, spesso concentrata verso il centro del foglio e in combinazione con calibro piccolo o medio piccolo, è frequente in molti poeti come possiamo vedere nei manoscritti che seguono di Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo. Sono versi-spazio in cui la parola si esprime, secondo una concentrazione raccolta del movimento e del ritmo grafico.

Giuseppe Ungaretti, manoscritto

 

Salvatore Quasimodo, manoscritto

Giuseppe Ungaretti e la Poesia nei Trincea

A conclusione di questo naufragio fra versi e note a mano si propone la visione e lettura di un ritaglio di una pagina autografata, datata 6 giugno 1916, su cui Giuseppe Ungaretti scrisse di suo pugno la poesia Il Porto Sepolto, frammento che poi donò a un amico, come si legge nell’affettuosa postilla tracciata in verticale tra parentesi: Non per la pubblicazione/ per l’amicizia.


Il poeta più volte dichiarò di aver scritto i suoi primi componimenti, poi confluiti nella raccolta poetica “L’Allegria”, su stralci di carta che cercava di rimediare in trincea.

6 giugno 1916

Il porto sepolto
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde

Di questa poesia
mi resta
quel nulla

d’inesauribile segreto

Monica Ferri (grafologa)
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sitografia
https://www.illibraio.it/news/saggistica/elogio-scrittura-mano-763377/
https://antinomie.it/index.php/2022/09/26/peter-handke-al-ritmo-delladesso/
https://www.marilenacremaschini.it/la-scrittura-insulare/
linkografia immagini
https://www.clarin.com/resenas/peter-handke-lento-sombra_0_BkTS1l2jvQl.html
https://antinomie.it/index.php/2022/09/26/peter-handke-al-ritmo-delladesso/
https://immagininarrate.wordpress.com/xii-linfinito/
https://www.pinterest.jp/pin/509258670336081031/
https://www.emilydickinson.it/l0781-0810.html
http://www.minervaauctions.com/aste/libri-autografi-stampe-asta-154/10068-ungaretti-giuseppe-manoscritti-e-lettere/
https://www.carteggiletterari.it/2015/05/23/la-parola-ermetica-nella-poesia-di-salvatore-quasimodo/
https://www.facebook.com/torinodinchiostro/photos/pb.100028102697735.-2207520000/359443157955855/?type=3