Una Resistenza ancora attuale
80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo e il valore della Resistenza, ancora oggi estremamente attuale, come difesa della libertà e fondamento dell’identità nazionale e democratica. Mai come adesso, in un tempo segnato da profonde incertezze e tensioni sociali, il concetto di resistenza torna ad essere centrale nel nostro dibattito civile e politico. Infatti, proprio come allora, la Resistenza rappresentò una difesa consapevole della libertà e un momento decisivo di rivendicazione di un’identità nazionale apparentemente perduta per sempre. Tuttavia, quella lotta non si concluse in un fallimento, ma portò alla rinascita del nostro Paese, ponendo le basi per una democrazia solida e condivisa.
Il modello voluto dagli Alleati
D’altra parte, gli Alleati avrebbero preferito una Resistenza diversa, limitata a semplici “colpi di mano, sabotaggi, attentati” compiuti da piccoli gruppi facilmente controllabili e isolati. Per questo motivo, si opposero con decisione, finché ne ebbero la possibilità, alla formazione di bande partigiane permanenti e istituzionalizzate che sfuggivano al loro controllo diretto.
La scelta italiana della guerra patriottica
Al contrario di quanto sperato dagli Alleati, accadde proprio ciò che loro temevano: la Resistenza divenne un movimento organizzato, strutturato e radicato nel territorio italiano. Di conseguenza, la progressiva organizzazione del movimento partigiano assunse un chiaro significato politico, trasformandosi in una vera e propria guerra patriottica per l’indipendenza del nostro Paese.
La visione di Ferruccio Parri
In un secondo momento, lo stesso Ferruccio Parri, figura di spicco del Partito d’Azione e responsabile militare del CLNAI, espresse con chiarezza questa visione politica. Non a caso, Parri – futuro Presidente del Consiglio dei Ministri – dichiarò che il vero obiettivo era “il carattere dichiarato e manifesto di insurrezione nazionale”.
Le divergenze del 1944
A partire dall’inverno del 1944, emerse chiaramente una distonia tra Alleati e partigiani, che rifletteva divergenze profonde sulle strategie militari e sugli obiettivi politici. Infatti, in quel periodo gli Alleati decisero di sospendere ogni azione bellica dietro il fronte tedesco, precisamente lungo la cosiddetta “linea Gotica” sugli Appennini.
La lotta partigiana come espressione popolare
In effetti, era ormai evidente che le esigenze belliche degli Alleati non coincidevano affatto con quelle dei partigiani, impegnati in una lotta profondamente politica. Per questo motivo, gli Alleati pretesero chiarimenti, costringendo i partigiani a esplicitare le proprie finalità in un documento redatto dal comunista Luigi Longo. In quel testo, il movimento partigiano veniva descritto come realtà “nata dal basso”, espressione autentica della solidarietà popolare e nazionale diffusa in tutto il Paese. A conferma di ciò, numerose lettere di partigiani condannati a morte testimoniavano l’indomita volontà di resistere e l’alto valore etico e politico della loro scelta.
Riscoperta dell’identità nazionale: Una Resistenza ancora attuale
Oggi più che mai, in un tempo in cui molte certezze che parevano consolidate nella nostra storia recente iniziano a vacillare, torna utile una riflessione profonda. Di conseguenza, comprendiamo meglio come il movimento partigiano rappresentò anche un momento fondamentale di rivendicazione e riscoperta di un’identità nazionale che sembrava ormai perduta.
Lontani da sovranismo e nazionalismo
Tuttavia, dentro quell’idea di Nazione, che si basava sul sentire e sul volere comune, non c’era spazio né per il sovranismo né per il nazionalismo. In effetti, l’approccio dei partigiani non contemplava le degenerazioni che l’Italia aveva subito in passato, ma mirava invece a un’idea di unità e solidarietà nazionale autentica. Una Resistenza ancora attuale.
L’articolo 11 e la pace giusta
Semmai, quello che emergeva da quell’idea di Nazione era il germe di quello che sarebbe diventato l’articolo 11 della Costituzione italiana, un principio fondamentale. Cioè, una sovranità pronta a riconoscere i propri limiti e a vivere in condizioni di parità con altre Nazioni, in un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra di esse. Questo principio, che si fonda sulla “pace giusta”, è stato poi incorporato nel progetto europeo come meta da raggiungere, a conferma di una visione pacifista e solidale. Purtroppo, la sovranità condivisa rimane un progetto osteggiato da neo-imperialismi militarizzati, che cercano di disegnare opposte egemonie e spartizioni del mondo a loro favore.
L’appello di De Gasperi per l’Europa
In questo contesto, si rivela particolarmente profetico il discorso di Alcide De Gasperi tenuto a Strasburgo il 10 dicembre 1951, che anticipava il futuro europeo. Infatti, lo statista trentino sollecitò la creazione di una forza di difesa europea, chiedendo la collaborazione di tutte le forze democratiche e una rinnovata fiducia. In particolare, De Gasperi chiedeva un sostegno concreto dall’America, affinché non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa, potessero abbracciare una visione di pace e collaborazione duratura.
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