“Il diritto non può essere piegato alla moda del momento, né alla pressione di interessi particolari: deve reggere, non ondeggiare.”
– Gustavo Zagrebelsky
Tutela del Minore e Desiderio degli Adulti
Due sentenze in pochi giorni hanno acceso il dibattito sul confine tra tutela del minore e desiderio degli adulti. La prima arriva dalla Consulta: riconosce come madre una donna senza legami biologici, ma con un forte rapporto affettivo con il bambino. La seconda, più radicale, è del Tribunale per i Minorenni di Pesaro: ha concesso l’adozione al secondo uomo di una coppia omogenitoriale, in un caso di gestazione per altri (Gpa) effettuata all’estero.
In entrambi i casi si invoca lo stesso principio: il superiore interesse del minore. Ma cosa succede quando questo principio viene usato per giustificare più che per proteggere? Quando i tribunali, anziché applicare la legge, finiscono per oltrepassarla?
Quando la giurisprudenza riscrive le regole
Nel caso marchigiano, la coppia gay ha avviato la gravidanza attraverso un’agenzia americana: seme di uno dei partner, ovuli acquistati da una banca genetica, gravidanza portata avanti da una donna diversa. Il neonato, riconosciuto negli Stati Uniti da entrambi, in Italia inizialmente è stato riconosciuto solo dal padre biologico. Ma nel 2025, il tribunale ha concesso anche al secondo uomo la stepchild adoption.
Un simile superamento della legge si è visto nel caso della Consulta: anche lì, due donne sono state riconosciute entrambe madri, pur in assenza di legame genetico. Il tribunale, in questi casi, non si limita a interpretare la norma: la riscrive. Trasforma un desiderio privato – avere un figlio – in un diritto assoluto. A discapito del principio di legalità.
Gpa e desiderio adulto: la nuova forma di sfruttamento
Dietro le dichiarazioni d’amore e i buoni sentimenti, resta un dato essenziale: la gestazione per altri è nella quasi totalità dei casi un processo commerciale. La donatrice di ovuli è retribuita, la gestante pure. Il contratto regola ogni fase, fino alla rinuncia al neonato. In questo mercato, il corpo femminile è strumentalizzato e il bambino diventa l’oggetto di uno scambio.
Molte femministe, anche progressiste, hanno denunciato la Gpa come una nuova forma di sfruttamento. Non è moralismo: è difesa della dignità della donna e della non contrattualità della maternità. Quando una società legittima questa pratica – anche indirettamente – rischia di trasformare l’essere umano in un prodotto.
Diritto o arbitrio? Il ruolo smarrito del Parlamento
La legge italiana è chiara: l’utero in affitto è vietato. Lo è oggi ancora di più, dopo che il Parlamento ne ha sancito l’illiceità come reato universale. Ma una parte della magistratura sembra considerarsi autorizzata a sovvertire questa norma, appellandosi a concetti nobili ma vaghi come l’affetto o il “bene del bambino”.
Così facendo, si crea un pericoloso squilibrio: la legge non è più figlia della rappresentanza democratica, ma dell’orientamento culturale del giudice di turno. La giustizia rischia di diventare arbitrio, e la certezza del diritto si sgretola.
Genitorialità e sviluppo: cosa dice davvero la psicologia
Non basta l’amore per essere “buoni genitori”. L’affetto è essenziale, ma la psicologia dello sviluppo ha dimostrato che madre e padre esercitano funzioni complementari, non intercambiabili.
La madre offre contenimento emotivo, fusione e protezione. Il padre introduce la separazione, la legge, il rapporto col mondo esterno. Jean-Pierre Winter lo spiega chiaramente: «la figura paterna è funzione simbolica, non semplice presenza».
L’assenza di una delle due funzioni può compromettere l’equilibrio psichico del bambino, specialmente nell’adolescenza, periodo in cui riemergono nodi identitari profondi.
La costruzione dell’identità
Il bambino cresce e si definisce anche attraverso il legame con le sue origini. Susan Golombok ha rilevato che, sebbene i figli di coppie dello stesso sesso non presentino problemi apparenti da piccoli, molti esprimono in adolescenza disagio, confusione e desiderio di conoscere le proprie origini biologiche.
Uno studio dell’Università di Cambridge (2022) mostra che oltre il 70% dei ragazzi nati da surrogazione vuole sapere da chi proviene. Se questa verità viene negata, emergono rabbia, senso di abbandono, fratture interiori.
Tutela del Minore e Desiderio degli Adulti: Il diritto alla verità originaria
Come afferma Massimo Ammaniti, «sapere da chi si proviene è fondamentale per la costruzione del Sé». Senza una narrazione coerente delle proprie origini, il bambino rischia di crescere con una genealogia mutilata.
Nei casi di Gpa, spesso questa verità viene occultata. Si dice: “Conta chi ti ama, non da chi vieni”. Ma questa affermazione, per quanto accattivante, è potenzialmente pericolosa per l’identità.
L’adultocentrismo affettivo
Sempre più spesso il desiderio dell’adulto prevale sul bisogno del bambino. La genitorialità rischia di diventare l’ultima tappa del percorso di autorealizzazione. Ma, come ricorda Erica Komisar (2024):
“Il fatto che un adulto voglia un figlio non significa che il bambino abbia bisogno di quell’adulto come genitore.”
Il desiderio individuale non può sovrastare il bisogno psicologico del bambino di avere riferimenti simbolici stabili.
I bambini non sono neutri
La neuropsichiatria infantile ha chiarito che i bambini non sono esseri “plasmabili” a piacere. Crescono all’interno di strutture simboliche che influenzano profondamente la formazione dell’identità, delle relazioni e dell’affettività.
Le ricerche di Michael Lamb (2023) mostrano che:
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I bambini cresciuti con madre e padre sviluppano mediamente migliori capacità di autoregolazione emotiva;
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Mostrano maggiore equilibrio nel riconoscere le proprie origini;
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Hanno relazioni adolescenziali più stabili.
Oltre l’ideologia: il diritto del bambino a sapere chi è
Oggi si parla molto del diritto alla genitorialità, troppo poco del diritto del bambino ad avere una verità originaria, una madre che l’ha portato in grembo, un’identità da costruire sulla realtà e non sul contratto.
Chi protegge questo diritto? Chi gli dà voce? Il rischio è che venga soffocato da adulti potenti, culturalmente organizzati, legalmente assistiti. Il desiderio diventa diritto, e la legge un ostacolo.
Tutela del Minore e Desiderio degli Adulti: tornare al principio
Il superiore interesse del minore non può diventare una formula per legittimare ogni scelta. È criterio di prudenza, non alibi ideologico. Il diritto, se vuole essere veramente umano, deve saper dire “no”, anche all’amore. Perché il bambino – proprio lui, che non può parlare – ha diritto non solo all’affetto, ma alla verità, alle radici, al rispetto della propria identità.
Oggi, mentre i tribunali procedono a colpi di sentenze, forse occorre fermarsi e chiedersi: a chi giova questa accelerazione? E chi pagherà davvero il prezzo di queste scelte?
Fonti scientifiche: Tutela del Minore e Desiderio degli Adulti
- Golombok, S., et al. (2022). Children born through surrogacy: A longitudinal study of their wellbeing. Developmental Psychology.
- Ammaniti, M. (2023). La costruzione del sé e le radici dell’identità. Raffaello Cortina Editore.
- Komisar, E. (2024). The Psychological Costs of Parenting by Desire. Routledge.
- Lamb, M. E. (2023). Parenting and Child Development: New Evidence on Fathers’ Roles. Annual Review of Developmental Psychology.
- Golombok, S. (2021). Parenting and Child Development in Non-traditional Families: What Does the Evidence Say? Journal of Child Psychology and Psychiatry